Si è tolta la vita l’operaia Fiat: Maria Baratto.
Queste sono notizie che non le vorremmo mai avere e non doverne, quindi, parlare.
Perché comunicazioni così ci toccano da vicino. Le sentiamo come fosse un parente prossimo che ci ha lasciato e noi non siamo stati in grado di capire il suo disagio e, quindi, di non essere stati capaci di fermare il tempo quel secondo prima che commettesse quel gesto.
Quel disagio percepito (come molti altri) viene convogliato, come frustrazione, su se stessi invece di trovare la forza di resistere verso chi ci causa tanta sofferenza e che dovrebbe pagare per i torti che ci ha provocato.
La rabbia, molte volte, può essere, anche, “riparatrice” di un’ingiustizia subita ma, bisogna essere capaci di organizzarla verso quelli che sono i veri responsabili del dissesto economico-politico degli oppressi… ed è lì che deve essere convogliata.
Attenzione non è odio ma, semplicemente, una constatazione di fatto sui motivi per cui alcuni “inducono” gli onesti (incapaci di fare del male ad altri) a commettere simili gesti.
La logica del profitto (su cui si basa la nostra società) è il motivo della negazione dei bisogni delle persone… E’ il “tumore” che ruba la vita serena dei lavoratori.
MOWA
Maria Baratto s’è uccisa: operaia Fiat anti-suicidi, cassintegrata da 6 anni
NAPOLI – Maria Baratto, l’operaia anti-suicidi, si è suicidata. Baratto, 47 anni, cassintegrata Fiat da sei anni, era stata in prima linea nel denunciare i suicidi dei colleghi licenziati. Nel 2011, ricorda Flavio Bufi sul Corriere della Sera, aveva scritto un articolo dal titolo “Suicidi in Fiat” in cui raccontava di un suo collega che, dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento, aveva ucciso la moglie, tentato di ammazzare la figlia e poi si era tolto la vita. Martedì scorso anche Maria ha ceduto: si è uccisa accoltellandosi più volte allo stomaco.
I carabinieri l’hanno trovata dopo quattro giorni, chiamati dai vicini di casa della donna preoccupati perché lei non rispondeva al telefono e loro sentivano uno strano odore venire dal suo appartamento di Acerra.
Maria era in cassa integrazione da sei anni, dopo essere stata lasciata a casa dalla Fiat di Nola, reparto logistico. La disillusione che l’aveva spinta a scrivere l’articolo del 2011 era ancora viva, più che mai:
“L’intero quadro politico-istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della Fiat è corresponsabile di questi morti insieme alle centrali confederali. Tanti lavoratori Fiat sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine e a un futuro di disoccupazione”,
scriveva.
La sua storia l’aveva riassunta lei stessa in una testimonianza al regista Luca Russomando per il film “La fabbrica incerta”, del 2009:
“A 22 anni montavo il tergilunotto sull’Alfa 33 da sola, oggi prendo psicofarmaci”.
26 maggio 2014
1 Comment
Nel nostro paese, ma possiamo dire in tutto l’Occidente capitalistico, l’animo
dei proletari e delle classi subalterne sta male, lo dice con parole velate
dall’interclassismo anche l’Organizzazione mondiale della sanità, che da
dati impressionanti: un miliardo sono i sofferenti psichici (un sesto dell’umanità),
di cui ben 600 milioni abitano i paesi industrialmente e tecnicamente avanzati,
dove gli uomini sono sempre meno “soggetti”, ovvero padroni della loro vita,
ma sempre più “funzionari”, ovvero schiavi, degli apparati che li impiegano e
concedono loro le condizioni per “vivere” una non vita.
Per combattere la depressione c’è solo una strada da percorrere.
Costruire una società liberata dal capitalismo e dal suo denaro. La società comunista.
Una società di produttori, che si coordinano fuori dalle logiche della
primitiva concorrenza capitalistica che altro non è che lotta tra uomini
per il possesso di merci e dominio sulle classi subalterne.
Una forma rozza e incivile di vita che preclude alla maggioranza
dell’umanità di godere dei benefici dello sviluppo sociale e scientifico
possibile a causa dell’egoismo di una classe minoritaria e razzista: i capitalisti.
La nostra carta moneta sarà l’orario di lavoro. Chi dona alla società le ore necessarie
per produrre, in una continua e libera evoluzione scientifica, beni e servizi
potrà usufruirne liberamente in base ai suoi bisogni e riprodurre quindi la propria capacità lavorativa.
Tutti e ribadisco tutti, avranno quindi un lavoro perché sarà automatico l’abbassamento
generalizzato dell’orario di lavoro.
Non produrremo più per i bisogni insani dei capitalisti e delle loro logiche legate al
profitto, ma secondo le esigenze che emergeranno democraticamente da tutta la
società.
Consapevoli delle enormi possibilità che il genere umano avrebbe a disposizione
per vivere una vita migliore e l’ingiusta morte della compagna Maria Baratto,
dobbiamo porci assolutamente una domanda: chi induce, per egoismo, le persone e una società nella depressione e ad esiti così tragici, dev’essere penalmente perseguito?
Io credo di sì!
Saluti comunisti
Andrea Montella