L’amarezza del Procuratore Capo per l’assenza di leggi all’altezza di un fenomeno in costante evoluzione come la mafia
Il capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri, un magistrato che conosce molto bene la differenza tra fumo e realtà, ai microfoni di Tg Zero per Radio Capital dichiara: “Non vogliamo gattopardi, né passerelle durante le celebrazioni di Falcone e Borsellino”. Palesemente amareggiato, interviene così il Procuratore Capo Gratteri per i trent’anni dalla strage di Capaci.
Un messaggio chiaro che indica come, a distanza di tanti anni dall’eccidio che squarciò un tratto dell’autostrada di Capaci e che strappò la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, certe istituzioni, ancora oggi, trovano il coraggio ma non la tristezza di soffermarsi solo ed esclusivamente sulle apparenze. Nel descrivere il clima che si respirava all’epoca dei fatti, Gratteri racconta: “All’epoca non ci aspettavamo che Falcone sarebbe stato ucciso, anche perché era uscito dalla prima linea. Per Borsellino, invece, tutti immaginavamo che sarebbe successo”. Sottolineando poi l’inefficienza e l’inettitudine, si spera non voluta, delle istituzioni nell’affrontare adeguatamente il fenomeno mafioso, il procuratore capo aggiunge: “L’amarezza è che purtroppo la politica non sta facendo le riforme della giustizia che servono. Faccio un esempio: questo governo ha stanziato 28 milioni di euro, nel momento in cui non ci sono soldi, per costruire le case dell’amore per consentire ai detenuti di alta sicurezza di avere ogni mese la moglie, la fidanzata o l’amante in carcere, per stare con loro in una stanza 24 ore. Questa è l’emergenza del governo”.
Infine, parlando della mancata nomina per la direzione alla procura nazionale antimafia, Gratteri, con signorilità, reagisce preparandosi a rispondere con un sorriso: “Rido ora, perchè so che c’è un sacco di gente che mi vuole bene, mi basta l’affetto e la considerazione che la gente ha di me”.
24 Maggio 2022