Alessandro Rosanio
Ricordo che qualche anno fa rimasi esterrefatto leggendo che chi commette violenze o, peggio, atti di pedofilia è stato quasi sicuramente vittima di simili atti nel proprio passato.
Proprio chi ha subìto queste oscenità dovrebbe capire veramente le conseguenze devastanti di questi atti, ma sembra che invece scatti un meccanismo psicologico assurdo e perverso che porta a reiterare quello che si era subìto.
Quando ero studente, Storia economica era vista come una sorta di esame “bonus”, facile e con poche cose da sapere.
Solo studiandolo, mi sono poi reso conto di quanto invece è utile per capire cosa accade intorno a noi nel presente.
Ricordo che fui colpito da come le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale trattarono la Germania in occasione della Conferenza di Parigi nel 1919. A causa della loro ottusità e del loro risentimento, le imposero enormi e punitive riparazioni di guerra, che erano oggettivamente impossibili da ripagare. Questa scelta, più che per questioni economiche, fu fatta per vendetta e odio nazionalista, che aveva le proprie origini già molto prima della guerra.
Le riparazioni richieste non erano in denaro, ma in beni reali: territorio, merci e oro. Su quest’ultimo in particolare la Francia aveva messo gli occhi date le cospicue riserve auree tedesche, 876 tonnellate, all’epoca le quarte al mondo.
Depredata anche dell’oro e delle poche risorse finanziarie che aveva, la Germania non era più in grado di onorare le riparazioni di guerra imposte.
Privo di risorse finanziarie, il governo iniziò a stampare grandi quantità di moneta. Per un po’, lo stratagemma funzionò e la gente non se ne accorse, ma quando ci si rese conto di cosa stava accadendo, l’aspettativa di inflazione scatenò un continuo aumento dei prezzi. Questo portò ad una iperinflazione, che ebbe conseguenze economiche e umane terribili. Per rendere un’idea della portata, basti pensare che se nel 1921 un francobollo costava 0,60 marchi, nel 1923 lo stesso francobollo costava 100 miliardi di marchi!
Bisognava girare con una carriola piena di banconote per comprare un pezzo di pane. Molti bruciavano banconote per scaldarsi, dato che valeva di più la carta su cui erano stampate. Chi andava al ristorante pagava in anticipo la cena perché i prezzi sarebbero saliti nel giro di pochi minuti. Non era inusuale vedere persone che, appena ricevuta la paga, correvano letteralmente a fare spesa per evitare che nel frattempo quei soldi non valessero abbastanza per comprarsi da mangiare.
Di episodi incredibili come questi se ne possono raccontare a decine…
Il terrore dei tedeschi per l’inflazione, che ancora oggi guida le politiche monetarie della Banca centrale europea (praticamente la copia-carbone della Bundesbank) nasce da questo episodio, ancora vivo nella cultura tedesca.
Gli Stati Uniti, che (all’epoca) avevano una diplomazia lungimirante e sensibile, cercarono di insistere affinché venisse data una tregua finanziaria al popolo tedesco, ma le altre potenze vincitrici non si placarono affatto. Anzi, esattamente come degli strozzini, la Francia e il Belgio nel 1923, violando le più elementari regole di diritto internazionale, occuparono militarmente la regione tedesca della Ruhr e cominciarono a saccheggiare la produzione industriale e mineraria, caricata in treni e spedita nei rispettivi Paesi a compensazione del debito.
Oltre a togliere ai tedeschi le poche risorse rimaste, le truppe francesi e belghe imposero alla popolazione violenze e umiliazioni prive di qualunque giustificazione, come l’obbligo di saluto da parte della polizia tedesca alle truppe francesi (in territorio tedesco!). Non era raro poi che nelle strade persone a caso fossero prese a manganellate senza motivo da qualche militare francese o belga, ancora in odio per la guerra.
I cittadini tedeschi della Ruhr cercarono di opporsi a quelle prepotenze, prima con proteste pacifiche e poi con scioperi e sabotaggi. Il tutto fece solo inasprire gli occupanti che, prima deportarono i leader politici degli oppositori e i sindacalisti, e poi obbligarono a lavorare con la forza gli operai e i minatori, al pari di schiavi.
In quegli anni, uno sconosciuto Adolf Hitler iniziava la sua campagna politica. Girava per la Germania, parlava con le persone, le ascoltava, e sapientemente capiva come sfruttare il loro malcontento verso gli invasori e un governo debole, che non faceva nulla per opporsi a quella situazione.
Molti non sanno che Hitler andò al potere democraticamente (all’inizio), ottenendo alle elezioni del 1933 ben il 44% dei voti! Anche le successive leggi speciali, che trasformarono la Germania in una dittatura, furono approvate senza la minima opposizione pubblica, sfruttando la paura e mascherando per “riforma” ed “efficienza”, la distruzione dell’opposizione (qualcosa che ricorda tanto chi adesso dice che “senza le opposizioni si lavora meglio” per cambiare la Costituzione).
Rivedendo oggi i video dei discorsi di Hitler e di altri loschi figuri come Goebbels o Himmler, può sembrare incredibile che siano riusciti ad acquisire e mantenere il potere, senza nessuna protesta od opposizione pubblica, neppure agli inizi, quando sarebbero state possibili.
Le basi culturali del nazismo, il suo spirito di estremo nazionalismo e odio per tutto ciò che è “diverso”, risiedono primariamente nella miseria e nelle umiliazioni che furono imposte al popolo tedesco. La bravura di Hitler fu nello sfruttare quell’odio, quella paura, quel desiderio di un leader forte che potesse guidarli, in cambio della loro completa obbedienza allo Stato.
Fu facilissimo per Hitler trovare dei “capri espiatori” ai problemi dei tedeschi (i ricchi ebrei, i comunisti, gli zingari, gli omosessuali, le razze “inferiori”), perché la gente era così disperata e incattivita che voleva per forza individuare dei colpevoli verso cui riversare la propria rabbia.
Anche in quel deserto di sottomissione e mancanza di critica vi furono dei fiori qua e là.
Non solo numerosi tedeschi nascosero, a rischio della loro stessa vita, vari ebrei perseguitati, ma vi furono altri atti di eroismo che oggi pochi avrebbero il coraggio di fare. Vi fu ad esempio un gruppo di studenti, che si diedero il nome di “Rosa Bianca” (link: http://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Bianca) che pagarono con le loro giovani vite il coraggio di difendere le proprie idee di libertà. Erano studenti “ariani”, benestanti, con una vita piena di opportunità. Non erano perseguitati da quel sistema e avrebbero potuto benissimo, come tutti gli altri, girarsi dall’altra parte e limitarsi a dire “Mi è stato ordinato, che posso farci?”. Invece nelle università cercarono di sensibilizzare gli altri studenti sul pericolo della guerra e del nazismo. Purtroppo c’era troppa aridità umana e rigidità mentale intorno a loro. Nessuno si interessò di quello che scrivevano sui loro manifesti. Furono individuati dall’efficiente polizia tedesca, incriminati e, dopo un processo farsa, decapitati.
Un bellissimo film racconta questa storia, più attuale che mai, oggi che in nome della crisi e della paura (ISIS, Russia, Corea del Nord e domani magari la “Spectre”), i nostri diritti vengono ridotti giorno dopo giorno e i governi, nel loro operato, sono sempre meno democratici.
Tornando alla Germania nazista, quella “cura” fu molto peggiore del male, non solo per il popolo tedesco, ma per milioni di persone in tutto il mondo, vittime delle persecuzioni e della guerra che seguì.
Tutto quell’orrore si sarebbe potuto evitare nel 1919 con un po’ di buon senso da parte delle Nazioni creditrici.
Questo quadro è paurosamente analogo alla situazione presente in Grecia e negli altri Paesi europei debitori, dove le politiche di austerità (basate su tagli di servizi pubblici essenziali, tassazioni insostenibili, svendite di beni pubblici all’estero, distruzione dei diritti della popolazione) stanno creando miseria e malcontento, tutto a vantaggio di pochi Paesi e di grandi banche. Queste ultime per anni hanno assunto ampi rischi e lucrato dai maggiori tassi di interesse ottenibili nei Paesi più indebitati, salvo poi fingersi sorprese quando quei stessi Paesi si sono dimostrati incapaci di onorare gli enormi debiti assunti.
Stiamo assistendo al paradosso per cui si vuole fare pagare il “debito pubblico” ai cittadini e si antepongono gli interessi di grandi banche internazionali ai diritti fondamentali di milioni di persone.
Se non si vuole che la storia si ripeta, a Francoforte e Bruxelles dovrebbero ricordarsi che l’idea di un’Europa unita nacque per promuovere la pace e l’integrazione tra i popoli, non per fungere da “agente di riscossione” degli Stati più ricchi nei confronti di quelli più poveri…