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Gentile Redazione, MILANO CITTA’ METROPOLITANA, SANITA’ PUBBLICA ALLO STREMO!LETTERA ALL’ATS PER INTERVENTI IMMEDIATICOMUNICATO STAMPA Milano, 26 giugno. Una sanità pubblica allo stremo, con servizi e settori vitali gravemente carenti o addirittura chiusi, l’ultimo in ordine di tempo l‘ambulatorio di via Saint Bon, con pesanti conseguenze sulla salute dei cittadini nella Città Metropolitana di Milano: la denuncia forte, con cifre e fatti inoppugnabili, è scaturita dalla Conferenza Stampa promossa da Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute, Coordinamento Melegnano/Martesana per il Diritto alla Salute, Coordinamento Lodigiano per il diritto alla Salute, Rete Salute Sanità Pubblica di Sesto e dal Comitato Difesa Sanità Pubblica Milano, Città Metropolitana del Sud Ovest. “Abbiamo inviato una lettera alle autorità sanitarie per chiedere un incontro urgente sulle criticità più gravi della sanità pubblica nel territorio, dove di fatto non sono garantiti i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, al fine di tutelare pienamente il diritto costituzionale alla salute. Quattro i punti irrinunciabili su cui abbiamo avviato la vertenza: tempi di attesa, i medici di famiglia e la medicina generale, la medicina territoriale, l’organizzazione degli ospedali”, ha detto Fulvio Aurora, responsabile nazionale vertenze giudiziarie di Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute, nonché portavoce del Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute. Due esempi: nella ASST Melegnano Martesana 8 mesi fa mancavano 45 medici di famiglia, attualmente ne mancano 98; nella ASST Lodi, poco più di 200.000 abitanti, a inizio 2020 i medici di famiglia erano 140, a gennaio 2021 si sono ridotti a 125 (- 15): significa che soltanto in queste due aree ci sono quasi 170.000 persone senza medico di famiglia, una cifra spaventosa, visto che ogni medico ha un carico di 1.500/1.800 pazienti invece che i 1.000 previsti dalla normativa, come ha sottolineato Marco Di Guio, Rete Salute Sanità Pubblica del Nord Milano. E’ un dato spaventoso, che mette a rischio la salute soprattutto degli anziani e delle persone più fragili. “La grave carenza dei medici di base- ha aggiunto è il risultato di scelte precise e del declassamento della figura del medico di medicina generale, che proprio l’emergenza sanitaria, ha dimostrato essere indispensabile per una medicina vicina al territorio e per azioni efficaci di prevenzione: L’ATS deve fornire piani di recupero delle attuali carenze (900 medici in meno in Lombardia!) con tempi certi e interventi di supporto per la sostenibilià economica della professione per i nuovi medici di medicina generale” Gravissima la situazione delle liste di attesa, come ha denunciato Andrea Viani, portavoce del Coordinamento Lodigiano per il Diritto alla Salute: “Visite oncologiche all’Istituto Nazionale dei tumori 2019 e 2020 saltate e sostituite con gestione telefonica/telematica di esami e cure; Richiesta di visita/esami a giugno per diabete, primo appuntamento in ASST Lodi 2 febbraio 2022; i servizi di ecocardio e test da sforzo si fanno solo a Lodi per l’abbandono degli ospedali di Codogno e Casalpusterlengo ; il Cup di Codogno prenota questi servizi a partire da gennaio 2022 in avanti: in queste condizioni è cancellato il diritto alla salute e impraticabile qualsiasi azione di prevenzione e tutela ”. Drammatica la situazione delle strutture di medicina territoriale: nella ASST Lodi non esiste nessun PRESST, Presidio Sociosanitario Territoriale! Il POT , Presidio Ospedaliero Territoriale, è stato ricavato utilizzando una parte dell’ospedale di S. Angelo Lodigiano. In realtà non ha mai funzionato come reale struttura territoriale: metà dei suoi posti letto sono stati variamente denominati come appartenenti a funzioni territoriali diverse e durante la pandemia è stato trasformato in area COVID . “Praticamente inesistente la medicina territoriale in tutti i distretti della ATS- ha detto Giovanna Capelli, portavoce del Coordinamento Melegnano/Martesana per il Diritto alla Salute- con gravi inadempienze LEA riguardanti i servizi PRESS e POT, che dovrebbero essere in funzione così da integrare l’accesso e la fruizione di tutte le prestazioni LEA stabilite dalla programmazione nazionale e regionale. In pratica nella ATS Milano non esistono. Chiediamo quindi che il problema venga affrontato radicalmente secondo la nostra proposta/ richiesta di casa della salute”. “ Possiamo dire – ha detto Nadia Riva, portavoce del Comitato Difesa Sanità Pubblica Milano, città metropolitana del sud ovest – che siamo riusciti a scongiurare la chiusura dei 2 ospedali Asst Santi Paolo e Carlo, grazie alla raccolta firme e alla mobilitazione dei cittadini. Ma permangono forti criticità. E’ necessaria la riqualificazione delle 2 strutture con la riassegnazione dei 39 milioni ora non più a bilancio; il ripristino delle prestazioni e servizi prima dell’accorpamento dei 2 ospedali; chiarimenti sul destino del Pronto Soccorso del San Carlo; recuperare le prestazioni (eliminazione dell’attività intramoenia) e gli interventi sospesi in modo illegittimo a causa della pandemia, riportare sul territorio i servizi tolti, non dare più posti letto o interi reparti al privato” Per info. Carmìna Conte,cell. 393 1377616, Fulvio Aurora, cell. 3392516050 |