DANILO TOSARELLI – MILANO
Scaramacai era un personaggio televisivo che tra gli anni 50 e 60 ebbe grande successo tra il pubblico dei ragazzi.
Proprio perchè era un clown, nel tempo assunse un valore di antonomasia. L’ho trovato e può rendere bene l’idea.
Indica una persona abbigliata o truccata in modo appariscente, ma che risulta sciatta e ridicola. E’ la politica italiana?
Ultimo rapporto ISTAT riguardante il triennio 2021-2023. Inflazione galoppante al 17,3%. Colpa dei salari? NO.
I salari sono cresciuti invece del 4,7%. La perdita più alta negli ultimi 50 anni. Una notizia devastante.
Anche perchè è diminuito il nostro potere d’acquisto, siamo più poveri, ma i profitti vanno sempre più su.
La stagnazione dei salari è il dramma che affligge l’Italia dall’inizio degli anni 90, con la fine della scala mobile.
Tra il 1990 e il 2020 la contrazione del salario medio annuo ci parla di un 2,9% in meno. Tra i più poveri in Europa.
In Spagna i salari sono cresciuti mediamente del 6,2%. In Francia +31,1%, in Germania incremento del 34%.
Da noi, continua a prevalere la logica che l’aumento dei salari favorisca la crescita dell’inflazione e quindi così è.
Per fortuna, non tutti gli economisti sposano quello che è ormai diventato un dogma. Mi rincuora ascoltare le loro tesi.
Lucio Baccaro, noto economista italiano, è sostenitore della “strategia della crescita tirata dai salari”. La sigla è CTS.
Si sofferma proprio sulla questione salariale e mette al centro il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Questo miglioramento incrementa la domanda interna che è il motore dello sviluppo economico. Facile facile, amici.
Un aumento dei salari reali consente di spendere di più per l’acquisto di beni e servizi, stimolando i consumi. Dubbi?
Per rispondere alla domanda che aumenta, le imprese sono incentivate ad investire. Il potenziale produttivo aumenta.
Espandendosi il potenziale produttivo dell’economia, ecco la necessità di creare nuovi posti di lavoro. E’ un paradigma.
Naturalmente i padroni amano le scorciatoie e non hanno scrupoli. Ogni crisi industriale si può ridurre tagliando i salari.
Ma anche senza vere crisi industriali ed economiche, la risposta è sempre la stessa ed è sempre il lavoratore a pagare.
L’economista Nicola Cicala ha analizzato i dati di Mediobanca su 1900 aziende di industria e terziario. Sono interessanti.
Nel suo articolo pubblicato sul sito “Collettiva” del 26 novembre 2024, Cicala recupera dati riferiti al periodo 2022-2023.
Le imprese hanno distribuito agli azionisti 52 miliardi di euro in utili. I salari sono invece in caduta libera. Come già detto.
La maggior parte degli utili non sono stati reinvestiti per creare maggiore produttività, ancor meno per incrementare i salari.
Gli azionisti se li sono messi in tasca, fregandosene dei danni provocati all’economia del Paese. Ecco i nostri imprenditori.
Cicala ci tiene a fare anche alcune precisazioni, che certamente non fanno onore a chi ha governato e governa l’Italia.
La tassazione sugli utili d’impresa è progressivamente diminuita. Nel 2007 era al 33%. Fino al 2016 è stata il 27,5%. E ora?
Dal 2017 ad oggi è del 24%. Colossi industriali e piccole aziende sono state messe sullo stesso piano. Cicala storce il naso.
Un normale lavoratore o un pensionato, ha una tassazione che può variare dal 23% al 35%. Probabilmente i fessi siamo noi.
Cicala conclude il suo articolo riportando gli utili tra il 2022 e il 2023 dei grandi gruppi italiani, incluse banche e assicurazioni.
Industria e Servizi 69,2 miliardi. Banche 50 miliardi. Assicurazioni 12,9 miliardi. In Italia abbiamo 5,7 milioni di poveri assoluti.
L’importo complessivo è di 132,1 miliardi di euro. Tra le 20 aziende con il fatturato più alto, ben 9 sono a controllo pubblico.
Ciò significa che è lo Stato ad incamerare i dividendi. Naturalmente sono poi le scelte del Governo a destinare dove vanno.
Voglio tornare all’economista Lucio Baccaro, che ha condotto con altri 2 economisti uno studio approfondito sulla CTS.
È stato pubblicato sulla rivista “European Journal of Political Research” con i suoi colleghi Bjorn Bremer e Erik Neimanns.
I 3 hanno voluto verificare quanto la CTS sia condivisa fra gli elettori di Germania, Italia, Svezia e Regno Unito. Vediamo.
Su 16 mila elettori di varia classe sociale, il 53-54% degli intervistati hanno espresso parere favorevole ai paradigma CTS.
Giova precisare, che questo enorme potenziale di sostegno elettorale risulta oggi in gran parte inesplorato. Ecco la domanda.
C’è da chiedersi, dove sia finita quella sinistra storica che si è sempre fatta portatrice di queste istanze fondamentali. In Italia?
Difendere i salari è il primo passo per rivendicare il ruolo ed i diritti di milioni di lavoratori. Urge intervenire sui contratti di lavoro.
La situazione nel nostro Paese grida vendetta. I padroni privati, ma anche quello pubblico trattano a pesci in faccia i lavoratori.
Da troppo tempo ormai, non si rispettano più le scadenze contrattuali ed il rinnovo quando giunge, è sempre più penalizzante.
Nel pubblico, l’ARAN sta rinnovando adesso il contratto con vigenza 2022-2024. Inflazione al 17,3%? Ti do il 5,7% di aumento.
Ma c’è anche di peggio. Il CCNL del Commercio è stato rinnovato il 22 marzo 2024, ma era scaduto nel 2019. 5 anni di ritardo.
Il CCNL dei giornalisti è scaduto il 31 marzo 2016. La FNSI ha finalmente deciso di incontrare i sindacati nel maggio 2024.
Voglio evidenziare che al giugno 2024 risultava scaduto il 36% dei CCNL. Sono quasi 5 milioni di lavoratori in attesa di rinnovo.
Ma le fregature dei lavoratori non finiscono qua. Perchè oltre alle specifiche responsabilità delle grandi OO.SS. esiste altro.
Mi riferisco a quelle OO.SS. poco rappresentative, che formano un sottobosco sindacale deleterio e dannoso per i lavoratori.
Hanno piccole dimensioni, ma hanno iscritti in qualche settore e ciò consente loro di firmare i famosi “contratti pirata”. Terribili.
Il professor Lucio Imberti dell’Università di Bergamo, ci spiega che la registrazione dei sindacati non è mai stata disciplinata.
Su “Pagella Politica” del 2 agosto 2024 si spiega che “un datore di lavoro può scegliere quale contratto collettivo applicare”.
Registrati nell’archivio CNEL ci sono oggi un migliaio di CCNL, anche nello stesso settore, che hanno livelli salariali diversi.
Apparentemente identici, prevedono però condizioni retributive più svantaggiose rispetto a quelle siglate dai grandi sindacati.
Ecco la spiegazione fornita dagli economisti Andrea Garnero e Claudio Lucifora su “Pagella Politica” del 13 luglio 2023.
“Questi contratti pirata servono per fissare condizioni salariali più basse rispetto a quelle degli altri contratti nazionali (CCNL).
Il motivo principale è quello di garantire nuovi vantaggi ai datori di lavoro che possono assumere con salari molto più bassi.
L’effetto positivo è quello di creare nuovi posti di lavoro. L’effetto negativo è che i nuovi dipendenti avranno salari più bassi”.
Di fronte ad una situazione così compromessa e non a caso lo è per i lavoratori, potrei mai rimproverare Maurizio Landini?
Mi sta a cuore soffermarmi sulle sue dichiarazioni e metterle a confronto con le reazioni degli esponenti del Governo Meloni.
Landini, durante lo sciopero generale del 29/11/24, ha sostenuto la necessità di “rivoltare questo Paese come un guanto”.
Affermazioni, che insieme alla famosa “rivolta sociale” hanno scatenato i partiti del centro destra. Hanno però poca memoria.
Anche Giorgia Meloni sosteneva nel settembre 2022 che “questa nazione va rivoltata come un calzino”. Divenne il suo motto.
Poco dopo venne nominata Presidente del Consiglio, ma nessuno la accusò che quel motto fosse un proclama sovversivo.
Adesso invece lo diventa se pronunciato dal segretario della CGIL. La destra al governo non digerisce che si possa scioperare.
Sono tutti attacchi politici al governo Meloni. Sostiene che le astensioni dal lavoro siano troppe. Vorrebbe comprimere un diritto.
Ma ancora una volta, giunge a conferma l’ignoranza del Ministro Salvini e di altri Ministri di questo governo. Non si informano.
Non è vero che in Italia gli scioperi siano troppi. Interessante un articolo sul “Manifesto” del 29/11/24 di Emiliano Brancaccio.
Tra il 2005 e il 2022 si passa da 30 ore di sciopero ogni mille ore di lavoro a meno di 10 ore. Una evidente caduta verticale.
Nel lavoro pubblico, gli ultimi 5 anni hanno visto ridursi drasticamente le astensioni dal lavoro tra il 25 e il 40%. Una conferma.
Il calo degli scioperi dura ormai da molti anni e non si registrano apprezzabili differenze tra i vari governi che si sono succeduti.
Il vittimismo della destra, che contrappone strumentalmente il diritto allo sciopero con le esigenze dei cittadini, va smentito.
Personalmente ritengo, che la drammaticità delle attuali condizioni di lavoro e di vita richiederebbero proteste più corpose.
Dopodiché lo sciopero può essere uno strumento vincente, ma rivelarsi anche un boomerang. Conta e vince la partecipazione.
Questo Paese può ritrovare la voglia di protagonismo e di partecipazione dei suoi cittadini se rinasce la speranza e la proposta.
Bisogna avere il coraggio di voltare pagina, consapevoli degli errori del passato, ma con la volontà di aprire nuovi capitoli.
Mi rivolgo alla sinistra riformista di questo Paese, che continua ad abbaiare alla luna senza portare a casa risultati utili. Perchè?
Probabilmente, perchè le compatibilità imposte dai padroni rimangono ancora un elemento imprescindibile ed anche condiviso.
Non posso non citare il caso Stellantis. E’ un pugno allo stomaco. Voglio raccontarlo cifre alla mano, perchè emblematico.
Il Presidente è John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli. E’ stato invitato in Parlamento per relazionare sulla sua azienda.
Il signorino bellamente ci snobba, nonostante continui a beneficiare dei nostri consistenti aiuti pubblici. Vi snocciolerò le cifre.
Ci snobba, dopo aver scelto di affidare le produzioni FIAT a Marocco, Polonia, Turchia, Spagna, Portogallo e Francia.
Si vende meno e si riducono i profitti? I nostri operai risultano sempre più una zavorra per il gruppo Stellantis e allora si taglia.
Dal gennaio 2021 al dicembre 2023 i dipendenti in Italia sono passati da 52.700 a 42.500. Entro fine 2024 altre 3.000 uscite.
Dal 2021 al 2024 lo Stato Italiano ha speso oltre 700 milioni di euro per pagare la cassa integrazione (CIG) agli operai.
In questi anni sono stati tantissimi gli operai messi in CIG da Stellantis. Colmiamo l’ignoranza: sono 1.100 euro al mese.
Nello stesso periodo l’Amministratore delegato Carlos Tavares ha percepito 100 milioni di euro tra retribuzione e benefit vari.
Giova precisare che le nostre finanze pubbliche hanno contribuito in modo non trascurabile al suo stipendio. Non è un’ipotesi.
Nel 2023 Stellantis ha visto aumentare i suoi utili del 11%. Sono 18,6 miliardi di euro. Stellantis è un’azienda molto solida.
Può contare su 60 miliardi di liquidità a fronte di soli 30 miliardi di debiti. Dati riportati da “Gazzetta Motori” del 5/12/ 2024.
Stellantis è l’azienda che ha proposto ai suoi dipendenti italiani un affare. Ecco la mail inviata martedì 10 settembre 2024.
“E’ possibile acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, familiari ed amici”. Rivolta anche a chi è in CIG.
Mi ribolle il sangue. Sono vetture che variano dagli 80.000 ai 200.000 euro di valore. Una scelta che meriterebbe l’ergastolo.
E’ uno schiaffo assestato a mano aperta, a persone che a stento tirano a fine mese e che certamente ti malediranno. Altrochè.
Sarà per questo motivo, che Elkann non vuole concedere un’audizione al Parlamento Italiano? Ci credo poco, molto poco.
Oppure pesa ammettere, che per la sua collaborazione è stata offerta a Tavares una buonuscita di 100 milioni di euro?
La CGIL di Maurizio Landini è tornata a riempire le piazze, ma senza le necessarie autocritiche non si va da nessuna parte.
E’ difficile far digerire a chi come me ha memoria storica, i tanti errori che hanno poi provocato il disimpegno di tanti militanti.
La Fornero, l’abolizione dell’articolo 18, il job act e tutte quelle forme di autoregolamentazione dello sciopero che ha tolto diritti.
Purtroppo, la logica del “governo amico” ha distrutto diritti storici della classe lavoratrice ed ha provocato l’attuale smottamento.
La logica della concertazione è stata interpretata a senso unico, perchè i padroni non hanno mai smesso di fare lotta di classe.
La gente è delusa e le giovani generazioni percepiscono la mancanza di proposte serie che vanno sostenute con il conflitto.
Perchè la CGIL non torna a proporre un meccanismo automatico che preservi il potere d’acquisto di salari e pensioni?
Inutile negare, che la crisi che stiamo vivendo è iniziata con la scomparsa della “scala mobile” avvenuta nel luglio 1992.
La differenza tra inflazione programmata e inflazione reale, non è mai più stata compensata dai successivi rinnovi contrattuali.
Nel giugno 2022 Landini ventilò l’ipotesi di tassare le rendite finanziarie per aumentare i salari. Patrimoniale e scala mobile.
Ricevette un NO più o meno nitido, non solo da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma persino da alcuni esponenti del PD.
Forse perchè gli adeguamenti previsti sarebbero a carico di datori di lavoro privati e pubblici? Perchè mai toccare i profitti?
Io so solo che quando aumentano i prezzi solo i salari ci rimettono. Anche i tassi d’interesse delle banche sono indicizzati.
La CGIL, che troverebbe alleanze certe, dichiari di voler mettere in campo una proposta di legge per una nuova scala mobile.
Una proposta realizzabile se si vuole, sostenuta da migliaia di banchetti in tutto il Paese che coinvolgerebbe il popolo sano.
Una proposta trasversale, che raggrupperebbe lavoratori e pensionati di ogni tendenza politica. Come reagirebbero i partiti?
Si aprirebbe nel Paese un confronto serrato, che imporrebbe la necessità di una scelta a partiti, Confindustria, associazioni.
Ma la CGIL ci deve credere sino in fondo. Perchè padroni pubblici e privati dovrebbero “sganciare” riducendo i loro profitti.
Mi piacerebbe ritrovare il Landini della FIOM che non ha mai lesinato ogni forma di conflitto possa essere utile ai lavoratori.
Oggi è il segretario generale della CGIL ed è chiaro a tutti che le pressioni subite e le titubanze possono rovinare ogni progetto.
Ma credo sarebbe una prova del 9 per tutti. Sono molti gli italiani che chiedono maggior chiarezza e nessuna ambiguità.
Non abbiamo bisogno di Scaramacai.