di Francesco Dall’Aglio
L’idea ucraina di vincere ‟cuori e menti” del continente africano e in generale del ‟sud del mondo”, e sganciarlo dalla Russia, sta avendo pochissimo successo. Al di là del fatto che la Russia ha, ovviamente, una rete diplomatica e una capacità attrattiva ben superiori a quelle ucraine, alcune mosse recenti della diplomazia ucraina non sono state apprezzate, a dir poco.
All’indomani del famoso attacco in Mali dei separatisti tuareg e dei jihadisti, l’account Facebook dell’ambasciata ucraina in Senegal aveva pubblicato un post con la famosa intervista ad Andrii Yusov nella quale il nostro sosteneva che l’attacco era stato organizzato con l’assistenza dell’Ucraina e adombrava una sorta di impegno globale contro la Russia (ne abbiamo già parlato).
L’intervista era accompagnata da un commento dell’ambasciatore ucraino in Senegal Yurii Pyvovarov: ‟il lavoro continuerà. Ci saranno certamente altri risultati. La punizione dei crimini di guerra e del terrorismo è inevitabile. È un assioma” (NB: il post è stato cancellato).
Il post, e soprattutto il commento di Pyvovarov, non sono passati inosservati e hanno scatenato una polemica piuttosto aspra sia nei media che sui social, fino a interessare i governi degli stati del Sahel.
Il 2 agosto il Ministero degli Esteri del Burkina Faso ha pubblicato una nota in cui comunicava la sua ‟indignazione” per il ‟video di propaganda” diffuso dall’ambasciata ucraina in Senegal nel quale si esprimeva ‟un sostegno inequivocabile ai gruppi terroristi autori dell’attacco vile e barbaro”, condannando fermamente ‟questa apologia del terrorismo” e invitando l’Ucraina a occuparsi degli affari propri.
Il giorno successivo, 3 agosto, con un ritardo che parte dell’opinione pubblica senegalese ha trovato eccessivo, è stata la volta del Ministero dell’Integrazione Africana e degli Affari Esteri del Senegal che ha emesso un comunicato simile, nella forma e nella sostanza:
ha appreso ‟con stupore” del ‟video di propaganda” che esprime ‟un sostegno inequivocabile e senza sfumature all’attacco terroristico” contro un paese fraterno, affermando che il Senegal mantiene una posizione di neutralità riguardo al conflitto, auspica una soluzione diplomatica e ‟non può tollerare alcun tentativo di trasferire sul proprio territorio la propaganda mediatica che riguarda questo conflitto”, comunicando infine che l’ambasciatore Pivovarov è stato convocato al Ministero ‟dove gli sono stati ricordati gli obblighi di discrezione, moderazione e non-ingerenza che devono accompagnare la serietà e la solennità della sua missione”.
La durezza della reazione senegalese non sta tanto, come hanno subito ipotizzato i maligni, nella volontà di non inimicarsi la Russia, con la quale i rapporti sono più che buoni nonostante il nuovo governo (e infatti la questione è stata immediatamente strumentalizzata dagli oppositori del nuovo Presidente, Bassirou Diomaye Faye, molto meno ‟filorusso” del suo predecessore Macky Sall), ma nel fatto che c’è già una situazione pregressa, e sgradevole.
Il 3 marzo del 2022, infatti, sempre l’ambasciata ucraina in Senegal aveva pubblicato un appello ai cittadini senegalesi ad arruolarsi in aiuto all’Ucraina, con tanto di formulario in cui inserire i dati.
Anche in questo caso Pyvovarov era stato convocato al Ministero degli Esteri e aveva ammesso che 36 cittadini senegalesi avevano presentato richiesta, ricevendo una nota ufficiale di protesta in quanto il post violava sia la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche che le leggi senegalesi (Il post dell’ambasciata è stato, anche in questo caso, rimosso).
L’ambasciata ucraina aveva abbozzato sostenendo che si trattava di un equivoco, ma l’infortunio diplomatico aveva trovato vasta eco sui media senegalesi, e non solo (vedi ad esempio BBC Afrique).
L’idea che un’altra volta gli europei intendessero reclutare degli africani, senegalesi in particolare, per combattere le loro guerre, non era affatto piaciuta. E questa è una prospettiva interessante: una guerra tra europei, nella quale il resto del mondo non vuole essere coinvolto né nel 2022, né nel 2024.
5 agosto 2024