Londra prende in ostaggio le riserve auree di Caracas. Il governo britannico suggerisce alla Bank of England dove sono depositate riserve per 1,2 miliardi di dollari, di girarle all’autoproclamato presidente Guaidó.
Maduro annuncia ricorso contro le sanzioni Usa alla compagnia petrolifera di Stato e accusa gli Stati Uniti di rubare
Londra prende in ostaggio le riserve auree di Caracas
Maduro, attacco sui soldi. Il colpo a sorpresa, da mandare per aria tutte le regole finanziarie internazionali in una volta sola, arriva da Londra. Con un governo ormai fuori di Brexit, la Gran Bretagna tiene bloccate, su indicazione statunitense, riserve auree di proprietà venezuelana per 1,2 miliardi di dollari. E ieri il ministro degli Esteri britannico Alan Duncan ha suggerito alla Banca centrale inglese di girare quel denaro a Guaidó. Maduro, che evidentemente sentiva puzza di bruciato, con una lettera alla premier Theresa May ha chiesto che le riserve gli siano inviate al più presto. Scelta azzardata di Londra, a giudizio della City, da far riflettere molti Paese nel mondo sull’affidare parte delle proprie riserve auree alla già abbastanza disastrata banca nazionale britannica.
Washington paga Guaidò
Dunque, i colpi all’economia molto prima che uscisse fuori, quasi gioco di prestigio il neo presidente bis Guaidó. Dagli Usa nuove sanzioni al Venezuela per soffocare il regime di Maduro, che annuncia ricorso contro le sanzioni Usa alla compagnia petrolifera di Stato, la Pdsva, e accusa gli Stati Uniti di ‘rubare’. Washington ha annunciato che da ora in poi tutti i ricavi della compagnia Petroleos de Venezuela, e quelli della sua sussidiaria americana Citgo, dovranno essere versati su un conto nella sola disponibilità del presidente ad interim Juan Guaidò. Questa mossa bloccherà 7 miliardi di dollari in beni già esistenti, e costerà all’esecutivo chavista 11 miliardi in esportazioni perse durante il prossimo anno.
Ora Cina e Russia, forse
L’iniziativa di Washington si somma a quella di Londra, che -come visto- ha negato almeno per ora a Maduro accesso alle riserve auree del suo paese. Ieri il governo di Caracas ha svalutato la moneta nazionale, il bolivar, di quasi il 35%, portandone il valore di scambio con il dollaro in linea con quello del mercato nero, 3.200 bolivar per dollaro. Il governo chavista ora potrebbe cercare di rivolgersi ad alleati come Russia e Cina per aumentare le sue esportazioni verso i loro mercati, e recuperare almeno in parte il contante perso negli Usa, che sono ancora il principale importatore del petrolio venezuelano con 500.000 barili al giorno. Ma al momento il greggio inviato a Mosca e a Pechino serve quasi esclusivamente per pagare debiti e arretrati, e non per nuovi ricavi.
29 Gennaio 2019