Movimento Nazionale Antifascista per la difesa e il rilancio della Costituzione
Per salvatore d’Albergo verso il 6 dicembre
Lettera aperta alla Associazione Nazionale Magistrati sull’art. 18
Avevamo appena inviato questa lettera alla ANM quando ricevemmo la notizia della morte di d’Albergo, sicché scrivemmo di getto il testo con cui abbiamo trasmesso la notizia e le altre iniziative sono rimaste “ritardate” o in “sospeso”.
Alleghiamo locandina del libro “IPOTESI DI COMPLOTTO?” di Paola Baiocchi e Andrea Montella che – tra l’altro – parteciperanno all’assemblea pubblica che, ricordiamo, si terrà il 6 dicembre presso l’Università di Bolognasala del Rettorato, Palazzo Poggi Via Zamboni n. 33, dalle ore 10,30 a seguire, in ricordo di Salvatore d’Albergo, del suo tipo di impegno come uomo e dirigente politico-intellettuale testimoniato fino all’ultimo giorno dai suoi ininterrotti interventi nel dibattito e nell’attività politica, culturale e sociale, affrontando i temi economici-sociali-politiciattuali, esempi di un nuovo tipo “di uomo” e “di dirigente politico-intellettuale” permettono di inquadrare la personalità e il ruolo svolto da Salvatore d’Albergo nella storia politica e sociale, culturale e civile del Paese.
Un ruolo ancor più accentuato dalla unicità dei suoi contributo e del suo impegno, protesi a: – stabilizzare i principi e i valori economico-sociali con la difesa integrale della Costituzione e dell’art. 18; – per un potere sociale e territoriale; il controllo democratico-sociale dei Piani d’impresa per attuare la programmazione democratica dell’economia al fine di realizzare la democrazia economico-sociale prefigurata dalla Carta del 1948.
L’intento concordato con Salvatore d’Albergo di rivolgersi alla ANM, a Magistratura Democratica, ai magistrati e alla magistratura nel suo complesso, è motivato dal fatto che essa é parte in causa e soggetta all’attacco dell’attuale governo, che con l’abolizione dell’articolo 18 mira ad abrogare quel potere non burocratico, autonomo e ordinatario della magistratura rispetto ai licenziamenti illegittimi, che gli è stato affidato dal legislatore parlamentare per conto dello stato.
—– Original Message —– From: Angelo Ruggeri To: posta@associazionemagistrati.it Sent: Saturday, October 04, 2014 1:25 PM Subject:Difendere il controllo di legalità e il potere della magistratura sull’art. 18
Movimento Nazionale Antifascista per la difesa e il rilancio della Costituzione
Lettera aperta alla Associazione Nazionale Magistrati
Ci rivolgiamo con particolare attenzione e fiducia soprattutto a voi, in quanto nell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori attuativo dei valori sociali della Costituzione – che dopo essere stata “bloccata” per 20 anni dalle forze più conservatrici, venne “sbloccata” dalle lotte democratiche e sociali di massa dei lavoratori e delle forze popolari e studentesche – risulta significativamente centrale il ruolo della magistratura spesso e con voluta indifferenza “silenziato” o disconosciuto da tutte le parti sociali e politiche interessate ( anche o specialmente dai giuristi del lavoro e del diritto costituzionale).
In tale fiducia, trasmettiamo alla vostra attenzione il presente documento che ha contribuito ad un primo “superamento” del silenzio in cui è stato avvolto il ruolo del “terzo potere” dello stato, forse proprio perché in questi anni è prevalso, una sorta di antistatalismo ideologico, un ideologismo preconcetto, portato a confondere e incapace di distinguere tra potere statale burocratico e potere statale democratico quale è quello stabilite dal legislatore per l’art. 18, affidato al potere non burocratico ma democratico, autonomo e diffuso sul territorio come è quello dello magistratura. Ma non mancheremo, se ci è concesso, di trasmettere aggiornamenti e considerazioni ulteriori al riguardo e sui il valore e l’autentico significato dell’Art. 18 e correlati.
Sul vero significato dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori
L’impresa, il lavoro e il cuneo dell’art.18
A prescindere dalla posizione della destra sociale sull’art.18, ancora una volta, sembra indispensabile e urgente chiarire il significato dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, per dissolvere quelle che nella confusione di massa creata e consolidata in un trentennio, ha portato a sostenere posizioni “enfatiche” – e quindi inutili. Poco attinenti al reale significato dell’art.18 che è espressione non di un “diritto” ma di un potere democratico e sociale duplice e convergente, dello stato e del sindacato, contro il dispotismo d’impresa.
In tal modo, infatti, spesso con formule enfatiche, rimane inespresso il ruolo della magistratura, posto a garanzia della continuità del diritto di lavorare, come responsabilità sociale fatta valere dal “terzo potere” dello stato, contro il sistema delle imprese e il dispotismo padronale in fabbrica. Dispotismo che nel quadro revisionista della Costituzione e dei suoi valori sociali, si vuole ripristinare – come risulta dall’estremismo ideologico ed aperto e dichiarato attacco, di segno reazionario da parte del “capo” del governo – proprio abolendo il democratico potere giurisdizionale voluto e sancito dal legislatore, ma , inspiegabilmente, su di esso e sulla sua centralità è stato e viene messo il silenziatore, da coloro stessi che pur dicono di difendere e voler mantenere l’art. 18.
Il significato dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è nella natura ed origine della norma, anche se, nella confusione consolidata da un trentennio, si dà enfasi al fatto che sia espressione di “civiltà” o di “diritti” e mai quale è realmente espressione di potere democratico attinente al rispetto e alla attuazione dei Principi e Valori economico-sociali della Costituzione.
Se continuasse a prevalere questo esclusivo profilo, i lavoratori (oltre che i cittadini), sarebbero ostacolati e impediti di riprendere coscienza strettamente di classe, che l’articolo 18 – non a caso datato al 1970 – è stato introdotto per esprimere la convergenza dei principi sociali, su cui si fonda l’autonomia sindacale, con il ruolo politico democratico del legislatore parlamentare, il cui intervento è rivolto a coniugare i principi sociali e politici che caratterizzano la Costituzione italiana con i suoi Principi Fondamentali.
Mentre con l’ennesimo tentativo di revisione della Costituzione, torna a profilarsi l’intento di rilegittimare anche formalmente il potere e il dispotismo d’impresa, superato dai valori costituzionali, a cui molto poco ci si riferisce nell’attuale dibattito, forse anche a causa di una scarsa considerazione o conoscenza della storia dello Statuto dei Lavoratori e del diritto pubblico economico (senza il quale non si può intendere la Costituzione e ancor meno il significato che ha in essa “il lavoro” che già nell’art.1 e art. 4, qualifica la nostra stessa Repubblica.
Infatti, in questa fase dominata dall’equivoco concetto di “globalizzazione” dell’economia (equivoco e anche infondato rispetto al modo in cui è stato inteso in questo secondo ventennio anche da “sinistra”), si vuol far perdere di vista alla classe operaia che l’impresa rimane comunque un istituto di potere a livello innanzitutto nazionale. Come dimostra (anche) la preoccupazione della stessa Confindustria e dei suoi alleati di abolire l’articolo 18.
E ciò proprio perché con tale articolo, il potere ordinatorio della magistratura di rimuovere i licenziamenti illegittimi , è lo strumento di prolungamento del potere sindacale al livello politico, mediante la connessione tra due poteri statali, come il potere legislativo (Legge 300 del 70, S. d. Lavoratori) e il potere giurisdizionale di ordinare all’impresa il reintegro del lavoratore e di condannarla al risarcimento del danno illegittimamente subito dal lavoratore.
Come si vede, quindi, l’art. 18 interferisce, in una prospettiva democratica oggi arrestatasi, sia con il diritto dell’impresa sia con il diritto del lavoro e sia con il diritto sindacale: cosa che sfugge anche alla stessa FIOM impegnata in una difesa dei “diritti” dei lavoratori che è resa vana nel (e dal ) misconoscere che l’articolo 18 coinvolge i poteri dello stato, del sindacato e dell’impresa, per piegare il mercato – a favore dei lavoratori come corpo sociale e nei diritti che ne derivano – mediante il riconoscimento istituzionale della forza di pressione dei poteri democratici sia dello Stato sia del sindacato.
Occorre quindi che non solo i partiti ma gli stessi parlamentari ed anche il sindacato – e qui il pensiero va a quella parte di sindacato che mostrano un maggiore criticità e volontà di lotta – pongano ( e si oppongano) la massima attenzione al “rovesciamento” in corso della forma di governo parlamentare e alla necessità di una legge elettorale a favore del proporzionale integrale, se si vuole che la rappresentanza sindacale possa ancora e come all’epoca dell’emanazione dello Statuto dei Lavoratori
Per il Movim. Naz. Antifascista Difesa e Rilancio della Costituzione
Salvatore d’Albergo e Angelo Ruggeri