Posted by DameVerte on lug 23, 2014
Il logo della collana Rizzoli “You feel”
Scrivo questo post a costo di andare controcorrente.
Su numerosi blog di lettura ho trovato, in questi ultimi giorni, la pubblicità entusiasta di una nuova collana di ebook al femminile lanciata dalla casa editrice Rizzoli.
Si chiama “You feel” e raccoglie racconti inediti e libri brevi di scrittrici emergenti suddivisi in quattro filoni, o “mood” (dall’inglese “come ti senti”), basandosi sul principio che le lettrici dovrebbero scegliere il libro da leggere a seconda di “come si sentono” in quel momento.
Sono dell’idea che qualsiasi lettore o lettrice scelga un libro a seconda dello stato d’animo del periodo, del giorno, o anche solo dell’ora in cui decide di dedicarsi alla lettura, perciò trovo, in parte, superfluo che sia Rizzoli a doverci guidare in questa decisoone.
Un po’ come se noi donne non fossimo in grado, dalla trama, di decidere da sole se quel libro potrà essere, o meno, adatto al nostro modo di sentirci in quel momento: ci deve essere qualcun altro che lo fa per noi.
Vorrei, però, concentrarmi sulle categorie di “sentimenti” proposti.
Considerato che il logo “You feel” è una scritta rosa con un cuore, potremo immaginarci tutt* l’indirizzo della prevalenza dei libri; infatti i filoni sono: Romantico, Ironico, Erotico ed Emozionante.
Nessun saggio. Nessun libro d’attualità. Nessun trattato o libro storico.
Questi sono i primi (e non so se saranno gli ultimi) “mood” proposti alle donne da Rizzoli, i primi quattro sentimenti che sono venuti in mente ai loro creativi.
Molte case editrici continuano a relegare noi donne ad una sorta di “macchietta” in preda alle emozioni ed agli istinti, incapaci di logica e ragionamenti (perchè non proporre libri di tutt’altro genere?).
Alcune copertine degli ebook della collana “You feel”
Anche le copertine dei libri non scherzano. Non mi soffermerò sui contenuti letterari, in quanto non conosco le autrici pubblicate, ma vorrei fare notare come reggano stereotipi ancora imperanti anche nella grafica editoriale: varie gradazioni di rosa intervallate da cuori, richiami alla coppia o al sesso (in alcune copertine ammiccanti pezzi anatomici femminili fanno dedurre il tema erotico del racconto) o a problemi amorosi.
Perchè, a quanto pare, questo è il tipo di letture di cui le donne hanno bisogno: chi, al giorno d’oggi, sogna ancora di fare carriera? Chi desidera poter essere indipendente ed emancipata? No, secondo “You feel” noi donne vogliamo sognare l’Amore, il principe azzurro e poter parlare con le amiche delle ultime fatiche erotiche (i titoli di questa sezione richiamano molto un pensiero altamente sessista e maschilista dell’atto sessuale) o dei problemi del/col nostro compagno/marito/fidanzato. Tutto molto innovativo! Perchè le donne dovrebbero voler pensare ad altro?
Vorrei domandare: ma Rizzoli è a conoscenza del fatto che molte donne non si limitino alla lettura di romanzi rosa o erotici, ma anche di saggi, gialli, libri di medicina?
Tutto ciò avviene mentre esistono case editrici come Settenove, (fari luminosi nel mare in tempesta) che lottano per combattere gli stereotipi, partendo dalla letteratura per l’infanzia e arrivando a letture per i “più grandi”, pubblicando libri che facciano crescere bambini e bambine con un’idea diversa e più autentica di sé, degli altri e del mondo, discostandosi da ciò che ci è stato insegnato fino ad ora.
Sul sito si può leggere: “Settenove affronterà la discriminazione e la violenza di genere attraverso tutti i generi letterari: dal saggio al romanzo al libro per ragazzi. E porrà un’attenzione particolare alla narrativa per l’infanzia, raccogliendo il meglio della letteratura infantile europea di stampo non sessista e il meglio delle “buone pratiche” per il superamento del gender gap, adottate dai Paesi che hanno fatto delle pari opportunità un baluardo dello sviluppo culturale della propria nazione.”
Quelli di Settenove sono libri in cui si racconta che il rosa non è l’unico colore che debba piacere alle bambine, come in “C’è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa?” della scrittrice Raquel Dìaz Reguera, oppure del fatto che anche una bambina possa amare i super eroi e i giochi definiti “da maschio” come Cloe in “Mi piace spiderman, e allora?” della cara Giorgia Vezzoli.
Si propongono veri percorsi di educazione alla differenza di genere e per sconfiggere gli stereotipi, vengono proposti libri molto innovativi sul pensiero femminista, come “Meat Market” della giornalista inglese Laurie Penny.
Mi domando, allora, di fronte a questi grossi tentativi di discostarsi dal “pensiero unico” sulle donne irrazionali (e gli uomini razionali) che richiama addirittura gli scritti dell’antica Grecia, come mai Rizzoli, invece, torni indietro di cinquant’anni proponendo a noi donne una collana di ebook con titoli esclusivamente “sentimentali”.
Mentre sul sito della casa editrice vengono proposti percorsi di lettura che riguardano “la violenza sulle donne” (che, come sappiamo, è ormai diventata un brand sfruttato da qualsiasi marchio in qualsiasi settore), ecco un passo indietro che fa nascere una collana come “You feel” di cui, a parere mio, non avevamo bisogno (stiamo sopravvivendo a decenni di pubblicazioni di Harmony e siamo sopravvissute ai manuali di economia domestica), in quanto non fa altro che etichettare nuovamente noi donne come capaci di sole letture “sui sentimenti”.