Richiesta di pubblicazione.
Lo staff di iskrae
Inviamo in allegato una riflessione sulle code ai centri per la distribuzione degli alimenti.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
PROFITTO, FAME E SFRUTTAMENTOA differenza dei precedenti modi di produzione del passato dove, i lavoratori delle classi subalterne che costituivano il “popolo”, pativano la fame per effetto delle carestie e della mancanza di generi alimentari; oggi nel sistema capitalista, nell’epoca dell’imperialismo la fame e prodotta dalla troppa abbondanza, dalle guerre di rapina, dalla troppa ricchezza in mano a pochissimi individui. La povertà aumenta in tutte le metropoli imperialiste e le lunghe file davanti alle ONLUS, alla Caritas o al Pane Quotidiano di chi ha perso il lavoro ed è caduto in povertà lo rendono evidente. La pandemia ha aggravato la crisi mondiale e ha aumentato il numero dei super ricchi e ha portato il “terzo e quarto mondo” anche nelle metropoli imperialiste. La società capitalista quotidianamente costringe milioni di esseri umani a produrre, viaggiare e vivere in condizioni precarie, senza sicurezza, a vivere in case malsane, ad ammalarsi, morire di fame e di sete e altri a vivere ai margini della società. La vita reale impone agli esseri umani, di là dalle ideologie e delle religioni, dei bisogni primari che la società nega alla maggioranza della popolazione. Gli uomini e le donne per sopravvivere devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto, vestirsi e poter mantenere la famiglia e una medicina territoriale e nazionale al servizio delle persone, non per il profitto delle multinazionali farmaceutiche. In questa società gli operai, i lavoratori sono solo merce forza- lavoro, noi proletari siamo quella classe della società, che trae il sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del nostro lavoro. Nel capitalismo la vita e la morte di milioni di proletari, operai, lavoratori, disoccupati, pensionati, dipendono solo dalla domanda di lavoro, cioè dall’alternarsi dei periodi d’affari buoni e cattivi, dalle oscillazioni di una concorrenza sfrenata, oggi ancora più accentuata dal coronavirus. In questo periodo i lavoratori che scioperano per difendere la loro salute e il posto di lavoro, quelli che rompono il vincolo di fedeltà all’azienda, denunciando condizioni di pericolo sono considerati dal potere economico- politico, cioè dal governo e dalla Confindustria dei nemici che ostacolano la pacifica accumulazione del profitto, che rompono “ l’unita nazionale”. Per questo i lavoratori coscienti e combattivi, i sindacati conflittuali sono osteggiati, odiati, calunniati. Per questo nei conflitti fra capitale e lavoro, sono repressi, puniti, licenziati e in alcuni casi incarcerati. Dietro le vuote parole della democrazia si nasconde la dittatura del capitale. Fino a quando sopporteremo ancora questo stato di cose? Michele Michelino Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio |