Il procuratore antimafia ha presentato al Teatro Comunale di Catanzaro il suo ultimo libro e ha affrontato diversi argomenti: la ‘ndrangheta sceglie i candidati e punta al controllo della massoneria.
“Gli ndranghetisti ormai discutono di massoneria come di una cosa di cui possono disporre e trarre benefici, le indagini ci confermano che in alcune logge esistono ancora incappucciati, i cui nomi sono noti solo all’orecchio del gran maestro, che sono pregiudicati e ‘ndranghetisti”. Lo ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri presentando nel Teatro Comunale di Catanzaro il suo ultimo libro, scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Nicaso, “Storia segreta della ‘ndrangheta”.
“Solo a Vibo Valentia, città a più alta densità massonica in Italia, abbiamo contato 12 logge”. Questo uno dei passaggi di Gratteri che rispondendo alle domande del moderatore dell’evento, il direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni ha smentito voci su una sua possibile candidatura politica: “Sono il felice procuratore di Catanzaro”.
‘Ndrangheta e politica. Gratteri si è poi soffermato sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica. “Fino a qualche anno fa abbiamo detto che è il candidato politico che va a trovare a casa il mafioso, ma nell’ultimo anno e mezzo siamo andati oltre: nella realtà e nella sostanza la ‘ndrangheta individua anche i candidati, dispone di candidati. E’ questo – ha spiegato Gratteri – il grande salto di qualità della ‘ndrangheta, una rivoluzione, una situazione abbastanza grave e allarmante. Non bastano arresti e brillanti operazioni, ma dobbiamo andare oltre, dobbiamo andare più in profondità, dobbiamo cambiare le regole del gioco in modo tale che diventi non conveniente delinquere”. Secondo il procuratore, infine, “oggi il capomafia dà risposte che la politica non dà: il capomafia è presente sul territorio 365 giorni all’anno, mentre il politico mediamente sta sul territorio due-tre mesi prima delle elezioni e – ha concluso Gratteri – poi sparisce”
La prescrizione. Il procuratore è intervenuto anche sul dibattito sulla riforma della prescrizione: “Quando sento termini come prescrizione, amnistia, indulto, sanatorie, mi viene l’orticaria. In un paese civile, nel 2018, non possiamo ancora stare a parlare di queste cose, che sono rattoppi peggiori del buco. Un paese civile e democratico – ha aggiunto Gratteri – deve mettere nel cassetto questi termini, deve farli sparire dal vocabolario, ma deve creare dei sistemi tali da non pensare nemmeno nel subconscio di poter arrivare a questi espedienti. Perché – ha proseguito il procuratore di Catanzaro – fino a quando si cercano questi espedienti vuol dire che non si sta facendo abbastanza o non si sta facendo quello che si deve fare per contrastare le mafie”.
24 novembre 2018