Il governo francese ha presentato la sua finanziaria che raggiungerà il 2,8% del rapporto deficit-Pil, danneggiando i lavoratori e facendo risparmiare le imprese.
di Guido Salza
[…] La finanziaria francese non è una pericolosissima manovra espansiva (ora che anche il keynesismo è stato bandito dai confini della UE): La ‘Loi de finances’ sfiora il tetto consentito semplicemente perché taglia a man bassa i contributi. In maniera residuale alle famiglie, consistentemente alle imprese. Niente paura, quindi: Macron continua a portare tenacemente avanti il suo organico progetto di trasformazione in senso liberista della società francese che ha provocato l’anno scorso una decisa opposizione sociale.Nei fatti, la finanziaria prevede innanzitutto un abbassamento dei contributi sul lavoro che le imprese pagano allo stato. Macron manda in soffitta il sistema di rimborsi del governo Hollande (il CICE) per un “taglio delle tasse chiaro e perenne per tutti i tipi di imprese”. Di ben sei punti percentuali. Una politica che agisce direttamente e a monte sui contributi, quindi, in favore delle imprese. Ma non basta: da gennaio 2019 i lavoratori non pagheranno più i contributi sulle ore di straordinario. Le imprese avranno così molta più presa nel proporre ore di straordinario, invece che fare nuove assunzioni. Inoltre, il ministero che subirà un drastico taglio alle proprie risorse è quello della Coesione Territoriale che, fra le altre cose, si occupa di fornire l’Aide personnalisée au logement APL), dispositivo fondamentale di sostegno all’abitare sul quale contano milioni di francesi per vivere dignitosamente.
Il rapporto deficit-Pil nel corso del 2019 verrà influenzato anche dall’effetto ritardato di altri tagli ai contributi – quelli sulla malattia, sulla disoccupazione e sul pensionamento – che minano lo Stato sociale francese. Si stima che il mondo delle imprese risparmierà grazie a Macron qualcosa come 18 miliardi di euro. D’altronde, è lo stesso esecutivo che rivendica di stare portando avanti un cambiamento organico: la finanziaria, si legge sui canali ufficiali governativi, “persegue anche la trasformazione del nostro modello sociale, costruendo quello che il presidente della Repubblica ha definito lo Stato sociale del XXI° secolo”. L’obbiettivo è quello di “rimettere in marcia l’ascensore sociale nel nostro paese e passare da una logica di diritti enunciati ad una logica di solidarietà reale”.
La lotta di classe si combatte anche sul terreno del vocabolario politico e il termine ‘solidarietà’ qua è evidentemente svuotato di ogni significato sostanziale. Starà al popolo francese e ai suoi lavoratori invertire questa tendenza e mobilitarsi nuovamente per contrastare, ancora più tenacemente, l’agenda politica di Macron e del suo governo.
* L’articolo è un estratto del testo pubblicato da La città futura