Cari compagni
aver sottovalutato la massoneria come partito complessivo degli interessi borghesi che esercita la dittatura di classe, occupando tutti i luoghi dello Stato, dell’economia, della cultura, dei media, dei sindacati e delle religioni ci ha portato a questa situazione grottesca: la massoneria, Licio Gelli e la sua P2 se la ridono e impunemente finiscono il lavoro che si erano dati nel Programma di rinascita democratica.
Dove sono oggi, quando sono minacciate la democrazia, la Costituzione sociale e antifascista, i riformisti e i finti rivoluzionari e critici del Partito Comunista di Togliatti, Longo e Berlinguer?
Dov’è lo sciopero generale contro le manovre eversive della P2 e dei suoi membri?
Oggi la massoneria, Licio Gelli e tutti gli uomini che ricattano stanno per finire il lavoro che gli è stato commissionato dai vertici del potere capitalistico internazionale che passa dentro il progetto di unità europea.
Questo lavoro l’hanno potuto fare perché molti hanno creduto alle teorie riformiste e movimentiste dei moderni masso-pifferai, uniti nello stesso obiettivo, farci mettere in soffitta l’analisi marxista-leninista della società, di come si esercita e con quali strumenti la dittatura della borghesia, come essa funziona e conseguentemente le ragioni per cui serve il Partito Comunista come mezzo per rovesciare questa complessa dittatura e ridare forza ad un vero sistema democratico che si realizza solo se si lotta avendo come orizzonte il Socialismo e il Comunismo.
Noi del Csp-Partito Comunista di Pisa ribadiamo il nostro impegno in questa lotta contro questa banda di eversori.
Riforme, Spinelli: “I poteri il Presidente se li è già presi forzando la Costituzione”
Barbara Spinelli, editorialista di Repubblica e scrittrice, al Fatto Quotidiano dice: “Il presidenzialismo occulta e rinvia quel che urge davvero. E non voglio dire che l’unica e massima urgenza sia l’economia (è la teologia delle Grandi Intese)… L’urgenza, in Italia, sono i partiti totalmente inaffidabili e moralmente devastati”
di Silvia Truzzi | 6 giugno 2013
Che l’attuale situazione italiana sia “istituzionalmente anomala”, lo si capisce benissimo a metà dell’intervista. Quando Barbara Spinelli, editorialista di Repubblica e scrittrice, si ferma un secondo e dice: “Stavo parlando del presidente della Repubblica. Cioè del presidente del Consiglio”.
Il presidenzialismo non è certo la priorità dell’Italia. Pare che questa fretta sia un tentativo di ufficializzare una situazione già esistente de facto. D’accordo?
Non solo sono d’accordo: i poteri aggiuntivi che si vogliono dare al presidente, il presidente se li è già presi, forzando non poco la Costituzione. Ma c’è qualcosa di più: il presidenzialismo occulta e rinvia quel che urge davvero. E non voglio dire che l’unica e massima urgenza sia l’economia (è la teologia delle Grandi Intese). L’urgenza è come i valori: ce ne sono di supremi, e il resto è relativo. L’urgenza, in Italia, sono i partiti totalmente inaffidabili e moralmente devastati; e la politica rintanata in oligarchie chiuse, che nemmeno ascoltano il responso delle urne. Se sopra tale marasma metti il cappello del capo forte, non solo congeli lo strapotere presidenziale, ma cronicizzi le malattie stesse che il presidenzialismo – ma attenzione: è un inganno – pretende di guarire. Il presidenzialismo dilata ovunque le oligarchie: ergo in Italia dilata la corruzione.
Il capo dello Stato ha messo una data di scadenza al governo, una cosa mai vista. Grillo ha obiettato: “A che titolo dice queste cose?”. Lei che ne pensa?
Grillo ha perfettamente ragione: dove sta scritto che il presidente determina in anticipo, ignorando le Camere, la durata dei governi? Perfino a Parigi, dove tale prerogativa esiste – ed è grave che esista – l’Eliseo si guarda da dichiarazioni simili. In Francia il presidente è contemporaneamente presidente del Consiglio dei ministri. La stessa cosa ormai avviene in Italia: il presidenzialismo nei fatti c’è già. Questo governo è un Monti bis, con i politici dentro. E alla presidenza c’è Napolitano. Intendo presidenza del Consiglio, non della Repubblica.
Così si sfalda il sistema delle garanzie e dei contrappesi costituzionali.
Salta completamente. E prefigura già la Repubblica presidenziale. Inoltre abbiamo un presidente della Repubblica-presidente del Consiglio che gode di privilegi extra-ordinari , che nessun premier può avere. Tanto più perniciosa diventa la storia delle telefonate tra Colle e Mancino sul processo Stato-mafia. Esiste dunque un potere che ha speciali prerogative e immunità, senza essere controllabile. La democrazia è governo e controllo. Perché Grillo dà fastidio? Perché è sul controllo che insiste.
Il professor Cordero parlando di Berlusconi ha evocato spesso il “golpe al ralenti”. Gli strappi di questi mesi suggeriscono la stessa idea: eppure l’informazione non ha quasi reagito.
Sul presidenzialismo, Repubblica e il Fatto hanno in realtà reagito con forza. Ma sulle derive oligarchiche della democrazia, e sul tradimento degli elettori avvenuto con le larghe intese, stampa e tv sembrano intontite, se non ammaliate. Io insisto sempre molto sulla questione morale, intesa come dovere di non tradire la parola data. Ma son pochi a insistere. Perfino Fabrizio Barca, il più cosciente del naufragio del Pd, ha tenuto a precisare, interrogato su Berlusconi: “Teniamo separati il piano dell’etica e della politica”. Ma da quando in qua?
Il tesoriere del Pdl Bianconi ha detto “Stella e Rizzo sono i tumori della democrazia”. Chiaramente i tumori sono tutti quelli denunciati dai due giornalisti. Sono anni che parliamo di Casta, per i privilegi e la gestione familistica del potere, e il risultato è un governicchio delle oligarchie.
La politica è del tutto sorda. Mi ha colpito il caso di Anna Finocchiaro. Gli elettori erano in rivolta contro i 101 traditori, e sono stati apostrofati così: “Non so cosa vogliano questi signori!”. Poco dopo ha recidivato, quando i deputati Pd hanno prima firmato e dopo poche ore respinto la mozione Giachetti che aboliva subito il Porcellum: “La mozione è intempestiva e prepotente!”. Intempestiva? Fuori c’è la rivoluzione, la gente chiede pane, e a Versailles Maria Antonietta stupisce: “Hanno fame? Dategli le brioches!”. La cecità dell’Ancien Régime somiglia ominosamente alla nostra.
In relazione al presidenzialismo, il professor Zagrebelsky sul Corriere ha parlato di sindrome di Stoccolma del Pd.
Siamo nella continuità di un progetto che nella sostanza non è mai stato meditato né condannato. Tanto che quasi abbiamo realizzato il Piano di rinascita nazionale della P2 di Gelli. Siamo prigionieri di un’idea malata che incolpa la Costituzione d’ogni nostra stortura. Non si vuol vedere che invece siamo prigionieri di una cosiddetta classe dirigente prima compromessa col fascismo, poi coi clericali, poi con l’America, poi con la mafia, poi con Berlusconi. È quest’ultimo oggi a dettare le condizioni.
E il Pd?
Il Pd non esiste, è una nostra invenzione. O un rimorso, a seconda. È fatto di persone dietro cui c’è il nulla. Puoi trovare uno, Civati o Barca, ma anche quando vai nel deserto trovi oasi che non sono miraggi. Il Pd pare vivo e di sinistra, ma le due cose sono un trompe l’oeil.
Napolitano ha consultato anche il M5s. Non so se Grillo abbia fatto nomi. Presumo, però, che Napolitano gli abbia fatto capire che le candidature di rinnovamento non erano gradite. Inoltre non ha nemmeno mandato Bersani a verificare la fiducia in Parlamento. Questo vuol dire che il piano era molto chiaro. Il governo Monti doveva continuare con innesti politici, la democrazia intesa come tribunale dei governanti andava, senza dirlo, sospesa. Se questo è sanare i mali dell’Italia c’è da scappare.
Presidenzialismo un’idea mia
Napolitano e Letta vinceranno
Licio Gelli
7 giugno 2013
Ho scritto lo Schema di massima per un risanamento generale del Paese, detto anche Schema R nell’agosto 1975 insieme a Randolfo Pacciardi. Il piano di Rinascita, invece, lo abbiamo elaborato insieme nell’inverno del 1976”.
Chi parla è Licio Gelli ricordando come l’allora presidente Giovanni Leone gli avesse personalmente commissionato questo piano che prevedeva fra le varie voci un abbozzo di repubblica presidenziale molto simile a quello che, in questi giorni, sembrerebbe prendere forma in Italia.
“Già nel 1975 da certe carte che ho visto anni fa, Napolitano insieme a Arrigo Boldrini e ad altri, preparò un piano insurrezionale di stampo comunista che aveva poco a che fare con il sistema democratico che suscitò l’allora presidente Giovanni Leone, che ne era a conoscenza. Al piano di insurrezione, venne da me creato un contro piano, per opporsi al desiderio di insurrezione che maturò in Italia.
Nel 1971 Leone ebbe una mano da parte della P2 che fu da me nobilitata a livello di elettori per eleggerlo, in tutti i partiti e divenne così presidente della Repubblica. Ebbe inizialmente una forma di riconoscenza nei mie confronti, poi dopo avergli presentato, come da sua richiesta il Piano R, ebbe un ripensamento e non volle più ricevermi”.
Risulta che subito dopo questo avvenimento Camilla Cederna fu spesso vista a Villa Wanda e sappiamo dopo cosa accadde a Leone e alla sua famiglia…
“Il Piano R consiste, fra l’altro, nella revisione della Costituzione del ’48 per trasformare l’Italia da repubblica parlamentare in repubblica presidenziale; si prevede quindi la proclamazione di uno stato di “armistizio sociale” per un periodo non inferiore ai due anni”.
È esattamente quello che dice oggi Berlusconi quando lui parla di fine di guerra civile fra i partiti e di necessaria militarizzazione delle periferie urbane. Gelli: “Nomina e insediamento di un ‘Comitato di coordinamento’ composto da non più di 11 membri, che dovrà avere pieni poteri per poter procedere al riesame di tutta la legislazione in vigore”.
Come non ricordare il Comitato dei saggi di Napolitano e quello nuovo del primo Ministro Enrico Letta.
CONTINUA: “Fra le altre cose da fare il ripristino dell’autorità del prefetto. Il ripristino del fermo di polizia, revisione e restrizione dei poteri della Corte costituzionale, l’impiego dell’esercito in operazioni di ordine pubblico, limitazione generalizzata del diritto di sciopero, riduzione del numero di quotidiani, settimanali e periodici, cosa che avviene anche per la crisi della pubblicità, fra l’altro, si prevede anche l’abolizione della prostituzione nei luoghi pubblici”.
Forse quest’ultimo provvedimento sarà di più difficile applicazione. Gelli procede dicendo, che “è necessaria più che mai oggi, procedere nella suddivisione dei poteri della giustizia, dividendo le pertinenze fra Gip e Pm e insite anche nel dover annualmente ed obbligatoriamente sottoporre anche a perizia psichica, così come si fa oggi per i piloti di aerei, così da prevenire casi di schizofrenia che secondo lui sono frequenti con ingenti danni per il cittadino inerme che cade in situazioni non controllabili e non bilanciate, visto che la suddivisione dei poteri giudiziari oggi non esiste”.
Gelli termina così: “Già dai tempi di Craxi, in cui fra Craxi e Napolitano esisteva un concreto asse di solidarietà, si tendeva in maniera mascherata a creare i presupposti di una repubblica presidenziale. Napolitano ci ha riprovato con Monti nei tempi dell’imposizione dell’incauto tecnocrate alla presidenza del Consiglio, dopo averlo fatto senatore a vita in pochi minuti e dopo averlo in parte sponsorizzato nella suicida campagna elettorale dello scorso inverno.
Oggi l’asse che pare vincente ha un solo cognome: Letta, magnificamente trasversale”.