MILANO – Una lista “senza simboli”, composta da figure della società civile che “sappiamo trattare i temi al centro della Unione Europea, scegliere cinque punti in cui tutte le forze progressiste possano accordarsi e mandare avanti nuove energie”. È la ricetta dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, giunta in piazza San Babila per presenziare al presidio con cui la società milanese vuol dire no al vertice tra il ministro dell’interno Matteo Salvini e il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Una presenza massiccia quella meneghina, con diverse migliaia, all’incirca 15.000, di persone che gremiscono la centralissima piazza meneghina, a due passi dalla Prefettura, teatro del vertice. Acea Onlus, le Acli provinciali Milano, Monza e Brianza, quella di Cremona, ActionAid Italia, Agedo Milano, Agedo Bologna, Amnesty International, Amref Italia, Anpi provinciale Milano, Anpi Lombardia, Anpi Monza e Brianza Anpi Seregno, Anpi sezione “Carlo Chiappa” di Sedriano & Vittuone, Arci Nazionale, Arci Lombardia, Arci di Milano, Varese e Como, ArciAtea – Rete per la laicità, Articolo 21, ArciGay Varese, Associazione Enzo Tortora Radicali Milano, Brianza Antifascista e Antirazzista, Casa della carità Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano, Casa per la Pace Milano, Centro multiculturale La Tenda, Centro Interculturale Mondinsieme di Reggio Emilia, Cgil Milano, Famiglie Arcobaleno, Fiom Milano, Giovani Democratici Milano, Giovani Democratici Monza, Gioventù Federalista Europea: sono solo alcune delle sigle presenti.
“Bisogna avere la capacità di immettere nel dibattito pubblico una proposta innovativa perché la fase che stiamo vivendo è eccezionale e quindi deve essere eccezionale anche la riposta”, dice Boldrini, secondo la quale è importante essere a piazza San Babila, “una piazza ricca di persone che non ci stanno a questo connubio tra Salvini ed Orban e che non credono che soluzione sia il sovranismo, una dimensione che farebbe solo male al nostro Paese e che ci ricaccerebbe indietro nel tempo e non darebbe un futuro si nostri figli. Siamo qui per dire no a questa coppia e per prospettare un’altra dimensione per il nostro Paese e per l’Europa”. Una Europa che a detta dell’ex presidente della Camera “sicuramente deve cambiare ed essere più vicina ai bisogni delle persone ma di cui abbiamo bisogno”.
Insomma, “dobbiamo accogliere questa sfida epocale per le prossime elezioni europee, altrimenti rischiamo di decretare la fine dell’Unione europea e quello che ne consegue. Perché l’internazionale sovranista si sta organizzando e noi dobbiamo essere all’altezza della sfida”, dice Boldrini. “Dobbiamo dare una riposta che possa interessare l’opinione pubblica e che possa suscitare curiosità partecipazione e passione”, aggiunge, ma soprattutto “dobbiamo fare tutto quello che fino ad ora non è stato fatto perché non dobbiamo consegnarci alla storia come quelli che hanno decretato la fine della cultura progressista e di sinistra di questo Paese”, chiosa.
LA MILANO CONTRO: NOI FARO ALTERNATIVA
“Il progetto politico di Salvini e di Orban va fermato, usano la sofferenza degli immigrati per rompere l’Europa e noi non ci stiamo. Milano oggi e nei prossimi mesi è punto riferimento per indicare alternativa importante”. Lo dice l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, intervenuto a margine del presidio “Europa senza muri”, organizzato in piazza San Babila a Milano per protestare contro l’incontro tra il ministro Salvini e il premier ungherese Orbán, previsto in Prefettura alle 17.
E “se c’è un politico che più di tutti incarna il contrario degli interessi del nostro Paese in Ue quello è proprio il primo ministro ungherese, autore di politiche sovraniste e xenofobe. Anziché minacciare di tagliare i fondi dell’Italia all’Ue e tendere la mano a Orban, questo Governo e Salvini dovrebbero adoperarsi per tagliare i fondi proprio a quei Paesi come l’Ungheria, che non si è finora fatta carica di accogliere nessun richiedente asilo. L’Europa di Orban– insiste il dirigente dem- non è la nostra, e oggi saremo in piazza con migliaia di milanesi che non vogliono vedere Milano e l’Italia svendute dal ministro Salvini, in nome della sua campagna elettorale permanente”.
Questa mattina, inoltre, una delegazione di Radicali ha presidiato la sede di del Parlamento e della Commissione Europea di via Magenta. Nel mirino, sempre Orban. Per Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni dichiara il premier ungherese “viola i diritti civili e politici dei suoi cittadini. Se il Governo italiano propone di sospendere i nostri finanziamenti all’Unione Europea, noi chiediamo che la Ue sospenda i finanziamenti a Orban, che lui usa per violare i diritti dei cittadini ungheresi”. Con Cappato c’era anche Michele Usuelli, consigliere regionale della Lombardia di +Europa con Emma Bonino che aggiunge: “l’Europa che vogliamo è un’Europa gli stati membri siano vincolati al rispetto degli standard minimi. Questo vale per l’Ungheria tanto quanto per l’Italia”. Il presidio radicale è stato messo in piedi per porre “l’attenzione rispetto all’efficacia di manifestare a favore di qualcosa e non contro qualcuno, il contenuto politico non deve appiattirsi alla sterile contrapposizione tra urlatori”.
Dice Cappato: “Noi non manifestiamo contro Salvini, ma a favore dei diritti di tutti gli europei”. E Barbara Bonvicini, segretaria dell’Associazione Enzo Tortora Radicali Milano, conclude: “Milano ha già dimostrato di essere la Milano dell’accoglienza, ora deve fare un passo in avanti, deve essere l’alternativa politica all’opposizione che contrappone odio all’odio”.
CONTRO SALVINI-ORBAN ANCHE CORTEO IN CENTRO A MILANO
Un’Europa solidale, senza muri, colorata e festosa che rifiuta il vertice tra il ministro dell’interno Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban e si oppone unita e coesa. La grande marcia seguita all’adunata di piazza San Babila (in cui è andata in scena persino una partita di calcio con una squadra di richiedenti asilo) è poi partita spontanea attraversando Corso Venezia e fermandosi poi ai Bastioni, poco prima di Corso Buenos Aires. Più di un migliaio di persone a ritmo di musica e danze hanno dunque manifestato il proprio dissenso al progetto sovranista.
“Mutuo soccorso e solidarietà, difendiamoci dal razzismo” recita lo striscione che guida il corteo, corredato da bandiere della pace e volti di Salvini con il segno di divieto. Una parte del corteo, quella in cui ci sono i centri sociali, si è staccata dirigendosi verso i giardini Montanelli e provando un blitz davanti alla Prefettura, al momento assai improbabile: ne avevano già provato uno, fallito, attorno alle 16.30.