Vignetta di Altan: per i borghesi avremo diritto ad una reale dignità e riservatezza solo quando non saremo più interessanti per la sfera della produzione e del consumo!
“ War Class Act dei padroni contro la classe lavoratrice ”
di mommorosso comunista
La vignetta di Altan sopra riportata mi ha fatto pensare al “moderno” concetto di riservatezza e dignità (anche nota come “privacy”) che la masso-borghesia ha concepito per noi, riservatezza che non ci riguarda più quando siamo consumatori (si pensi alla continua appropriazione dei nostri dati da parte delle grandi aziende) e, prossimamente, come lavoratori, ossia nella maggior parte della nostra vita; se avremo diritto ad un po’ di vera “privacy” sarà quando non saremo più sfruttabili come consumatori e\o lavoratori, perché vecchi, poveri e malati; a quel punto però forse desidereremo che qualcuno, questa volta disinteressatamente, violasse il nostro diritto alla riservatezza, per chiederci almeno come stiamo….
Riprendiamo di conseguenza le nostre riflessioni sulla legge delega Jobs Act approvata i primi di dicembre del 2014 e della quale qui si riporta una sintesi fatta dalla CGIL:
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2014/2014_1210_jobs_cgil.pdf
In particolare sull’Art.1 comma 7) lettera f): “revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del
lavoratore”.
I decreti attuativi di questa delega sono ancora da realizzare e dunque da approvare.
Andranno a modificare quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori (legge 300 del 1970) che, all’art. 4, vieta “l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”, ammorbidendo tale divieto nel successivo comma, dando la possibilità di derogare per “esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro” e solo “previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali”, ma al solo fine del controllo di impianti e macchinari (per “esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro”), mai direttamente umano e, se questo accade incidentalmente , si deve appunto chiedere il permesso ai sindacati o, in difetto d’accordo, all’Ispettorato del Lavoro.
Lo Statuto dei Lavoratori (del 1970 non modificato dal governo Renzi) in sostanza vieta il controllo diretto del lavoratore, riconoscendo, in colui che per vivere deve vendere la propria forza lavoro, una soggettiva dignità e un diritto ad esser altro (umanamente vivo), anche nel momento in cui il capitalista ha, dopo aver acquistato la forza lavoro sul relativo mercato, il diritto ad utilizzarla, nell’attuale fase di sviluppo sociale delle forze produttive, al massimo delle potenzialità. Riconosce, in altri termini, la concretezza del conflitto capitale-lavoro, vedendo nel soggetto venditore di forza lavoro (Lavoratore) la parte debole da difendere rispetto al potente mostro capitale, anche nel “sacro” momento della produzione, proprio al fine di una adeguata e giusta rigenerazione della sua stessa forza-lavoro consumata in quel frangente.
Il venditore di forza lavoro, come essere umano, è soggetto di una molteplicità di bisogni, necessità, intimità necessarie, durante tutta la giornata, alla propria sopravvivenza psico-fisica; qualsiasi lavoratore, sotto l’occhio di una telecamera, darebbe prima o poi “di matto”, assumendo su di sé tutta una serie di crescenti disturbi di natura psico-fisica o anche semplicemente psichici, sino alla completa rottura che può sfociare nella malattia cronica o persino nel suicidio.
A tal proposito segnalo questo articoletto da me scritto un po’ di tempo addietro per iskrae.eu:
https://www.iskrae.eu/?p=25637
Questo principio lo Statuto dei Lavoratori (sottolineiamo dei Lavoratori e non dei “lavori” come vorrebbe chiamarlo chi vuole riscriverlo) lo fa proprio, e consente di controllare, sotto la ferrea condizione del controllo da parte sindacale, esclusivamente l’impianto e non il lavoratore che lo anima.
Il continuo video-controllo (o controllo a distanza) diretto del lavoratore porrebbe questo in una condizione di quasi “schiavitù” (tra virgolette poiché il sistema capitalistico supera ed abolisce la vera e propria schiavitù), in quanto nelle ore produttive, di fatto, cederebbe (senza vendere dietro corrispettivo) anche la libertà di “soffiarsi il naso” o alzare gli occhi al cielo una volta in più del contrattualmente consentito; non venderebbe solo la propria capacità di lavoro, ma si priverebbe anche della propria residua personale dignità, rinunciandovi, anche senza esserne formalmente obbligato : schiacciato da rimproveri, censure, paure, sensi di colpa, necessità di aderire a standard comportamentali, etc.
Ad una prima lettura superficiale (tipico della borghesia per confonderci) la delega del Jobs Act, se e quando applicata, non metterebbe apparentemente in pericolo la sostanza dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori; tale mandato recita semplicemente che il controllo sugli impianti e sugli strumenti di lavoro (contemperato sotto condizione anche dal comma 2 dell’art. 4 citato) va adeguato all’evoluzione tecnologica, nel rispetto reciproco della libertà dell’imprenditore (esigenze d’impresa) e del lavoratore (come se le due classi fossero in pari rapporti di forza reciproci).
Sembra…. ma non è così, vediamo perché….
Lo Statuto dei lavoratori è del 1970, ossia “vecchio” di 45 anni, e durante questo quasi mezzo secolo è stato un più che discreto scudo in mano al proletariato italiano; alla fine degli anni ’60 la tecnologia non era così invadente della nostra vita, non arrivava certamente a controllare ogni attimo pulsante della nostra vita lavorativa e privata.
Controllare un macchinario a quel tempo voleva dire, al massimo, puntare su questo un costoso e complicato meccanismo di videosorveglianza (quasi sempre semplici monitor in bianco e nero), si poteva al limite controllare visivamente, da una certa distanza, un locale produttivo o poco più; la videosorveglianza e la relativa archiviazione dei dati erano molto costosi e poco convenienti dal punto di vista del ritorno economico. Per chiedere ai sindacati, molto più combattivi e compatti di quelli di adesso, con il rischio di scontrarsi, di poter monitorare un sito produttivo (senza inquadrare direttamente i relativi addetti), doveva proprio valerne la pena.
La situazione attuale, dal punto di vista tecnologico è completamente diversa: l’informatica controlla, in tempo reale, praticamente qualsiasi dispositivo; ogni “impianto o macchinario” è di fatto un terminale collegato o collegabile alla rete internet e\o intranet aziendale, non dobbiamo pensare solo ai personal computer ma a tutta quell’elettronica avanzata che oramai sta dovunque: in una lavatrice, in una fresatrice, in un tornio, in un moderno locomotore, nelle varie automobili, nella vera e propria robotica, per non parlare di tutti gli apparati che costantemente ci portiamo addosso (smartphone, tablet, orologi “intelligenti”, etc.) a tal punto da far diventare ogni essere umano un dispositivo collegato alla grande rete mondiale.
Un’apposita branca dell’informatica chiamata “controllo industriale”, molto sviluppata in quanto di grande interesse per gli interessi borghesi, si occupa del controllo automatico all’ambito dei processi industriali; per i marxisti, in pratica, studiano come aumentare il plusvalore relativo (modificando il processo produttivo e non allungando semplicemente la durata della giornata lavorativa).
Ma purtroppo anche dal punto di vista sociale la situazione in Italia (in tutta Europa) è notevolmente mutata, in peggio purtroppo, per la classe lavoratrice: la coscienza di classe è, seppur nella forma storica data, in fase evidentemente regressiva, manca totalmente un partito della classe operaia, i sindacati confederali non rappresentano più gli interessi della classe sociale di riferimento, etc.
Per non parlare della collettiva “distrazione” riguardo a tutto ciò che è riservatezza (privacy); causa anche overdose di tecnologie e di indottrinamento mediatico diamo genericamente per scontata la condivisione di ciò che ci riguarda con il resto del mondo (spesso ed erroneamente identificato con i “social-network”): se prestiamo minore attenzione a che ciò che facciamo\diciamo privatamente venga conosciuto dagli altri, come possiamo pensare di difenderci o indignarci con la necessaria forza quando il padrone ci spierà sul lavoro con le moderne tecnologie? Anche questa forma di istupidimento tecnologico contribuisce, seppur a latere, a rafforzare l’andamento regressivo della coscienza di classe, amplificando, di fatto, l’opinione dominante della classe dominante. Da ricordare anche l’attuale e crescente rilevanza dello spionaggio informatico mondiale, del quale si cominciano a trapelare alcune informazioni (es. NSA, Edward Snowden, etc., etc.).
Infine, dal punto di vista del nostro rapporto con le macchine (sempre più tecnologiche) sul lavoro, non consideriamo con sufficiente attenzione il nostro essere, come lavoratori, a controllo e\o accessori di queste; più le macchine divengono sofisticate e si auto-controllano, più è necessario estrarre pluslavoro dall’uomo (esigenza di valorizzare adeguatamente il prodotto di un processo altamente meccanizzato), più è necessario controllare il lavoratore stesso, che diviene ancor più “macchina” (viva, valorizzante) tra le macchine. In altre parole a maggior tecnologia corrisponde un maggior sfruttamento dell’uomo, con la necessità da parte del capitalista di aumentare i ritmi del lavoro vivo. Aumentando il nostro sfruttamento diminuirà, di conseguenza, il salario sociale da noi percepito: la busta paga, restando ferma, sarà relativamente più leggera e, ammalandoci di più e con meno stato sociale, ci impoveriremo ulteriormente.
Ecco la “quadra”, tutto torna: i capitalisti hanno la necessità, oltre che di espellere merce lavoro dal ciclo produttivo, di aumentare i ritmi di lavoro di quella che resta (per sfruttarla di più), hanno bisogno di controllare il lavoratore anche visivamente, minuto per minuto; il comando del capitale deve far sentire la propria sferza in ogni intimo attimo della vita lavorativa, riducendone le relative porosità temporali: come farlo adeguandosi ai tempi moderni, rispettando la “dignità” e la “riservatezza” del lavoratore che i tempi moderni richiedono come semplice forma? Come prenderlo per il culo nuovamente e magari con il classico ombrello di Altan?
Molto semplice: lor signori borghesi ci diranno che non controlleranno mai direttamente il lavoratore, non gli punteranno mai una telecamera in faccia o quando sta al cesso, ma controlleranno la macchina che lui controlla, al quale è legato come un pesce all’acqua.
In un mondo iper-connesso e iper-comunicante, controllare costantemente un macchinario (come può essere una levigatrice o un personal computer indifferentemente) equivarrà a controllare, in egual modo, il lavoratore ad esso collegato. E magari, quando andrà al cesso, gli faremo aprire la porta dello stesso con il badge, in modo da calcolare quanto tempo sta dentro (“non dovesse fare i propri bisogni più dello stabilito!”). Tutta la vecchia merda ritorna a galla, apparentemente solo un po’ più profumata….
Come si vede massimo sfruttamento del lavoratore e pieno rispetto della sua riservatezza e dignità , sono due concetti realmente antitetici ed incompatibili.
Ecco perché la delega del War Class Act (Jobs Act) sulla ”revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro” è da respingere, qualunque forma assuma, interamente e con la massima forza, che purtroppo, al momento, non abbiamo.
E intanto i padroni, forti come non mai, per aver ottenuto dal PD (nella sostanza un Partito di Destra) in “grosse koalition” con il PDL ciò che non erano riusciti ad ottenere prima, e molto di più, si “anticipano” (?), forse sicuri che oramai non verranno più puniti?
Guardate questi due casi:
http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/1905-obi-telecontrollo.html
Anche se la catena OBI ha ufficialmente dichiarato che non intende controllare i lavoratori, né mettere i “braccialetti da polso” ai dipendenti (nemmeno i detenuti, fortunatamente, subirebbero una crudeltà simile). Le RSA di OBI però, a dimostrazione del completo cedimento lato sindacale, avevano firmato un accordo contrario agli interessi dei dipendenti dell’Azienda. L’allarme dato è comunque inquietante!
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2015/3/20/44198-fincantieri-si-sciopera-ad-oltranza-contro-la-flessibilita/
Nel caso di Fincantieri invece la dirigenza ha addotto misure di “sicurezza” a tutela dei lavoratori per tentare di infilargli un microchip nelle scarpe, come si fa con i cani in alcuni comuni; fortunatamente le lotte e i sindacati, per ora, sembrano aver respinto tale mostruosità.
Su questa vicenda, inquadrata dal punto di vista di Marx, si veda anche l’ottimo articolo di Franco Astengo:
http://autoconvocatiperlopposizione.com/2015/03/25/microchip-negli-scarponi-e-la-concezione-del-lavoro-in-marx-di-franco-astengo/
Cosa accadrà allora quando la legge delega sulla disciplina dei controlli a distanza verrà approvata, se già ora ci sono tali probabili “avvisaglie”?
Ve lo lascio, tristemente, immaginare….
Urge la (ri)-partenza di una presa di coscienza di classe, nella forma storica consentita, e, di conseguenza, deve essere ricostruito il Partito Comunista necessario; ma, forse, il prossimo massacro sociale determinato dal Jobs Act faciliterà questo processo (amarissima consolazione):
“Il mondo non viene spiegato già con lo spiegarlo?
No
La maggior parte delle spiegazioni
costituiscono delle giustificazioni.
Dominio popolare significa dominio degli argomenti.
Il pensiero è qualcosa che viene dopo delle difficoltà
e precede l’azione.
Bertolt Brecht, Me-Ti. Libro Delle Svolte”
– tratto dalla testata della rubrica “NO” di “di contro/in/formazione – lettura critica della realtà” della rivista trimestrale “La Contraddizione” che, con il numero 150 di prossima uscita, cesserà le pubblicazioni in tale forma (riprenderà con altre forme), e che ringrazio di cuore per quanto ha dato, durante questi anni, in termini di rilevante contributo alla presa di coscienza di cui sopra –
Saluti Comunisti
mommorosso