di Ennio Remondino
L’Argentina sola contro tutti viene dichiarata fallita dalla finanza planetaria con l’aiuto di Standard & Poor’s ma Buenos Aires nega. S&P taglia il rating. Non c’è accordo per il pagamento dei vecchi ‘Tango Bond’. Scadenza superata alle 6 ora italiana. Argentina a rischio 2° default in 13 anni.
L’Argentina è in default, fallimento, per la seconda volta in 13 anni. Almeno a dar retta ai gufi della Finanza mondiale che ragionano con la calcolatrice al posto del cervello e con i sentimenti in cassaforte. Nessun accordo alla scadenza per il pagamento dei titolari di bond ai fondi speculativi che avevano accettato un rivalutazione del debito. ”L’Argentina ha scelto il default”, accusa Elliot Management, rappresentante di uno dei fondi fund che insieme ad altri fondi ha fatto causa all’Argentina e l’ha vinta. Buenos Aires però nega il default, che avviene quando non si paga il giusto.
L’Argentina ha pagato ma i fondi -attacca il ministro dell’Economia Axel Kicillof- sono stati bloccati. ”Responsabilità” -eufemismo diplomatico- del giudice federale statunitense Thomas Griesa, “che non ha capito la complessità del caso ed è andato al di là della sua giurisdizione”. Ma sempre in casa statunitense, dati i titolari dei fondi di investimento cui ha dato ragione. Che le trattative non sarebbero state facili si era capito da subito. Kicillof smentisce si tratti di ‘default’ e attacca le agenzie di rating, ”non credibili” in quanto coinvolte. La Standard & Poor’s prima tra tutte.
Buenos Aires -spiega Kicillof- ”non può rispettare” la sentenza americana: i fondi speculativi ”hanno cercato di imporci qualcosa di illegale”. ”Vogliono di più e lo vogliono subito, ”non possiamo firmare accordi sotto estorsione”. I fondi speculativi Usa hanno rifiutato la rinegoziazione offerta dal governo argentino accettata invece dal 92,4% dei possessori. Questi fondi comprarono per 50 milioni ben 1500 milioni di dollari nel 2008 (7 anni dopo il vecchio default) con il chiaro intento di andare a giudizio, visto che il tribunale competente era quello statunitense. Pessima vicenda.
Detta in parole più semplici, sta accadendo questo. I fondi speculativi statunitensi hanno avuto la sentenza a favore, ma l’Argentina non può pagare a quei signori Usa più di quello che ha pagato al restante 96,4 dei possessori di bond. Si scatenerebbe una interminabile serie di ricorsi. La finanza speculativa talmente potente da mettere in ginocchio un intero? Oltre alla morale, qualche conto in tasca. L’Argentina offre a questi fondi un guadagno vicino al 300% ma il giudice federale Usa onorevole Thomas Poole Griesa di New York ha detto che possono volare anche al 2500%.
31 luglio 2014