Una lenta pressione viene applicata sulla popolazione in preparazione della distruzione del villaggio beduino. Anche oggi raid della polizia. Un attivista palestinese è stato colpito con la pistola elettrica taser. VIDEO INTERVISTA ad un attivista italiano che da venti giorni vive a Khan al Ahmar
Khan al Ahmar (Gerusalemme), 17 ottobre 2018, Nena News – Pur nell’incertezza della demolizione delle loro abitazioni da parte delle autorità israeliane, la popolazione di Khan al Ahmar non rinuncia a resistere ad un provvedimento che descrive come una violazione palese dei diritti umani e del diritto internazionale. E resiste cercando di condurre nei limiti del possibile una esistenza “normale”. A cominciare dai bambini che continuano a frequentare la Scuola di gomme, costruita dalla ong italiana Vento di Terra per accogliere i bambini di cinque comunità beduine della zona e che rischia la demolizione proprio come il villaggio.
Oggi la polizia è intervenuta contro alcuni attivisti all’ingresso di Khan al Ahmar, uno dei quali è stato colpito da una pistola elettrica taser ed un altro da un violento spruzzo di spray al peperoncino alle vie respiratorie. Entrambi, nonostante fossero in condizioni critiche, hanno dovuto attendere 40 minuti prima che la polizia autorizzasse l’arrivo di una ambulanza. La demolizione del villaggio è fondamentale per il completamento di un progetto israeliano di cui si parla da molti anni che prevede in quella zona la costruzione di nuove strade e l’estensione di alcune colonie ebraiche in modo da congiungere Gerusalemme all’insediamento di Maale Adumim. Se riuscisse a realizzare questo progetto, Israele spaccherebbe la Cisgiordania a metà, impedendo definitivamente la nascita di uno Stato palestinese con un territorio omogeneo.
Vi proponiamo l’intervista video che Nena News ha realizzato con Alberto, un attivista italiano che da tre settimane partecipa al presidio dei volontari internazionali per Khan al Ahmar.
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