Durante l’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia in relazione ai legami mafia-massoneria, lo scorso 8 marzo, Roberto Scarpinato procuratore generale di Palermo, ha dichiarato:
“L’ordine di eliminare dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino”.
“Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore”.
Quello che a tutti era chiaro, ovvero che dietro agli attenti di Cosa nostra si nascondesse un entità superiore, politica e massonica, è dunque confermata.
Nell’ambito di quell’audizione, poi secretata, Scarpinato aveva descritto anche i legami tra Cosa nostra e le logge massoniche, in particolare i rapporti dei boss Stefano Bontade, Bernardo Provenzano e Messina Denaro con le logge, sottolineando la loro appartenenza a una loggia segreta che era un’articolazione in Sicilia della P2 di Licio Gelli.
Bisogna ricordare anche l’operato del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, lui stesso prima di partire per iniziare il suo lavoro in Sicilia, secondo quanto scritto nel suo diario personale, disse a Andreotti: “Non avrò alcun riguardo per la parte inquinata della sua corrente”, tanto che il generale scrisse poi nel suo diario che il “Divo” Giulio “sbiancò”.
Dietro il suo assassinio, ucciso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro, ora si staglierebbe la figura di Cosentino, deceduto nell’85 e vicinissimo a Giulio Andreotti, massone e democristiano oltre che personaggio di prim’ordine nella loggia P2. A conferma del suo ruolo nella P2, c’è la testimonianza di Clara Canetti, moglie di Roberto Calvi, che nell’82 rilasciò alla commissione P2 di Tina Anselmi:
“Gelli era solo il quarto. Il primo era Andreotti, il secondo era Francesco Cosentino, il terzo era Umberto Ortolani, il quarto era Gelli”.
23 agosto 2017