La richiesta segue un nuovo scandalo denunciato dal senatore Petro durante una sessione plenaria dell’organo legislativo colombiano. Le connessioni tra la vicepresidente del paese e il traffico di droga sarebbero più di una.
Su cosa si basa la richiesta di dimissioni?
Un articolo dei giornalisti Guillén e Martínez ha mostrato un documento giudiziario dove l’attuale vice presidente e suo marito, Álvaro Rincón, hanno pagato una cauzione per un importo di 150.000 dollari per liberare Bernardo Ramírez Blanco, fratello di Marta Lucía Ramírez.
Durante la campagna elettorale che l’ha portata alla vicepresidenza del paese, la Ramírez non ha mai informato i suoi elettori che aveva un fratello condannato per traffico di droga e che era stato rilasciato per una sua cauzione.
Bernardo Ramírez Blanco fu arrestato e condannato per traffico di eroina a Miami quando stava ricevendo una spedizione trasportata in aereo da Aruba da due corrieri che avevano ingerito oltre 100 ovuli contenenti la sostanza illegale.
I due, Vargas e Aguilera Ascensio, spiegarono agli agenti che avrebbero consegnato la droga a Bernardo Ramírez Blanco, fratello dell’attuale vicepresidente della Colombia aggiungendo che lui era la persona che “li aveva diretti ad andare ad Aruba per ottenere eroina e che avrebbe ricevuto la droga all’arrivo a Miami”.
Dopo l’arresto, il trafficante chiese di poter essere trasferito a New York dichiarando che sua sorella si trovava in quella città e “che era una persona molto importante che poteva risolvere questa situazione penale di traffico di eroina”, secondo il rapporto.
Intervistata sull’accaduto la vicepresidente ha confermato i fatti, compreso il pagamento della cauzione, affermando che il “fratello era molto giovane e cedette alla tentazione di un affare facile”.
Tuttavia questo non è l’unico collegamento col narcotraffico della dirigente colombiana poiché lei e suo marito Álvaro Rincón mantengono accordi immobiliari con “l’uomo d’affari” León Acevedo.
Ad aprile l’organizzazione Insight Crime pubblicava su twitter che: “Acevedo è sia un trafficante di droga noto con il nome “Sebastián Colmenares” ma anche un comandante paramilitare di destra col nome di “Memo Fantasma”.
Acevedo ha lavorato col cartello di Medellin ed ha aiutato l’ascesa del sanguinoso Blocco paramilitare Centrale Bolivar delle Autodefensas per poi mascherarsi da uomo d’affari che si mescolava alla élite di Bogotà”.
Le affermazioni si basano su un’indagine di due anni in Colombia, Stati Uniti e Spagna.
Le fonti che hanno identificato fotograficamente Guillermo Acevedo come “Memo Fantasma”, sono l’ex procuratore Luz Elena Aguilar e gli ex paramilitari del blocco centrale di Bolívar Carlos Mateus, alias Paquita, e Germán Senna Pico, alias Nico.
Attualmente Rincón, marito della vicepresidente risulta sotto inchiesta.
La vicepresidente Ramirez fa parte dell’ala più estremista della destra colombiana, quella schierata con l’ex presidente Alvaro Uribe.
Da sempre è contraria al dialogo col Venezuela di Maduro e afferma che il presidente di quel Paese è l’autoproclamato Guaidó.
Schierata sulle posizioni statunitensi, è favorevole alle sanzioni ed all’embargo contro il popolo venezuelano.
Alcuni mesi fa accusò, senza prove, Maduro di pagare in Ecuador i partecipanti alle proteste contro il presidente Moreno e si prese “dell’ignorante” dalla vicepresidente venezuelana Delcy Rodriguez.
Successivamente quando il suo governo presentò all’ONU un dossier contro il Venezuela, sostenne le accuse contro il governo chavista affermando che fomentava il terrorismo in sudamerica ed era invischiato con il narcotraffico.
Peccato che su quel dossier erano pubblicate delle foto false.
Si voleva dimostrare che la guerriglia colombiana avesse campi di addestramento in Venezuela ed invece le foto pubblicate vennero smentite dal settimanale colombiano Semana, che dimostrò che erano state scattate in Colombia.
Il presidente colombiano Duque fu costretto a licenziare alcuni uomini dei servizi che si erano occupati di preparare quel dossier e dovette chiedere scusa.
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