Minacciata di morte da un no vax, la senatrice sopravvissuta alla Shoah ha deciso di denunciare. Occorre associarsi in forme concrete al suo gesto. In particolare sui social
Liliana Segre è un bene della Repubblica, uno scrigno attivo della memoria che in un Paese normale sarebbe universalmente cercato e saccheggiato per realizzare convivenza civile e felice. In Italia no. Liliana Segre in Italia è di parte. Una larga fetta di popolazione la addita come portatrice di sporcizia umana e storicamente inquinante. E, si badi bene, non viene insultata e minacciata ricorrentemente da arrabbiati sociali, non cadiamo in questo tranello retorico, Liliana Segre è oggetto di attacchi fascisti e dunque razzisti.
Questa donna quotidianamente in trincea per dare strumenti di rivitalizzazione delle coscienze ha deciso di denunciare. “La più vecchia d’Europa con la scorta”, come si è definita non ha voluto comunicare una scelta eroica, non è nel suo carattere, ha bensì inteso lanciare un allarme ancora più forte.
E allora le solidarietà su carta social servono a ben poco. Per sostenerla, onorarla seriamente non doverosamente, occorre associarsi in forme concrete al suo gesto. Mettiamoci tutti a denunciare. In particolare sui social. Segnaliamo anche alla polizia postale, lavoriamo affinché il razzismo sia messo nelle condizioni di non nuocere, portiamo nomi cognomi e parole dove meritano: davanti alla giustizia. L’unico posto dove meritano di stare.
11 Novembre 2022