Le tante rivelazioni di Hillary Clinton versus Barack Obama, l’avvio della campagna presidenziale USA
Michele Marsonet *
Michele Marsonet oggi ironizza senza farsene accorgere. Ricordate lo ‘scoop’ degli aiuti Usa agli jihadisti anti Assad poi diventati i massacratori Isis del Califfo? Beh, non sono era noto da tempo, ma la sparata della signora Rodham Clinton è un colpo di sponda su Obama per prenderne il posto.
Che Dio ci scampi da Hillary Rodham Clinton se, per caso, dovesse diventare il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Spiego perché mi lascio andare a questa invocazione che a prima vista può sembrare strana.
L’ex Segretario di Stato, in un’intervista rilasciata al mensile “The Atlantic”, ha attaccato Obama per il mancato intervento USA in Siria contro Assad. Si rammenterà che le pressioni a favore di un tale intervento erano davvero forti, soprattutto da parte francese e inglese.
Pur dopo un’incertezza che si protrasse per alcune settimane, l’attuale Presidente non si lasciò tuttavia convincere. Il suo ragionamento era semplice. Le cosiddette forze “moderate” cui sarebbe spettato il compito di rovesciare Assad e di esportare – un’altra volta! – la democrazia in Siria, non avevano alcuna forza militare.
Erano invece all’opera, da un lato, formazioni fondamentaliste finanziate da alcuni Stati sunniti e appoggiate anche dalla Turchia di Erdogan e, dall’altro, l’esercito regolare del dittatore, ben armato e addestrato. Quest’ultimo sostenuto indirettamente dall’Iran e poi affiancato sul terreno dagli Hezbollah sciiti provenienti dal Libano.
Il timido tentativo di creare milizie moderate e filo-occidentale abortì ben presto sui campi di battaglia. Alcuni gruppi di quel tipo erano in effetti presenti agli esordi del conflitto, ma furono ben presto spazzati via da fondamentalisti e jihadisti che al fanatismo uniscono un buon addestramento e l’impiego di armamenti sofisticati.
Obama ritenne a quel punto che il rimedio sarebbe stato peggiore del male, rischiando di favorire forze incontrollabili da parte occidentale e ancor più pericolose di Assad. Evidentemente i casi di Irak, Afghanistan e, soprattutto, Libia, gli avevano insegnato qualcosa (essendo tra l’altro gli eventi libici assai vicini nel tempo).
Non sembra invece che la Clinton abbia fatto tesoro dell’esperienza maturata al Dipartimento di Stato. Nella suddetta intervista – rilasciata prima che Obama autorizzasse i bombardamenti contro l’ISIS – arriva a dire che il Presidente “ha commesso un grave errore non armando i ribelli siriani” (ma quali, di grazia?). Non solo.
Aggiunge pure che bisognava forgiare (“shape”) una forza armata credibile pescando tra i sinceri democratici che avevano innescato la protesta contro il dittatore siriano. Dulcis in fundo, si apprende anche che, a parere della signora, il mancato intervento USA ha prodotto un vuoto poi sfruttato abilmente dai fondamentalisti.
Che dire? Tralasciando il fatto che la ricostruzione è sballata, è evidente che Hillary Clinton ha scordato i madornali errori commessi in Libia proprio quando era lei a reggere le sorti della politica estera americana. Inclusa l’uccisione dell’ambasciatore Stevens, mai spiegata in modo chiaro e avvolta nella nebbia anche nelle pagine del suo recente libro di memorie “Scelte difficili”.
E’ noto che Obama e i Clinton (Bill e Hillary) non si amano affatto, essendo lei stata sconfitta alle primarie democratiche proprio dall’attuale Presidente. Essendo inoltre le elezioni abbastanza vicine, l’ex Segretario di Stato tenta di smarcarsi per conquistare voti.
Ma a quale prezzo, vien fatto di pensare. In una situazione internazionale così drammatica, e mentre in Irak si manifestano tracce di genocidio, la confusione a Washington regna sovrana.
12 agosto 2014
* Michele Marsonet, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane.