La trasmissione Report (vedi sotto), del 4 gennaio 2021, della televisione pubblica Rai 3, fa ben sperare che qualcun altro dei giornalisti possa recuperare quella deontologia professionale e seguire le orme di questi “mastini” delle notizie. Inchieste giornalistiche scomode per i disonesti che li ha spinti a minacciare i giornalisti di Report perché hanno alzato il velo delle complicità a più livelli sia in questo paese che in altri (vista la comparsa di uomini della Cia e della massoneria internazionale).
Una serie di inchieste, a tutto tondo, quelle di Report, sulle vicende che parlano della Trattativa Stato-mafia, delle stragi del 1992 e del 1993, che vedono indagati dalla Procura di Firenze anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Una fedele ricostruzione cronostorica delle vicende stragiste e giudiziarie che coinvolgono mafia, massoneria, terroristi di destra, le istituzioni dei servizi segreti che collegherebbe gli attentati alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 alle bombe di Capaci e di via D’Amelio, in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino… Il ruolo destabilizzante di organizzazioni illegali come Gladio con testimonianze esclusive di magistrati, di collaboratori di giustizia e, persino, di protagonisti dei piani eversivi.
Infatti, i giornalisti di Report si chiedono, anche, chi erano quelli della Falange Armata, che inviava “minacce a politici e giornalisti” e rivendicava “omicidi e attentati tra cui le bombe di Capaci e via d’Amelio del 92 e le stragi di Firenze, Roma e Milano del 93. Ma chi sono i falangisti? Erano uomini dello Stato?”
Infatti, il magistrato Giovanni Falcone verrà ucciso perché aveva iniziato ad indagare sulla massoneria, Licio Gelli, gli estremisti di destra, gladio…
Una serie di servizi giornalistici che ci ripaga dello sforzo analitico (fatto in decenni da alcuni componenti del sito che hanno conosciuto Alessandro Ferrari ucciso nella strage di via Palestro, il 27 luglio 1993), su cosa sia successo in questi anni nel paese Italia. Ora si chiede, però, di non perdere il filo della matassa per risalire alla verità negata e contrastata da autentici criminali che danneggiano la democrazia di questo Paese.
Potremmo, ad esempio, domandarci la straordinaria “casualità”, nei vari anni, di come alcune vicende terribili del Paese abbiano, spesso, avuto vicino sedi o personaggi legati ad ambienti citati nella suddetta trasmissione.
Qualche sporadico esempio.
Corrado Simioni, l’uomo che creò la scuola (centro illegale spionistico atlantico) Hyperion di Parigi, aveva già nel 1973 a disposizione “cascine e villette (a Barzio e Bellano, sopra Lecco; nei pressi di Erba, a Tortona, a Mestre) dove riunirsi con i militanti del Superclan; un appartamento a Milano, in via Boscovich 55“, quest’ultima a due passi della sede provinciale della CISL. Una delle organizzazioni sindacali strumentalizzate dalla Loggia massonica P2 nel “Piano di rinascita democratica“.
Altra straordinaria “stranezza”.
Oreste Innocenti (ex parà ?!), ex dirigente dei Vigili Urbani (oggi: Polizia locale) che era nella lista della Loggia massonica P2 (tessera 355), aveva l’ufficio nella sede in via Beccaria 19, a Milano, ed a 1 minuto (praticamente di fianco) dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana 4, dove esplose la bomba il 12 dicembre 1969.
Stranezze e “casualità” a catena.
La “banda di Ferrandi nel mese di febbraio del 2015 ha occupato l’hotel abbandonato in via Ruggiero Settimo nella zona di via Washington con lo scopo preciso di accogliere parte degli stranieri” e ritenuto uno dei responsabili degli scontri contro la polizia di una manifestazione del 1° Maggio del 2017 a Milano. Hotel occupato a due passi dall’appartamento di via Washington 27, dove aveva sede una delle società paravento dei servizi segreti e che ospitò i terroristi dei NAR, Mambro e Fioravanti dopo la strage alla stazione di Bologna i quali si incontrarono, prima dell’atto dinamitardo a Roma, all’hotel Excelsior, il 30 luglio 1980, con il massone della P2, Licio Gelli.
Lì vicino, in via Elba 21, vi è una delle sedi dell’Opus Dei come diversi, altri, centri della comunità ebraica ma, anche, la via privata delle Stelline 1 che dovrebbe essere la sede legale della nuova Lega coinvolta in una indagine per un “coacervo di sigle“.
Poi, però, si dovrebbe parlare, anche, delle innumerevoli “coincidenze” degli appartamenti dei servizi segreti messi a disposizione a brigatisti, fascisti, malavitosi, come in via Gradoli, che sono risultati nelle varie inchieste sull’assassinio dell’onorevole Aldo Moro…
MOWA
(puntata intera della trasmissione)
1 Comment
Ci scrive, il 6 gen alle ore 18.17, Marco Valeriani:
Buona domenica,
sono d’accordo sul fatto che “Report” e quindi Ranucci e i suoi collaboratori – tutti ottimi giornalisti – hanno fatto un ottimo lavoro d’inchiesta trattando la materia a tutto tondo e quindi spaziando fra caso Moro, strage alla stazione di Bologna, delitti Mattarella e La Torre, Capaci, via D’Amelio, bombe del 1993, ecc… Qualcosa che non è mai stato fatto con questa profondità di sguardo…
In linea generale sono anche d’accordo con la tesi circa l’esistenza di un filo sottile ma tangibile che ha legato i cosiddetti “misteri d’Italia” attraverso la connection servizi – P2 – massoneria – mafia…
Purtroppo le reazioni sono sconfortanti, indifferenza a parte…
https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2021/01/05/report-legali-berlusconi-tesi-preconfezionate-diffamatorie_D92IkuxbO2sHAnYBgveinK.html
… tutto sommato rientra nella normalità…
https://www.ilriformista.it/report-fa-giornalismo-spazzatura-altro-che-inchieste-186951/
… da uno come Sansonetti ci può anche stare… Figuriamoci quale contributo Sansonetti ha mai dato alla verità…
Però c’è dell’altro…
https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/81582-borsellino-servizi-deviati-hanno-agenda-rossa-di-paolo-non-la-mafia.html
https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/81580-ingroia-agenda-rossa-di-borsellino-e-in-mano-a-uomini-di-stato-non-boss.html
Segni tangibili del fatto che nei movimenti antimafia poco hanno capito e poco ci capiscono finendo per dare una mano ai detrattori – e non sono pochi – di un programma come “Report”, unico nel panorama italiano.
A presto
Marco V