di Rinaldo Battaglia *
GIACOMO MATTEOTTI & L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE. Il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine, nel mio Veneto, nasceva Giacomo Matteotti.
Se qualcuno da anni sta cercando la ‘matrice’ del fascismo di Mussolini, che da crimine divenne governo del paese, in quel nome e in quel cognome la può trovare.
Matteotti fu il principale antagonista di Benito Mussolini all’interno del Parlamento dopo la ‘marcia su Roma’ – ossia il colpo di Stato – del 28 ottobre 1922. E in quanto oppositore non poteva piacere ai fascisti, soprattutto quando andò a toccare ‘l’onestà’ stessa della famiglia Mussolini. Quei Mussolini che gli storici Mauro Canali e Clementi Volpini chiamavano tranquillamente ‘i ladri del regime’(vedasi il loro libro: ‘Mussolini e i ladri di regime: gli arricchimenti illeciti del fascismo’ – del 2019 ed. Mondadori) Matteotti aveva indagato infatti anche sul fratello del Duce, Arnaldo.
Arnaldo Mussolini: proprio quello a cui qualche leghista (Claudio Durigon presente Matteo Salvini quel giorno nel caldo agosto 2021) voleva dedicare – da sottosegretario al governo – un parco a Latina sostituendo il suo nome a quello di Falcone & Borsellino. Matteotti, del resto, aveva indagato e raccolto importanti e schiaccianti prove sul caso ‘Sinclair Oil’, uno dei tanti casi di corruzione caratteristici del regime del Duce.
Il giorno 10 giugno 1924 avrebbe dovuto relazionare in Parlamento e rendere edotto il Paese con prove circostanziate e precise. Non ci riuscì. Venne rapito da una banda fascista capeggiata da Amerigo Dumini, molto legato a Italo Balbo e al Duce, e ucciso. Il corpo venne vigliaccamente nascosto e non trovato per due mesi. Italo Balbo – giova ricordalo – a cui nel marzo 2022 è stato dedicato l’ex-idroscalo di Orbetello.
Italo Balbo: sì proprio il comandante squadrista responsabile di omicidi, pestaggi e purghe, il regista nel luglio 1922 dell’incendio del Palazzo delle Cooperative a Ravenna, uno dei pianificatori della marcia su Roma nonché il capo indiscusso dello squadrismo ferrarese nei cui ambienti fu escogitata e attuata la decisione di uccidere anche don Giovanni Minzoni nell’agosto 1923, di cui a breve ricorrerà il centenario del suo assassinio.
Il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Benito Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» del clima nel quale l’assassinio di Giacomo Matteotti si era verificato. Disse che i fascisti erano ‘un’associazione a delinquere’.
Ma malgrado questo ancora oggi c’è gente che cerca matrici sul crimine del fascismo e sui vent’anni di dittatura nel nostro Paese. Eppure sarebbe molto facile trovare la matrice: basterebbe sempre aprire un libro di Storia e con esso ancora la mente. Ma sembra per molti, ora in Italia, alquanto difficile. Basta vedere a chi dedichiamo vie e piazze.
(P.S.: Il sen. Claudio Durigon è ancora oggi al Governo, come sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali).
22 maggio 2023 – 135 anni dopo
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell’Osservatorio