Giorgio Bongiovanni
Ritorna l’ombra fascista in Europa
Yanis Varoufakis, economista post-keynesiano, docente di teoria economica presso l’Università di Atene ed ex Ministro delle Finanze del primo Governo Tsipras e oggi segretario del partito Mera25 (conosciuto in Europa come Diem25), è stato aggredito da un gruppo di sconosciuti fuori da un ristorante ad Atene, nel quartiere anarchico di Exarchia. Gli è stata diagnosticata una frattura al naso. La notizia è stata battuta da diverse agenzie e lo stesso ex ministro greco ha definito gli aggressori come “delinquenti su commissione”. “Non erano anarchici, di sinistra, comunisti o membri di alcun movimento – ha scritto su Twitter – Erano (e ne avevano l’aspetto) delinquenti a pagamento, che hanno goffamente invocato la bugia che avevo svenduto alla troika. Non lasceremo che ci dividano. Avanti!”. Considerazioni che si aggiungono a quelle dei membri del suo partito che hanno raccontato l’episodio: “Un piccolo gruppo di delinquenti ha preso d’assalto il locale gridando in modo aggressivo, accusandolo falsamente di aver firmato i salvataggi della Grecia con la troika. Varoufakis si è alzato per parlare con loro, ma loro hanno subito risposto con violenza, picchiandolo selvaggiamente mentre riprendevano la scena. Uno sfacciato attacco fascista”.
Rispetto al panorama politico europeo è certo che la figura di Yanis Varoufakis viene vista con un certo ostracismo. Nella sua vita politica si è battuto contro quell’oligarchia finanziaria transnazionale che oggi domina l’Europa come domina il mondo intero, e che esula dalla capacità di intervento degli Stati nazionali per come li conosciamo.
Qualche anno fa, in un’intervista al Fatto Quotidiano, parlando del governo Draghi aveva evidenziato il suo pensiero politico per tutti i Paesi Europei con idee di riforme concrete contro “l’aristocrazia finanziaria”, i riciclatori di denaro sporco, la mafia, e così via.
Un sistema che le “destre europee” sono ben disposte a mantenere.
Ecco perché l’aggressione a Varoufakis non può essere sottovalutata.
Da tempo c’è un’ombra fascista che si sta allargando in Europa. Quell’ombra che si manifesta anche in Italia.
Nel governo di centro destra che vede Giorgia Meloni come leader di Palazzo Chigi è stato eletto come Presidente del Senato un picchiatore fascista come Ignazio La Russa, che di azioni di forza e scontri di piazza se ne intende.
Lo stesso La Russa che lo scorso dicembre in un post su Instagram celebrava la nascita dell’Msi (Movimento Sociale Italiano), partito di ispirazione neofascista fondato il 26 dicembre 1946 poi dichiaratosi post fascista nel 1972 con la sigla MSI-Destra Nazionale.
E’ lo sdoganamento di quei partiti di estrema destra che da anni fanno capolino in maniera sempre più disinvolta nel nostro Paese.
Rigurgiti del passato che ripropongono arroganza, violenza, razzismo, xenofobia, sopraffazione dei più deboli e magari anche la censura del libero pensiero.
Ancora non stiamo vivendo gli anni di Piombo, ma quelle ferite non sono affatto rimarginate. Stiamo attraversando tempi di guerra e di crisi economica e negli ultimi anni non sono poche le inchieste che hanno mostrato lo sviluppo di una rete neonazista in Europa con tanto di addestramenti militari organizzati.
Una deriva che non fa eccezione anche nel nostro Paese. Nel novembre 2019 la procura di Caltanissetta aveva svelato, infatti, l’esistenza di un “Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori” di matrice nazista, xenofoba e antisemita, con tanto di simbolo tratto dalle Waffen-SS, munito di armi ed esplosivi con diramazioni in Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto. Il nostro è un Paese senza memoria. Abbiamo avuto le stragi, i morti ammazzati ed i feriti a causa della violenza fascista.
Quella “dottrina” che si è resa manifesta in vari modi, colpendo liberi pensatori come Pier Paolo Pasolini, le vittime della scuola Diaz, i Carlo Giuliani, gli Stefano Cucchi, i Federico Aldrovandi, di turno. Esempi che spiegano ciò che potrebbe accadere oggi che il rinnovato fascismo è tornato al potere.