Le ministre designate da Di Maio Trenta e Giannetakis sono docenti dell’ateneo. Così come Ferrigni, candidato assessore della Lombardi. Viaggio nel “pensatoio” dei pentastellati.
Francesca Buonfiglioli
Professori, esperti – alcuni di «fama internazionale – e cinque donne. Luigi Di Maio ha presentato la sua “proposta” di governo durante una kermesse alla Sala delle Fontane dell’Eur. Nessun vessillo del Movimento 5 stelle sul palco, ma a fare da scenografia all’evento otto bandiere tricolore. Per rafforzare, anche visivamente, la convinzione del candidato premier pentastellato: «Le persone che presento oggi non sono patrimonio di una forza politica ma del Paese, sono persone in linea con i valori in cui abbiamo creduto in tutti questi anni. Io sono orgoglioso delle eccellenze che sto per presentarvi, non è un governo ombra ma governo alla luce del sole».
ESECUTIVO DI PROFESSORI “POLITICI”. Un governo di “professori”, lo si potrebbe definire. Ma a guida politica, sottolinea Di Maio quasi a prendere le distanze da altri esecutivi più tecnici. Per esempio quello di Mario Monti che con le sue «lacrime e sangue» e la riforma Fornero non ha lasciato certo un buon ricordo nell’opinione pubblica. Tra i tanti atenei che hanno fornito questi “patrimoni”, ne spicca uno meno conosciuto di altri: la Link Campus University. Da questa università – isitituita a Roma nel 1999 come filiazione dell’Università di Malta (dal 2011 la governance è passata alla Fondazione Link Campus University) e riconosciuta come università non statale dell’Ordinamento universitario italiano come si legge nel sito – provengono sia la ministra designata alla Difesa Elisabetta Trenta sia quella all’Interno Paola Giannetakis.
LA RICERCATRICE E LA CRIMINOLOGA. La prima non solo è ricercatrice in materia di Sicurezza e Difesa presso il Centro militare di studi strategici, ma è attualmente vice direttore del master in Intelligence e sicurezza dell’ateneo e Programme manager di Gem Spa, società di gestione di Link Campus University. Mentre la seconda, criminologa e membro del think tank intelligencecollettiva.com ideato dal deputato grillino Angelo Tofalo, è professore “straordinario” (questa la dicitura sul sito) di Diritto penale.
SÌ AL REFERENDUM, UNA “MACCHIA”. Giannetakis, come recita il suo cv sul Blog delle stelle, «dirige due master universitari presso quest’università: uno in Scientific Intelligence e uno in Scienze criminologiche e Investigazioni Forensi. Coordina il curriculum di Scienze Forensi, Investigative e Criminologiche nel percorso di laurea in Giurisprudenza. È anche membro del Comitato esecutivo del dipartimento di Ricerca dell’Università, responsabile dei laboratori di Intelligence Scientifica e Crime Forensic LAB». Giannetakis ha però una “macchia” per il M5s: aver firmato insieme con altri 573 professori e docenti l’appello per un «pacato sì» al referendum costituzionale su invito di Giorgio Napolitano.
Non è finita. Anche la candidata pentastellata alla presidenza della Regione Lazio Roberta Lombardi ha “pescato” tra i cervelli della Link Campus University per formare la sua squadra in caso di vittoria alle Regionali. L’assessore designato alla Sicurezza con deleghe allo sport e alle politiche giovanili è infatti Nicola Ferrigni, ricercatore di Sociologia dei fenomeni politici e direttore del Master in Sicurezza Pubblica e Soft Target dell’ateneo.
LA VISITA DI DI MAIO. Non stupisce quindi che il 6 febbraio 2018 Di Maio abbia scelto proprio questo ateneo per un incontro pubblico con gli studenti. Inaugurando il «primo», recita il sito, «di una serie di confronti con i leader delle forze politiche, invitati a presentare il loro programma di politica estera e a rispondere alle domande degli studenti, italiani e stranieri». Il 26 febbraio è stata ospite anche la ministra uscente della Difesa Roberta Pinotti, mentre il primo marzo è stata la volta di Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo e dato, secondo i rumor, come possibile candidato premier di Silvio Berlusconi.
L’università, con sede nel suggestivo Casale Pio V a Roma, ha stretto recentemente accordi con «università tra le più importanti al mondo» come – si legge sempre nel sito – la Lse Entreprise, The University og Strirling e la Lomonosov Moscow State University. E tra i professori straordinari vanta anche un volto noto come Alessandro Preziosi. Il Conte Fabrizio Ristori di Rivombrosa (ruolo che gli diede la notorietà) insegna infatti Discipline dello Spettacolo e dal 2013 è presidente del corso di Laurea in Comunicazione e Dams.
Ma chi siede nel cda di questo ateneo? Il presidente è Vincenzo Scotti, che è pure presidente della Scuola d’Ateneo per le attività post graduate nonché docente di Economia politica del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza. Scotti in passato è stato anche sindaco di Napoli, ministro dei Beni culturali, del Lavoro, dell’Interno e degli Affari esteri nei governi Andreotti, Amato e Berlusconi attraversando così la Prima e la Seconda Repubblica. Come dire: qualche consiglio alle due professoresse aspiranti ministre può darlo.
DA FRATTINI A NACCARATO. Nel cda siedono anche l’ex ministro degli Esteri berlusconiano Franco Frattini e Paolo Naccarato. Naccarato, ex sottosegretario del governo Prodi alle Riforme, ha poi aderito a Italia Futura di Montezemolo. Nel 2013 si candidò con la lista di Tremonti e la Lega. Primo dei non eletti, entrò in parlamento dopo le dimissioni di Massimo Garavaglia nominato assessore in Lombardia. Poco dopo aderì al gruppo Grandi autonomie e libertà (Gal). Dopo un veloce passaggio nel Nuovo centrodestra di Alfano, nel 2017 ha sposato il progetto Rinascimento di Vittorio Sgarbi. E alle Politiche è candidato alla Camera a Cosenza, sostenuto dal centrodestra. Sempre che non si tratti di un omonimo, nel cda dell’ateneo spunta anche il nome di Marco Staderini, fedelissimo di Casini ed ex presidente di Sogesid, società del Mef che si occupa di bonifiche ambientali.
L’INTERROGAZIONE DEL 2013. Ma i rapporti tra M5s e l’ateneo non sono sempre stati “ottimi”. Nel luglio 2013, infatti, Claudia Mannino e altri otto parlamentari pentastellati (tra cui Chiara Di Benedetto, Giulia Di Vita e Riccardo Nuti) presentarono una interrogazione a risposta scritta per presunti mancati pagamenti ai docenti. «Con decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 374 del 21 settembre 2011», scrivevano i pentastellati, «veniva disposto il riconoscimento di Link Campus University quale università non statale dell’ordinamento universitario italiano, con contestuale cessazione dell’attività come sede in Italia dell’università di Malta; in conseguenza del predetto decreto, e in applicazione dello stesso, sono state avviate le procedure di cessazione dei soggetti che operavano con la Link Campus University come sede in Italia dell’università di Malta, soggetti partecipati dall’università di Malta stessa; tra questi vi è la “Società per la gestione della Link Campus University of Malta – S.p.a.” – in breve “Gestione link s.p.a.”, la società attraverso la quale transitano tutti i contratti con i docenti dell’università; la Gestione Link SpA risulterebbe agli interroganti destinataria di provvedimenti giudiziali in ragione del mancato pagamento dei propri docenti, provvedimenti che tuttavia la società si rifiuta di eseguire, nonostante gli stessi siano definitivi ed esecutivi».
I pentastellati appena entrati in parlamento poi continuavano: «Mentre la Gestione Link S.p.A. è inadempiente rispetto agli obblighi contrattualmente assunti, la fondazione Link Campus University risulta destinataria di contributi pubblici nell’ambito di programmi cofinanziati con Fondi Strutturali europei per euro 175.374,00 (fonte www.opencoesione.gov.it); avvalendosi di due strutture formalmente distinte, la Link Campus University, da un lato, si avvale della collaborazione di docenti e studiosi senza corrispondere compenso alcuno, dall’altro, beneficia di ingenti contributi pubblici della cui destinazione, a questo punto, è lecito dubitare».
DEFINITI «ESAMIFICI INIDONEI». Infine, aggiungevano: «Il moltiplicarsi di strutture formative private riconosciute dallo rende un pessimo servizio sia agli studenti che spesso si trovano a essere iscritti a “esamifici” inidonei a fornire una reale preparazione al mondo del lavoro, sia allo Stato stesso che vede distolte preziose risorse che dovrebbero essere investite nella formazione pubblica di qualità». Com’è finita? A quanto risulta dal sito della Camera dopo 20 solleciti, l’ultimo dei quali datato 21 aprile 2015, lo stato dell’iter è ancora «in corso».