di Domenico Marino
Ultimamente vedo tanti post sulle bacheche dei social che inveiscono contro Ilaria Cucchi perché specula (a loro dire) sulla morte di un “poco di buono”, “un drogato” per farsi pubblicità e acquistare notorietà. Sulle stesse bacheche poi trovi di contro post giustizialisti, che inneggiano alla forca contro i “negri” che hanno violentato e vilipeso il corpo della povera Desirée Mariottini.
Nonostante le differenze tra i due sciagurati episodi c’è un particolare comune: entrambi erano vittime di una dipendenza fatale da droghe.
Nel caso Cucchi però c’è l’aggravante che a “cacciargli l’anima a forza di botte” sono stati dei membri di quelle forze dell’ordine che dovrebbero comunque proteggerci al di là del censo e dell’estrazione sociale.
Ad ogni modo, evitando di fare classifiche fuori luogo e di speculare su due sfortunate persone morte a causa della violenza altrui – che questo sistema, social e media compresi, alimenta – non capisco i due pesi e due misure: Cucchi se l’è andata a cercare, Desirée (fino a quando servirà alla propaganda razzista e forcaiola) è una vittima.
Laddove invece l’onestà intellettuale e d’animo li considererebbe vittime entrambi e per le quali è lecito pretendere solo giustizia.
Naturalmente mi rendo conto, ahimè, che Desirée “oggi” serve per fare propaganda contro tutti gli immigrati e contro la sinistra cosiddetta “buonista”. C’è bisogno di una Santa Maria Goretti da innalzare a effige contro lo stupratore “saraceno”.
Così facendo la sventurata è stata suo malgrado cannibalizzata due volte.
Inoltre sono convinto che quella stessa gente, che sui social inneggia alla pena di morte, al di fuori delle oscure quanto finte luci della ribalta, al di fuori del becero protagonismo omologato e gridato da social, tra i denti, a bassa voce afferma che anche lei in fondo in fondo se l’è andata a cercare…
In questo luogo comune, in questa ipocrisia c’è tutta l’immagine decadente del nostro tempo caratterizzato dal perbenismo borghese.
Per concludere sono fermamente convinto che se in questo paese di ignavi e di sciacalli del web ci fossero persone come Ilaria Cucchi che, contro tutto e tutti, lotta per avere giustizia, con modestia, dignità e pacatezza, senza ricorrere ai piagnistei da reality show, le cose andrebbero decisamente meglio per tutti; la verità e la giustizia (giusta) trionferebbero, e in questo paese corrotto e gattopardesco ne avremmo davvero un gran bisogno.