Taiwan, Yemen e Cuba: così l’amministrazione Trump ha riempito il cammino di Biden in politica estera di mine vaganti. Una analisi ISPI, studi di politica internazionale, all’insediamento di Biden, analisi che sei mesi dopo si rivela preveggente.
Mine vaganti e ‘avvelenamento dei pozzi’
Sette giorni prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, l’amministrazione Trump annuncia che rimetterà Cuba nella lista dei paesi sponsor del terrorismo, rimuoverà le restrizioni auto imposte nei rapporti con Taiwan e inserirà i ribelli Houthi nella lista dei gruppi terroristici. Cassandra Usa il segretario di Stato Mike Pompeo quasi ex, «procedendo a passo spedito con quello che in gergo militare si chiama “avvelenamento dei pozzi”».
«Joe Biden appena insediato si troverà così con una serie di dossier scottanti tra le mani», la previsione di allora. Puntualmente verificata. Avvelenamento dei pozzi e campi minati. Poco importa se ci sarà un numero imprecisato di “vittime collaterali”.
Oltre ad un incerto muoversi in politica estera e su quei fronti aperti da Trump, da parte di una oscillante amministrazione Biden ancora da decrittare.
Prima Cuba per stretta attualità
Cuba sponsor del terrorismo? «Con una decisione che ripiomba l’isola allo status di ‘paria internazionale’ da cui era stata sollevata appena cinque anni fa, il Dipartimento Usa ha reinserito Cuba nella lista dei paesi sponsor del terrorismo. Nell’annunciare la mossa, Mike Pompeo ha detto di voler inviare un messaggio al “regime di Castro” citando l’accoglienza da parte di Cuba di fuggitivi americani e ribelli colombiani e il suo sostegno al presidente autoritario del Venezuela Nicolas Maduro». Ma per il governo dell’Avana si tratta di “opportunismo politico bieco e ipocrita”.
Cuba come Siria, Iran e Corea del Kim
Essere inseriti nella lista del terrorismo degli Stati Uniti con soli tre altri carrivissimi: Siria, Iran e Corea del Nord, espone a una serie di sanzioni, limitazioni sull’assistenza estera, divieto di esportazioni e vendite nel settore della difesa oltre restrizioni finanziarie e di altro tipo.
Cancellare Cuba con Barak Obama
Anche se alcune delle misure cancellate durante il processo di disgelo voluto da Barack Obama erano già state ripristinate da Trump, la decisione non poteva arrivare in un momento peggiore per l’isola caraibica. «Gli effetti della riforma monetaria in vigore dall’inizio dell’anno e l’abolizione della doppia divisa, con l’introduzione del solo peso, hanno fatto schizzare i prezzi dei beni di prima necessità. Inoltre lo scorso anno le entrate del turismo si sono praticamente azzerate a causa della pandemia e il Pil è crollato dell’11%».

Yemen: «vandalismo diplomatico»
Quello che per l’amministrazione Trump è stato l’affondo decisivo all’Iran (sponsor degli insorti yemeniti) e un regalo di addio ai partner sauditi, per le organizzazioni umanitarie è nient’altro che «un atto di vandalismo diplomatico». Per il colpo di mano del Pompeo uscente dal Dipartimento di Stato, nelle regioni del centro nord dello Yemen dove abita circa il 70% della popolazione da allora non si può più importare dall’estero, né ricevere le rimesse in denaro della diaspora, spesso unico sostegno di molte famiglie.
Dalla fame alla sanità negata
«Ma a preoccupare ancor di più gli operatori umanitari è la distribuzione di aiuti e medicinali: oggi, quelli che riescono ad arrivare dopo aver superato il blocco aereo e navale saudita vengono distribuiti sul territorio solo coordinandosi con gli Houthi. La situazione nel paese, preda di un conflitto che ha già ucciso oltre 112mila persone e della peggiore crisi umanitaria del mondo, è già catastrofica. La malnutrizione e le epidemie come il colera sono diffuse. L’arrivo del Covid-19 sommato ai tagli degli aiuti occidentali nel 2020, inoltre, hanno portato ciò che resta del sistema sanitario yemenita al collasso».
Più forza alla rivolta houthi
Paradosso (o pessime intenzioni mirate ), è che, come previsto dagli esperti, le sanzioni stanno ottenendo l’effetto opposto, rafforzando la capacita di presa del movimento sulla popolazione civile compromettendo ogni evoluzione nel processo di pace mediato dall’Onu. «La decisione di bollare come terrorista il movimento Ansar Allah, riferimento politico e militare dei ribelli Houthi, sta compromettendo il successo nel difficile negoziato di pace in corso in Yemen, oltre a rivelarsi fatale per il processo di distribuzione di aiuti e cibo nelle aree controllate dagli insorti».
Taiwan per fare sgarbo alla Cina
«Un ultimo atto disperato». Così i media vicini al governo di Pechino avevano definito l’annuncio di Mike Pompeo della fine delle restrizioni americane con Taipei. «Restrizioni che Washington si era auto-imposta “per placare il regime comunista di Pechino”», aveva ribadito Mike Pompeo, forse temendo che la provocazione non fosse abbastanza chiara. «Con la fine della cosiddetta ‘one China policy’ la mossa dell’amministrazione uscente mette comunque il successore di Trump in una posizione delicata». E così è accaduto. Difficile per il nuovo presidente ordinare una marcia indietro, senza che questa passi per un gesto di debolezza.
Commento dell’analista preveggente: «sebbene Pompeo punti a rendere le cose più difficili per il suo successore, in verità va a minare ulteriormente la credibilità degli Stati Uniti come attore internazionale».
13 Luglio 2021