Nota di Marco Rizzo
Anche la Chiesa Cattolica ha avuto il suo Krusciov.
Papa Ratzinger , nella sua laicissima requisitoria, ha voluto cessare di “fare” il Papa ed ha costretto questo potere millenario a scontrarsi con un argomento che potrebbe anche metter fine alla sua stessa sopravvivenza.
Dopo questo trauma, la cui portata appare ancora di inadeguata lettura, è chiaro che alla Chiesa ora serviva un periodo di ritorno alla “strategia”, dopo gli ultimi infelici tempi di lotta per il potere ordinario che avevano fortemente ridotto la già peraltro debole forza della religione cattolica.
Il mondo cambia e la crisi della globalizzazione capitalistica mette sempre più in evidenza la mancanza di un nuovo equilibrio che, dalla guerra fredda e dalla fine del campo socialista in poi, si stenta a trovare. In tale contesto il continente latino –americano è quello che sviluppa una più rapida dinamicità nel sapersi emancipare dal controllo Usa e nel saper valorizzare le sue potenzialità coniugando in forme nuove un socialismo tanto imberbe quanto propulsivo.
La prima sensazione che appare nel cercare di leggere l’elezione di Papa Francesco I è proprio questa e cioè il tentativo della Chiesa di inserirsi in una dinamica storico mondiale in ascesa tanto quanto Woitila si ritagliò lo spazio di affossatore di una esperienze (quella del socialismo revisionato) già in forte declino.
Se poi aggiungiamo che, nella storia della vita di Padre Bergoglio non emergono certo punti di contatto con l’esperienza religiosa più ricca di quel continente ( quella della Teologia della Liberazione) , bensì con non chiariti episodi di contiguità con le famigerate giunte militari argentine, allora le scelte di ripresa della Chiesa appaiono più chiare di quanto non dica il nuovo Papa quando dice di “venire dalla fine del mondo”.