Nell’epoca del dopo 11 settembre, la minaccia terroristica di Al Qaeda rappresenta l’elemento di base della dottrina militare Usa-NATO. Giustifica, nel quadro di un mandato umanitario, lo svolgimento di “operazioni antiterrorismo” a livello mondiale.
Noto e documentato, le entità affiliate ad Al Qaeda sono state utilizzate da Usa-NATO in numerosi conflitti come “servizi di intelligence” fin dal culmine della guerra sovietico-afgana. In Siria, i ribelli di Al Nusrah e dell’Isis sono la fanteria dell’alleanza militare occidentale, che a sua volta sorveglia e controlla il reclutamento e la formazione delle forze paramilitari.
Mentre il Dipartimento di Stato americano sta accusando diversi paesi di “ospitare terroristi”, l’America è il numero uno come “stato sponsor del terrorismo”: lo Stato Islamico dell’Iraq e al-Sham (ISIS), che opera sia in Siria che in Iraq, è sostenuto e finanziato di nascosto dagli Usa e dai suoi alleati, tra cui Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Inoltre, lo Stato Islamico dell’Iraq e il progetto del califfato sunnita di al-Sham coincide con un programma di lunga data degli Usa per spartirsi sia l’Iraq che la Siria in territori separati, tra cui: un califfato islamico sunnita, una Repubblica Araba sciita, una repubblica del Kurdistan.
La guerra globale al terrorismo [Global War on Terrorism] (GWOT) capeggiata dagli Usa costituisce la pietra angolare della dottrina militare degli Stati Uniti. “Perseguire i terroristi islamici” è parte integrante della guerra non convenzionale. L’obiettivo implicito è quello di giustificare lo svolgimento di operazioni anti-terrorismo in tutto il mondo, il che consente agli Usa e ai suoi alleati di intervenire negli affari di paesi sovrani.
Molti scrittori progressisti, inclusi i mezzi d’informazione alternativi, pur concentrandosi sui recenti sviluppi in Iraq, non comprendono la logica dietro la “guerra globale al terrorismo”. Lo Stato Islamico dell’Iraq e Al Cham (Isis) è spesso considerato come un “entità indipendente” piuttosto che uno strumento dell’alleanza militare occidentale. Inoltre, molti attivisti impegnati contro la guerra, che si oppongono ai principi dell’agenda militare Usa-NATO, approverebbero nondimento il programma anti-terrorismo di Washington diretto contro Al Qaeda. La minaccia terroristica a livello mondiale è considerata “reale”: “Siamo contro la guerra, ma sosteniamo la guerra globale al terrorismo”.
Il progetto di califfato e il rapporto del National Intelligence Council Usa
Un nuovo fiume di propaganda è stato messo in moto. Il leader dell’ormai defunto Stato Islamico dell’Iraq e Al Cham (Isis) Abu Bakr al-Baghdadi il 29 giugno 2014 ha annunciato la creazione di uno Stato islamico:
“Combattenti fedeli al gruppo hanno proclamato il ‘califfo Ibrahim ibn Awwad’, o Abu Bakr al-Baghdadi come era conosciuto fino all’annuncio di domenica primo luglio; si ispirano al califfato Rashidun, che è succeduto al profeta Maometto nel settimo secolo, ed è venerato da gran parte dei musulmani”. (Daily Telegraph, 30 giugno 2014)
Per amara ironia, il progetto di califfato come strumento di propaganda è stato allo studio dell’intelligence Usa da più di dieci anni. Nel dicembre 2004, sotto l’amministrazione Bush, il National Intelligence Council (NIC) aveva previsto che nel 2020 sarebbe emerso un nuovo califfato esteso dal Mediterraneo occidentale all’Asia centrale e al Sud-est Asiatico, minacciando la democrazia occidentale e i valori occidentali.
Le “risultanze” del National Intelligence Council sono state pubblicate in un rapporto non classificato di 123 pagine intitolato “Mapping the Global Future” [“Tracciando il futuro globale”].
“Un nuovo califfato fornisce un esempio di come un movimento globale alimentato da politiche identitarie religiose potrebbe costituire una sfida a norme e valori occidentali a fondamento del sistema globale“. (enfasi aggiunta)
Il rapporto NIC 2004 sconfina nel ridicolo: è privo di dati di intelligence, per non parlare di analisi storica e geopolitica. La sua falsa narrazione relativamente al califfato ha, nondimeno, una somiglianza sconcertante con l’annuncio del 29 giugno 2014, molto pubblicizzato, della creazione del califfato da parte del leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi.
La relazione NIC presenta un cosiddetto “scenario immaginario di una lettera di un immaginario nipote di Bin Laden ad un parente nel 2020”. E’ su questa base che fa previsioni per l’anno 2020. Sulla base di una narrazione della lettera di un nipote di bin Laden inventato piuttosto che su dati di intelligence e analisi empirica, la comunità di intelligence degli Usa conclude che il califfato costituisce un pericolo reale per il mondo occidentale e la civiltà occidentale.
Dal punto di vista della propaganda, l’obiettivo alla base del progetto di califfato, come descritto dal NIC, è di demonizzare i musulmani, al fine di giustificare una crociata militare: “Lo scenario immaginario raffigurato qui di seguito fornisce un esempio di come potrebbe emergere un movimento globale alimentato da un’identità religiosa radicale.
In questo scenario, viene proclamato un nuovo califfato e riesce a far avanzare una potente contro-ideologia che ha un vasto richiamo. E’ rappresentato sotto forma di un’ipotetica lettera di un immaginario nipote di Bin Laden ad un parente nel 2020.
“Egli racconta le lotte del califfo nel tentativo di strappare il controllo ai regimi tradizionali e il conflitto e la confusione che scaturiscono sia all’interno del mondo musulmano che all’esterno tra i musulmani e gli Stati Uniti, Europa, Russia e Cina. Mentre il successo del califfo nel mobilitare il sostegno varia, luoghi lontani al di fuori del nucleo musulmano in Medio Oriente, in Africa e in Asia, sono sconvolti a seguito dei suoi appelli.
“Lo scenario si conclude prima che il califfo sia in grado di stabilire sia l’autorità spirituale che temporale su un territorio, come storicamente è sempre stato il caso per i califfati precedenti. Alla fine dello scenario, individuiamo gli insegnamenti da trarre”. (“Mapping the Global Future”, pag 83)
Questo “autorevole” rapporto del NIC, “Mapping the Global Future” non è stato presentato solo alla Casa Bianca, il Congresso e il Pentagono, ma è stato inviato anche agli alleati dell’America. La “minaccia proveniente dal mondo musulmano” a cui fa riferimento il rapporto del NIC (compresa la parte sul progetto di califfato) è fortemente radicata nella dottrina militare Usa-NATO.Il documento del NIC era destinato ad essere letto da alti funzionari. In generale era parte della campagna di propaganda “alti funzionari” [Top officials] (TOPOFF) diretta a decisori superiori in materia di politica estera e militare, per non parlare di studiosi, ricercatori e “attivisti” di ONG. L’obiettivo è quello di garantire che “alti funzionari” continuino a credere che i terroristi islamici stanno minacciando la sicurezza del mondo occidentale.Le basi dello scenario califfato è lo “scontro di civiltà”, che fornisce una giustificazione agli occhi dell’opinione pubblica per l’America di intervenire in tutto il mondo come parte di un’agenda globale contro il terrorismo.Dal punto di vista geopolitico e geografico, il califfato costituisce una vasta area in cui gli Usa stanno cercando di estendere la loro influenza economica e strategica. Nelle parole di Dick Cheney relative al rapporto del NIC del 2004:
“Parlano di voler ristabilire quello che si potrebbe descrivere come il califfato del settimo secolo. Questo era il mondo come è stato organizzato per 1200, 1300 anni, in effetti, quando l’Islam o i popoli islamici controllavano tutto, dal Portogallo e Spagna in Occidente, tutto il Mediterraneo fino al Nord Africa, tutto il Nord Africa, il Medio Oriente fino ai Balcani, le repubbliche dell’Asia centrale, l’estremo meridionale della Russia, una buona fetta di India e fino ai giorni nostri l’Indonesia. In un certo senso da Bali e Giacarta da una parte, fino a Madrid dall’altra”. Dick Cheney (enfasi aggiunta)
Quello che Cheney sta descrivendo nel contesto odierno è un ampia regione che si estende dal Mediterraneo all’Asia Centrale e al Sud-est asiatico, in cui gli Usa e i loro alleati sono direttamente coinvolti in una serie di operazioni militari e di intelligence.
L’obiettivo dichiarato del rapporto NIC era quello “di preparare la prossima amministrazione Bush alle sfide che lo attendono, con una proiezione delle attuali tendenze che possono costituire una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti”.
Il documento di intelligence del NIC era basato, non dimentichiamolo, su “un’ipotetica lettera di un immaginario nipote di Bin Laden ad un [immaginario] parente nel [l’anno] 2020”. “Gli insegnamenti tratti” come descritto in questo “autorevole” documento di intelligence del NIC sono i seguenti:
il progetto di califfato “costituisce una seria sfida per l’ordine internazionale”.
“La rivoluzione informatica è in grado di amplificare la scontro fra il mondo occidentale e quello musulmano …”
Il documento si riferisce all’attrattiva del califfato per i musulmani e conclude che:
“la proclamazione del califfato non può ridurre il rischio di terrorismo e di fomentare più conflitti”. [sic]