Il blitz nell’abitazione di Paul Manafort rientra nelle indagini sul Russiagate: gli investigatori cercavano documenti fiscali e dati bancari esteri. È accaduto il 26 luglio dopo l’incontro dell’ex manager con la commissione di Intelligence del Senato. Donald Trump Jr. consegna documenti al Congresso
NEW YORK – L’Fbi perquisisce la casa di Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale del presidente Usa Donald Trump coinvolto nello scandalo dei rapporti con l’intelligence russa. Donald Trump Jr., il figlio maggiore del presidente Usa Donald Trump, consegna oltre 250 pagine di documenti alla commissione giustizia del Senato. Sono queste le ultime novità dell’indagine sul Russiagate: la commissione che sta cercando di fare luce sulle possibili interferenze di Mosca sulle elezioni presidenziali americane aveva già ricevuto due giorni fa 20.000 pagine dalla campagna del tycoon.
Gli agenti federali si sono presentati a casa di Manafort senza preavviso il 26 luglio, il giorno dopo l’incontro di Manafort con la commissione di Intelligence del Senato. Gli investigatori cercavano documenti fiscali e dati bancari esteri. A decidere la perquisizione il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller III. A quanto pare dalla casa sarebbero stati portati via numerosi faldoni di materiale. Gli avvocati di Manafort hanno immediatamente fatto sapere che il loro cliente ha collaborato con l’Fbi, che è apparsa con la sua azione poco convinta che l’uomo avesse reso piena testimonianza nel suo incontro di poche ore prima.
La perquisizione appare anche come un messaggio epr lo stesso Donald Trump: in sostanza, il presidente non deve aspettarsi alcun trattamento di favore da Mueller. Anche per questo ora fonti della Casa Bianca, citate dalla Washington Post, sottolineano un po’ stizzite che “se l’Fbi voleva certi documenti, sarebbe stato sufficiente chiederli perchè Manafort li avrebbe consegnati senza problemi”.
No comment da parte dell’ufficio del Procuratore Speciale, che proprio nelle ore della perquisizione procedeva con l’unificazione sotto la sua giurisdizione di una serie di indagini tutte dedicate al Russiagate. “Non è chiara la rilevanza dei documenti sequestrati”, scrive il giornale di Washington. Ma “gli alleati di Manafort ora temono che sia nelle speranze di Mueller quella di costruire un caso contro di lui, non collegato alla campagna del 2016, per ottenere informazioni contro altri appartenenti alla cerchia degli amici di Trump”.
Poco tempo fa Manafort ha inviato materiale alla commissione del Senato che sta lavorando all’indagine sui rapporti tra la campagna elettorale di Trump e il Cremlino. Manafort si era dimesso dalla guida della campagna di Trump l’estate scorsa ed era stato sostituito da Steve Bannon, attuale consigliere del presidente americano.
09 agosto 2017