Brutti presagi stanno piovendo sulle Forze dell’Ordine italiane con il prossimo ingresso del taser. Infatti, se da una parte si chiede più democratizzazione dei tutori dell’ordine con la possibilità di identificazione dei poliziotti che commettono atti illegali durante il loro servizio (ad es. le manifestazioni), dall’altra, qualcuno li arma con ulteriori discutibili strumenti come il taser che secondo l’ONU sono considerate oggetto di tortura.
Un’arma il taser che può provocare diverse complicazioni sino alla morte della persona colpita come sostenuto dall’organizzazione Amnesty International o dal componente delle Forze dell’Ordine, Daniele Tissone, alla trasmissione RAINEWS24.
Importare da altri paesi norme comportamentali disquisibili della sfera democratica non sono sinonimo di civiltà mentre, invece, molto spesso, producono l’esatto contrario e, a dimostrazione di ciò, ad es., sono l’acquisto indiscriminato di armi da parte dei cittadini negli USA. Vendita di armi che favoriscono solo le case produttrici di strumenti di morte. La tutela del cittadino o dello stesso agente devono rimanere sempre in perfetto equilibrio con le norme legislative della nostra Repubblica per non incorrere in ordini di servizio ed azioni sbagliate che portano a terribili conseguenze sui vari fronti e che lasciano danneggiate entrambe le parti come successo nel 2001 a Genova con il G8.(vedi sotto)
La tutela del cittadino e dello stesso operatore delle Forze dell’Ordine la si ottiene, solo, usando meglio gli agenti sul territorio che vanno dall’aumentare il personale e creare più formazione giuridica onde evitare di avere dei “gasati” senza testa che contrastano con le esemplari gesta del lavoro di intelligence fatto e che ha prodotto la cattura dei vari Riina, Provenzano… A meno che qualcuno nel suo scellerato conto abbia messo il disagio che regna nelle forze di polizia per le varie disfunzioni (es. i pessimi e massacranti turni di lavoro dovuti alla carenza d’organico), come cavallo di battaglia per strumentalizzare verso sistemi più autoritari e meno disponibili ad un dialogo con tutte le componenti democratiche del nostro Paese. Quei soldi spesi per i taser, magari, sarebbero potuti servire ad aumentare gli stipendi o comprare materiale informatico nei vari commissariati che spesso si vocifera tra i rappresentanti sindacali del settore devono sopperire con dotazioni personali alle richieste dei cittadini. Le persone perbene riconoscono il valore che ricoprono queste figure statuali ma se rimangono, sempre, dentro il recinto della Costituzione.
MOWA
Taser alla polizia, quanto costa (e che business muove) la pistola elettricadi Biagio Simonetta Molto presto gli agenti della pubblica sicurezza italiana potrebbero portare una doppia fondina. Di fianco alla pistola d’ordinanza, infatti, troverà spazio il taser, la pistola elettrica resa celebre dall’uso, ormai smodato, della polizia statunitense. Un’alternativa alle armi da fuoco: nessun proiettile ma una scarica elettrica ad alto voltaggio in grado di immobilizzare un essere umano. Come funziona il taser Quanto costa e dove viene usato Le polemiche e i dubbi
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G8, la procura della Corte dei Conti: “I poliziotti risarciscano otto milioni di euro”Agenti di polizia davanti al cancello della scuola Diaz il 21 luglio 2001 (ansa) La procura della Corte dei Conti della Liguria chiede un risarcimento danni di oltre 8 milioni di euro (3 milioni di danni patrimoniali e 5 per danno d’immagine) a 27 appartenenti ed ex appartenenti alla polizia di stato, per i pestaggi avvenuti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. A essere citati dalla procura contabile sono i dirigenti e i funzionari dell’epoca, tra questi anche Francesco Gratteri, allora direttore del servizio centrale Operativo, il suo vice Gilberto Caldarozzi; il capo della digos di Genova Spartaco Mortola oltre al comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, il suo vice comandante e i capisquadra; oltre agli altri funzionari coinvolti nei fatti. Per la procura, devono risarcire un danno patrimoniale indiretto, ovvero i risarcimenti alle parti civili pagati dal Ministro dell’Interno, oltre alle spese legali per i processi, il tutto per oltre 3 milioni di euro. Nei prossimi mesi sarà fissata l’udienza davanti ai giudici contabili che dovranno decidere nel merito. Secondo il pm contabile, lo Stato, non solo ha dovuto affrontare importanti risarcimenti, ma ha subito anche un grande danno d’immagine, quantificato in 5 milioni di euro. Il procedimento penale, per i brutali pestaggi avvenuti all’interno della scuola Diaz da parte delle forze dell’ordine la notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, si è concluso in Cassazione con alcune condanne e numerose prescrizioni, che hanno visto coinvolti anche personaggi di vertice della polizia di stato. Il pm sottolinea però “come sia per i fatti per cui vi è stata una condanna, che per quelli per cui è intervenuta la prescrizione, si siano accertate le responsabilità e vi sia stata condanna al risarcimento danni e al rimborso delle spese, nonché il riconoscimento di provvisionali in favore delle parti civili”. La procura contabile ha aperto altri procedimenti per danno patrimoniale, per gli stessi fatti, in quanto vi sono ancora cause civili di risarcimento danni in corso e ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. 26 agosto 2018 |