R.C.
L’avvocato Gianni Agnelli aveva confermato di aver finanziato la loggia di Lino Salvini, coinvolto nell’inchiesta del golpe Borghesee finito nel mirino della magistratura per l’omicidio del giudice Occorsio e per l’Italicus.
Nel periodo fra il 1971 e il 1976, Fiat emise tremila assegni per un totale di 15 miliardi di lire in favore di un industriale farmaceutico fiorentino, Piero Cerchiai, gran tesoriere della loggia di Palazzo Giustiniani, Grande Oriente d’Italia, Finanziamenti finiti in parte nella disponibilità di Edgardo Sogno, indagato per insurrezione contro i poteri dello Stato.
Ma Fiat aveva anche altri canali di collegamento con l’area del golpismo bianco e della destra Dc.
Nel 1972 venne alla luce il caso di Ubaldo Scassellati, direttore della fondazione Agnelli, che aveva dato al piano “cinque per cinque” legato al movimento della destra Dc “Europa 70” cospicui finanziamenti in vista di un piano presidenzialista simile a quello di Pacciardi e Sogno.
Scardellati, scoperto, venne sostituito da Vittorino Chiusano, amico intimo di Bartolo Ciccardini, militarista convinto, e fautore di un’Italia potenza nucleare.
Ma Fiat non poteva esimersi dal finanziare il sindacato, e la scelta ricadde su Cisal, vicino al Fronte di Borghese e ad Edgardo Sogno, massone e contiguo ad una visione presidenzialistica della Repubblica.
Sogno, ex partigiano legato ai servizi alleati e la gollismo nero, era soprattutto un uomo Fiat.
E’ curioso osservare come certe tematiche sostenute da Sogno siano di stretta attualità, ad esempio l’abolizione del bicameralismo e l’unificazione della figura del premier con quella del segretario del partito di maggioranza.
Nel 1974 il giudice istruttore Luciano Violante ordinò una perquisizione nell’abitazione di Edgardo Sogno, che nel frattempo si era dileguato, un mese prima aveva proposto l’opportunità di un colpo di Stato, per anticipare il golpe marxista, pochi giorni dopo avvenne la strage dell’Italicus.
Di quel colpo di Stato era certamente al corrente il gran maestro della massoneria Lino Salvini, che invitò gli amici a rinunciare alle ferie. Il giorno successivo all’attentato all’Italicus, Sogno sondò la disponibilità dei carabinieri circa un loro intervento a sostegno dei golpisti neri.
E’ l’autunno 1974, il golpe Sogno è imminente, il governo Rumor cade, anche la stampa estera vigila con attenzione sulla situazione italiana. Scrive Le Monde “il modo con cui si è aperta la nuova crisi ministeriale italiana ravviverà i sospetti di chi imputa agli Usa interventi e pressioni occulte nella vita politica dei loro alleati”.
Sogno è attivissimo, a Roma incontra l’ammiraglio Birindelli, ex presidente del Movimento Sociale Italiano, per concordare l’intervento militare: si stava preparando un nuovo attentato. Ma accadde l’imprevedibile, Pietro Benvenuto, genovese e vicino alla Rosa dei Venti, ebbe un incidente mentre preparava l’esplosivo. Ferito, si rifugiò frettolosamente all’estero.
La società civile e la classe operaia insorsero e Gianni Agnelli incontrò il presidente della Repubblica Giovanni Leone, chiedendogli un intervento per fermare gli scioperi e ripristinare l’ordine nel Paese.