Stato-mafia – Nei giorni delle bombe circolava un dossier dell’89 sull’allora capo di Bankitalia e un uomo all’epoca ritenuto vicino ai clan
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
Pochi giorni dopo le bombe di Roma e Milano, esplose nella notte tra il 27 e il 28 luglio ’93, il direttore della Dia Gianni De Gennaro ordina ai suoi uomini di rintracciare un dossier stilato quattro anni prima dall’Alto commissariato Antimafia e sepolto negli archivi degli apparati. E così il 5 agosto ’93, il […] il tenente colonnello della Dia Filippo Calcaterra invia un appunto al suo capo per informarlo che il giorno prima “il capitano Sorgente, su specifico incarico del direttore della Dia, delegato dal colonnello Tomaselli, ha estratto copia dei documenti contenenti intercettazioni telefoniche preventive, eseguite nel giugno ’89 su richiesta dell’Alto commissario antimafia, concernenti conversazioni del noto presunto mafioso Rosario Spadaro, attivo nell’isola di Saint MaItin, e riguardanti incontri avuti con il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, in visita nell’isola”. Non passa neppure una settimana e De Gennaro, il 10 agosto ’93, spedisce al ministro dell’Interno Nicola Mancino la relazione riservata della Dia in cui compare per la prima volta la parola “trattativa” sulla gestione del carcere duro: una coincidenza, o esiste un legame logico da esplorare che può condurre dentro i segreti del ricatto allo Stato?
È I.A DOMANDA che si pongono i pm di Palermo che su quell’appunto di Calcaterra, pubblicato il 7 gennaio scorso dal quotidiano La Verítà, hanno avviato una nuova tornata di interrogatori di esponenti istituzionali il cui esito è tuttora top secret. Qualcuno, nell’estate del ’93, teneva sotto pressione Ciampi, ormai presidente del Consiglio, che annotava nelle sue agende la necessità di “continuare nella linea della fermezza”, ponendosi come il più autorevole nemico del dialogo con Cosa Nostra? C’è una relazione tra quel fascicolo dell’Alto commissariato e la decisione del Guardasigilli Giovanni Conso che sotto il governo Ciampi revocò nel novembre ’93 centinaia di 41-bis ai detenuti mafiosi? Sono le domande che sottintendono ai nuovi interrogatori dello stesso De Gennaro, e degli ufficiali Calcaterra, Sorgente e Tomaselli, per decifrare le ragioni di quella ricerca d’archivio relativa ai contatti tra Ciampi e Spadaro alle Antille nel giugno dell”89, lo stesso mese delle accuse del Corvo e del fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone.
Sul punto, secondo indiscrezioni, De Gemiaro – parte offesa nel processo trattativa per la calunnia di Massimo Ciancimino che lo ha indicato come il “signor Franco” – avrebbe già fornito una spiegazione, male sue risposte sono coperte dal più rigoroso riserbo.Perché quell’interesse verso le intercettazioni? Per proteggere il presidente del Consiglio da potenziali °veleni’? Chi indaga fa notare che pochi giorni dopo aver ricevuto il dossier,lo stesso De Gennaro è il primo a segnalare nel rapporto della Dia il rischio di un ricatto allo Stato ed è dunque dífficile ipotizzare in questa un suo ruolo “non istituzionale”.
L’unica cosa certa, infatti, è che nelle agende di Ciampi, l’attuale presidente di Leonardo /Finmeccanica viene descritto come il più stretto alleato della “linea dura” in contrapposizione con l’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro e con il capo della polizia Vincenzo Parisi, convinti della necessità di un ammorbidimento della pressione penitenziaria. Altra cosa certa è che quel dossier dell’Alto commissariato, nell’estate del temuto golpe, poteva costituire una seria minaccia per Ciampi, dal momento che, nelle telefonate intercettate, Spadaro alludeva a incontri alle Antille con contorno di cene e gite in barca.
NELL’INFORMATIVA si legge, infatti, che don Saro, all’epoca indicato come uomo del boss Nitto Santapaola, “è costretto a rinviare al 29 giugno ’89 il già programmato rientro in Italia, dal momento che il 24 giugno è previsto l’arrivo a Saint Martin del Governatore della Banca d’Italia Azelio (sic) Ciampi. Spadaro ha interesse ad incontrare il Governatore”. In una conversazione con la moglie, l’imprenditore siciliano avrebbe poi commentato “il previsto arrivo della personalità”, dicendo: “Speriamo che Ciampi mi dia una mano adesso che viene”. Il dossier prosegue: “Dalla telefonata intercettata alle ore 00.15 del25 giugno ’89 risulta che Spadaro deve nuovamente incontrarsi con il Ciampi, che ospiterà a cena al ristorante Le Rose e che il giorno successivo è in programma una gita in barca con lui”.
Un anno dopo, Claudio, il figlio del futuro capo dello Stato, che all’epoca lavorava alla Bnl di New York, spiegherà che il Ciampi citato nelle conversazioni è lui e non il padre. E che il “governatore” di cui si parlava nelle intercettazioni non era quello di Bankitalia, ma dell’isola di Saint Martin. E quelle indagini non approdarono a nulla.
2 aprile 2017