di Florindo Antonio Oliverio
Contro lo schiaffo alla democrazia la Cgil è scesa a piazza San Giovanni sabato scorso.
Certo, per dire che i nuovi PrestO, che hanno sostituito i voucher, sono una vergogna. Ma ancor più per difendere le regole che stanno alla base della convivenza civile del paese.
Il gioco truffaldino di governo e parlamento, passato dal doppio voto dell’abrogazione dei voucher prima e della loro riedizione più precaria e rischiosa per chi presta il proprio lavoro, rappresenta solo il modo per impedire al popolo italiano di pronunciarsi col referendum, che è diritto di tutti i cittadini assicurato dall’art. 75 della Costituzione.
Così questo parlamento e il governo si sono macchiati della responsabilità di aver messo un primo mattone sulla strada che porta, se non arrestata, dritti verso il potere autoritario.
Questo il punto vero che è stato messo in questione con gli atti di governo e parlamento.
Per questo la risposta, democratica, non è più di una parte ma di tutti. Perché è impedito il diritto di tutti a partecipare della vita e delle decisioni che sono prese nel nome del popolo italiano.
È solo un caso che oggi l’atto antidemocratico abbia riguardato la Cgil. Se questo è il modo con cui si aggirano vincoli e regole fissate dalla Costituzione, d’ora in poi potrà toccare a chiunque di vedere calpestato il proprio diritto di chiedere alle elettrici e agli elettori di pronunciarsi liberamente sulle leggi che si giudicano sbagliate. È questa la democrazia diretta, non quella delle piattaforme on line.
La Cgil andrà avanti chiedendo al Presidente Mattarella di farsi garante della Costituzione e alla Corte di assicurarne il rispetto. Sappia il premier Gentiloni che, a referendum convocato, lo schiaffo non è stato dato a un’organizzazione sindacale tra le altre ma a tutto il popolo italiano.
19 giugno 2017