DANILO TOSARELLI – MILANO
Molte mie domande hanno trovato una spiegazione.
Non conoscevo il sociologo americano Edward C. Banfield.
Ecco alcuni punti essenziali del decalogo presente nel suo libro ” Le basi morali di una società arretrata”.
Il libro venne scritto nel 1958.
E’ il frutto di un lungo lavoro di ricerca, svolto in un paesino della Basilicata, soprannominato “Montegrano”.
Banfield voleva capire perchè alcune comunità fossero socialmente ed economicamente arretrate.
Nasce così il paradigma del FAMILISMO AMORALE.
– Nessuno perseguirà l’interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio.
– La legge sarà trasgredita ogni qualvolta sembrerà possibile evitarne le conseguenze.
– Il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere e se anche non lo farà, sarà comunque ritenuto un corrotto.
– Non ci sarà alcun collegamento tra la coerenza ideologica e il concreto comportamento quotidiano.
– Gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando instabilità nelle forze politiche.
– Il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali a breve termine, per ripagare vantaggi già ottenuti.
– Oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente danneggiati nei propri interessi.
Non importa se quelli hanno agito per favorire l’interesse pubblico.
– il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l’ordine con mano ferma.
Per FAMILISMO AMORALE si intende un insieme di comportamenti e modi di relazionarsi specifici.
Funzionali nel distinguere e separare il proprio nucleo familiare dal resto della società.
Gli interessi della propria famiglia sono prioritari, anche se in contrasto con gli interessi collettivi.
Tutto ciò può giustificare anche comportamenti illegali, con sfiducia nei confronti dello Stato.
Il nesso con i punti sopracitati del decalogo di Banfield è evidente. Rileggeteli attentamente.
L’assonanza con l’Italia del 2021 è clamorosa e per me assai preoccupante.
Questa tipica stortura culturale è fortemente radicata nella mentalità degli italiani.
L’uomo del familismo non conosce la solidarietà e non rispetta i diritti degli altri.
Contano soltanto i propri interessi e quelli del proprio nucleo familiare più o meno allargato.
E’ il concetto che “quando ho la pancia piena io e i miei, tutto il resto non conta..”.
E la questione morale?
Non esiste morale, perchè tutti si comportano nello stesso modo. Il problema non si pone.
Disprezza la dimensione civica, perchè la ritiene una finzione utilizzata per fini personali.
Disprezza i politici e tutti coloro rappresentino Stato ed Istituzioni. Tutti corrotti.
Riconosce il potere, solo quando è inteso come forza e coercizione verso gli altri.
L’altro è il diverso, l’estraneo. Un pericolo da cui difendersi. Non merita ne’ comprensione, ne’ rispetto.
Qualcuno ritiene che il FAMILISMO AMORALE sia un tratto permanente della cultura italiana.
Una piaga sociale difficile da contrastare e sconfiggere.
Norberto Bobbio ebbe modo di rilevare come gli italiani spendano tante energie per la famiglia.
Sono così tante le energie necessarie, da avanzarne troppo poche per la società e lo Stato.
Tutto ciò ha poi un impatto negativo sulla coesione sociale e le responsabilità pubbliche.
In questa nostra Italia manca una morale guida, che sappia dare un senso alla nostra esistenza.
Non trova costrutto, un’etica dell’impegno verso gli altri come indiscusso valore universale.
E’ lontana l’idea, che la legalità possa diventare un valore che vincoli ogni nostra scelta.
Prevale sempre l’egoismo ed il tornaconto personale.
Diventa sempre più estraneo, il senso di appartenenza alla tua collettività di riferimento.
L’alibi, per giustificare il proprio opportunismo, è racchiuso nel detto popolare ” tengo famiglia”.
Paraculismo infame, che unifica il finto mendicante con il collega di lavoro che non sciopera.
Voglio però dire, che non è tutta colpa dei cittadini.
La fine della prima repubblica ha paradossalmente accentuato le diffidenze.
La politica degli ultimi anni, ha espresso rappresentanze istituzionali assai discutibili.
Persistono e si sono accentuati, privilegi e differenze nei confronti dei meno abbienti.
Sono sempre più ricchi i pochi, sono sempre di più gli italiani che si impoveriscono.
Una proposta di “mini patrimoniale”, è stata definita da quasi tutti i partiti un paradosso.
Nonostante la grave crisi sanitaria in atto, con costi elevatissimi, una scelta bizzarra.
Continua ad apparire una bestemmia, il chiedere un contributo straordinario ai nostro ricchi.
In compenso, persiste un’evasione fiscale di 107 miliardi di euro. Ormai un dogma.
Non si contano poi le sanatorie fiscali che hanno reso nobili i nostri ricchi evasori.
I lavoratori dipendenti invece…..trattenute sulle buste paga che fanno rabbrividire.
Nonostante le belle parole del presidente Mattarella, difficile digerire i sassi.
“Arginare le disuguaglianze” ha dichiarato il segretario CGIL Maurizio Landini.
Dopodichè, trascorrono gli anni e le cose non cambiano.
Voglio riprendere il discorso di fine anno di Maurizio Landini.
“Più legalità e contrasto alla corruzione ed all’evasione fiscale. Solidarietà e non più individualismo.
Un lavoro con più diritti e non precario. Ma anche sanità pubblica e non solitudine delle persone.
Istruzione, scuola, cultura, formazione e non povertà educativa.
La pandemia ha evidenziato le disuguaglianze di un modello sociale ed economico sbagliato.
Questo modello ha svalorizzato il lavoro a favore del mercato e del profitto.
Noi della CGIL, questa logica e questa cultura la vogliamo cambiare.”
Se queste belle enunciazioni si trasformassero in fatti, certamente avremmo un Paese diverso.
Un antidoto efficace nel contrastare il virus del FAMILISMO AMORALE.
Dopodichè, le promesse mi hanno stancato e invito Maurizio Landini a non illudere il nostro popolo.
La CGIL torni in campo con coerenza e determinazione. La speranza potrebbe morire.
Nel frattempo, ci troviamo a fare i conti con gli effetti di questa disgregazione sociale.
Non c’è dubbio, che questo FAMILISMO AMORALE sia una malattia molto diffusa tra gli italiani.
E’ sempre più contagiosa, peggio del Covid 19.
Basta interrogare le nostre coscienze per rendersene conto.
Difficile non restarne vittima, proprio perchè guardandosi intorno…
Brutto a dirsi, ma il tempo degli eroi è finito e tra l’altro un eroe morto serve a poco.
Occorre ritrovare la voglia e la capacità di spiegare ai nostri giovani che così non va.
La speranza può rinascere, se vi sarà consapevolezza nel voler ritrovare il protagonismo perduto.
Protagonisti e non spettatori della propria vita.
Le generazioni che hanno sconfitto il fascismo, hanno saputo prendere nelle loro mani il loro destino.
Ci hanno trasmesso valori irrinunciabili, quali la scolarizzazione di massa che ha sconfitto anche l’analfabetismo.
La cultura dei diritti e dei doveri, che ha consentito conquiste fondamentali per il mondo del lavoro.
L’abitudine alla democrazia ed alla solidarietà, capisaldi di ogni civiltà moderna.
Non è un caso che in quegli anni, il FAMILISMO AMORALE abbia trovato poco spazio.
Solo in alcune realtà meridionali, particolarmente arretrate, ha continuato a prosperare.
La mafia è il soggetto che ne ha tratto i maggiori vantaggi.
Oggi in Italia, la logica del FAMILISMO AMORALE sta riprendendo vigore e consensi.
Credo di poter affermare, che esistono precise responsabilità politiche.
La disgregazione sociale favorisce questa tendenza e qualcuno ci marcia.
Ognuno di noi è in grado di individuare il nome e cognome di questi personaggi.
A noi il compito di tramandare la memoria storica.
Alle giovani generazioni il compito di scegliere il loro futuro.
Foto di Zane Lee