Siamo nel periodo estivo e, come ogni anno, iniziano le prime avvisaglie di soprusi e di ingiustizie per i vacanzieri che si sono recati al mare in Italia.
Infatti, diventa per molti turisti quasi impossibile fare il bagno in mare perché viene vietato l’accesso o da esagerate colate di cemento che determinano la zona degli stabilimenti balneari, o dagli stessi titolari delle concessioni.
Stabilimenti balneari dati in concessione dai vari comuni i cui titolari contravvengono (quasi sempre) alle leggi dello Stato in quanto privano il malcapitato turista con una prova di forza sull’uso della zona di balneazione infischiandosene della legge (27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, co 251 lettera e) del punto 2.2) che recita:
obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione;
Si consiglia ai malcapitati turisti (meglio se si è di più) di perdere un pochino di tempo e recarsi o telefonare alla Capitaneria di porto o alla Polizia municipale del posto per segnalare il caso e sporgere una formale denuncia contro il titolare dello stabilimento balneare per non aver ottemperato ad una legge dello Stato.
Se si pensa che secondo l’istituto di ricerca Nomisma il fatturato del settore della balneazione si aggira, per il solo 2007, sui 15 miliardi di euro in quanto lo Stato ha “tollerato” che i propri beni andassero verso una delle più imponenti cementificazioni delle coste europee e che la mafia (com’era ovvio) avesse messo, da anni, gli occhi su quel giro d’affari capite che, anche, una semplice denuncia può aiutare a riprendersi non solo il piacere di aver ripristinato un diritto ma, financo, quello della meritata refrigerante nuotata.
MOWA