10 aprile 1991 – Il report desecretato – In un documento del 2003 gli 007 collegano i 140 morti di Livorno al “viaggio” di materiale bellico dall’Ira
di Andrea Tornago
In un documento segreto dell’ex Sismi, il servizio segreto militare, declassificato dalla Commissione rifiuti lo scorso 8 febbraio, compare un riferimento al disastroso incendio del traghetto Moby Prince che la sera del 10 aprile 1991 entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo e provocò la morte di 140 persone nella rada di Livorno.
Poche parole, senza ulteriori spiegazioni: “Incidente di Livorno (Moby Prince, aprile 1991)”. Una strage che l’intelligence inserisce in una mappa concettuale dedicata al “traffico di materiale bellico recuperato, di scorie nucleari e di armi”, inviata il 3 aprile 2003 alla Divisione ricerca e antiproliferazione dell’ex Servizio segreto militare. La mappa del Sismi è allegata a una nota sul faccendiere Giorgio Comerio, ingegnere di Busto Arsizio che negli anni ’90 progettava di inabissare le scorie nucleari sui fondali marini servendosi di siluri penetratori, inquisito da diverse procure italiane ma mai condannato per reati ambientali.
NEL RICOSTRUIRE la presunta “rete di traffici paralleli di armi, scorie e rifiuti tossici” di Comerio, i Servizi creano un filo diretto tra le attività di “rimozione e traffico di materiale bellico” della Guerra del Golfo, in viaggio dall’Iraq verso l’Italia, e il disastro del traghetto Moby Prince. Nonostante tre processi, la magistratura non ha individuato un colpevole per il più grande disastro della marina italiana e il 22 aprile 2015 il Senato ha istituito una Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sulle cause della tragedia. La pista che portava al traffico d’armi, seguita da diverse inchieste giornalistiche che hanno ricostruito la presenza nella rada di navi militari americane e di mercantili sospettati di essere coinvolti nei traffici, non fu ritenuta valida dalla Procura di Livorno. Per gli agenti del Sismi, oggi Aise, Comerio sarebbe “contiguo o organico con una serie di traffici clandestini e di attività illegali internazionali”, legate in particolare allo “smaltimento e commercio di scorie nucleari e rifiuti tossici, al riciclaggio di denaro e al contrabbando di armi”. È proprio nell’ambito dell’attività avviata dall’ingegnere fin dal 1987 con la sua Odm, la Oceanic Disposal Management con sede nelle Isole Vergini Britanniche, che Comerio secondo i Servizi si sarebbe occupato anche di “smaltimento dei residui provenienti dalla prima Guerra del Golfo (vedi incidente della Moby Prince a Livorno)”. Dopo una condanna definitiva a quattro anni per tentata estorsione, Comerio nel 2002 ha lasciato l’Italia ed è risultato per anni “irreperibile” in Tunisia, tanto che nel gennaio del 2012 il giudice dell’esecuzione del tribunale di Bolzano ha dovuto dichiarare estinta la pena per decorso del tempo. Nel corso della latitanza dell’ingegnere non mancano contatti poco chiari con alcune strutture dei Servizi segreti italiani. Il Sismi nel 2005 riferiva al presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Carlo Taormina, che i Servizi avevano avuto contatti con l’ingegnere delle scorie: “Su iniziativa promossa dal secondo reparto della Guardia di finanza, il predetto Comerio è stato attenzionato nel mese di luglio 2001 dalla scrivente Divisione – riferiva l’intelligence militare – risultando tuttavia assolutamente inadeguato a divenire fonte o a qualsiasi titolo collaboratore, della Divisione stessa”.
COMERIO, considerato dal Sisde in un appunto del 2003 “sedicente appartenente ai servizi segreti, noto faccendiere italiano presumibilmente legato alla vicenda delle cosiddette ‘navi a perdere’ e al centro di una serie di vicende legate alla Somalia”, è stato in contatto fin dagli anni ’80 con una fonte della prima divisione del Servizio militare, che all’epoca aveva con lui rapporti di lavoro. La sua società Odm, che si occupava di “inabissamento in mare di rifiuti radioattivi”, è stata al centro delle indagini del Corpo forestale dello Stato nel ’95 sull’affondamento delle “navi a perdere” nel Mediterraneo, poi archiviate dal gip di Reggio Calabria.
Il nome di Comerio emergeva in relazione a una delle principali navi di cui si occupavano gli investigatori, la Rigel, affondata al largo di Capo Spartivento in Calabria il 21 settembre 1987 con un carico che seconda una fonte confidenziale avrebbe contenuto “uranio additivato”. Sull’agenda dell’ingegnere di Busto Arsizio, sequestrata nel maggio del ’95, il giorno dell’affondamento della nave venne trovato l’appunto Lost the Ship (“persa la nave”). Comerio si giustificò sempre spiegando di avere perso un traghetto per attraversare la Manica.
10 febbraio 2017