“L’Europa dovrà imparare a fare a meno degli Stati Uniti”, avverte Sylvie Kauffmann, editorialista di Le Monde.
-E spiega che gli europei, per far fronte a Trump, dovranno imparare la ‘triangolazione’, detta all’italiana, trattare su più tavoli, sopratutto verso oriente.
Sylvie Kauffmann, editorialista di Le Monde, «L’Europa dovrà imparare a fare a meno degli Stati Uniti», avverte, partendo dagli appuntamenti chiave di questa settimana col rozzo di Trump in casa. Ma le radici del distacco vengono da più lontano e Trump ne è solo la conseguenza.
Pericoli o possibilità?
Sgarberia e sfide Bruxelles e ora a Londra. Ma sopratutto Helsinki, dove, il 16 luglio, «vuole parlare con Vladimir Putin da solo, con il quale ha almeno un obiettivo comune: dividere l’Europa».
Allo stesso tempo, a Pechino, i leader dell’Unione europea e della Cina discuteranno cosa può riunirli in questo mondo che cambia. Settimana di tutti i pericoli o tutte le possibilità?
«Per l’Europa, è l’una e l’altra, come vuole la teoria del bicchiere mezzo vuoto e del bicchiere mezzo pieno». Europa prigioniera del passato rispetto agli Usa (l’aiuto nella seconda guerra mondiale), mentre il nuovo vertice Usa vede l’Europa addirittura come avversario, un po’ ladro di benefici e per giunta, anche un po’ socialista’, che oltre Atlantico è quasi bestemmia.
Nessun incidente della storia
Adesso, i più avvertiti in Europa -scrive Sylvie Kauffmann- hanno capito che Donald Trump non è un incidente della storia, ma espressione di una tendenza che poteva essere rilevata prima della sua stessa elezione. Secondo il CEO di una società globale francese: “l’obiettivo Trump non è solo il protezionismo…”, «l’objectif de Trump n’est pas simplement le protectionnisme, mais le démantèlement de la chaîne de valeur, afin de ramener l’ensemble de la valeur aux EtatsUnis».
America First, sappiamo. E conferme attorno. Il ministro dell’economia e delle finanze, Bruno Le Maire, che avverte che Washington cerca di dividere Francia e Germania. O Cceuré Benoit, del comitato esecutivo della Banca centrale europea, che chiede all’Europa di pensare in termini di “rapporti di forza” (basta “visione di Rousseau”).
Da partner a preda
Jacques Attali, che dice che, per gli Stati Uniti, “l’Europa non è più un partner ma una preda, un terreno di caccia”. Il banchiere svizzero Philipp Hildebrand che accusa Washington di essere “la principale fonte di instabilità.” L’economista Jean Pisani-Ferry, il quale osserva che, sotto Donald Trump, gli Stati Uniti avevano “risolto il contratto” su cui essi stessi avevano stabilito la loro leadership e devono sopportarne le conseguenze. Ma non solo Trump. L’Europa in mezzo, tra due potentissime minacce. Il blocco americano, “armato del suo potere politico e della giustizia extraterritoriale che si è attribuito”. El blocco cinese, quello del ‘capitalismo’ senza le regole dei diritti e della democrazia.
Triangolazione
Altra forzatura Usa. “Di fronte alle pratiche commerciali abusive che Trump attribuisce alla Cina, invece di unirsi a noi, gli Stati Uniti ci stanno attaccando”, si rammarica di Jean Pisani Ferry. Trump non vuole “triangolare” con l’UE contro la Cina? Quindi è l’Europa che deve “triangolare” con la Cina contro gli Stati Uniti, sostiene Pascal Lamy, ex direttore dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Svolta politico strategica complessa quella degli Stati Uniti nella interpretazione di Donald Trump. Ma anche un eccesso di astiosità personale, ricambiato da una antipatia sempre più diffusa. Ecco una delle ragioni di Trump scritta in francese.
«Ce président américain déteste l’Union européenne, il la soupçonne d’étre une voleuse, une profiteuse, une ‘socialiste’».
13 luglio 2018