Siamo di fronte ad uno dei più grossi scandali politici di questi ultimi anni che hanno visto come protagonisti diversi soggetti mettere in pratica uno dei piani più pericolosi della Repubblica: “il golpe istituzionale“.
Come diceva il costituzionalista Salvatore d’Albergo:
Per arginare e contrattaccare la deviazione autoritaria in atto, necessita arricchire l’analisi e la discussione, per esprimersi contro le più gravi violazioni di singoli istituti della Costituzione.
Di fronte al montare del complotto della forze governative più sollecite agli interessi dei vari gruppi economico-finanziari (complotto che la parte più reazionaria della borghesia ha tentato di aprire nel 1953 – legge Truffa – nel 1964 e ’69, nel 1978, e di lì tra gli anni 1983 – Commissione bicamerale presieduta dal liberale Bozzi- sino ad oggi) necessita rafforzare l’impegno politico-culturale teso a coinvolgere i più ampi strati delle masse, travolti dalla separatezza tra società e Stato.
Oggi, gli “attentatori” della Costituzione (nata dalla Resistenza alla dittatura del nazifascismo), vorrebbero realizzare, a tappe, il loro diabolico piano eversivo. Matteo Renzi lo faranno dimettere (contrariamente a quanto sostenuto qui sotto) prima del referendum e lo parcheggeranno per sostituirlo con la figlia del dirigente bancario dell’Etruria, Maria Elena Boschi, distogliendo, così, energie ed attenzioni dei cittadini sull’ennesimo passo in avanti verso il “il golpe istituzionale“.
Infatti, diventa indispensabile per la società civile:
“… rimettere al centro del dibattito costituzionale di massa, il rilancio degli obiettivi “emancipatori”, di una società guidata dai principi di democrazia economico-sociale […] riaprendo il dialogo innovatore, anche con quelle correnti di ceto medio vittime anch’esse della artificiosa distinzione tra diritti sociali e diritti individuali, pagati duramente dai lavoratori.”
Non dimentichiamo che chi si macchia di stravolgere la Costituzione commette diversi reati :
– Attentato contro la Costituzione dello Stato, articolo 283 del c.p.;
– Usurpazione di potere politico art. 287 c.p.;
– Attentati contro i diritti politici del cittadino art. 294 del c.p.;
– Cospirazione politica mediante associazione art.305 c.p.
Se non sono argomenti validi questi per mandarli a casa se non in prigione…
MOWA
Referendum: No in testa. Renzi pensa a finte dimissioni
di Alessandra Caparello
ROMA (WSI) – Si avvicina il momento della verità per il premier Matteo Renzi, il cui banco di prova è il prossimo referendum costituzionale dal cui esito dipende la stabilità o meno del governo. O forse no.
Secondo quanto riporta il sito Affaritaliani.it, sulla scrivania del Premier a Palazzo Chigi sarebbe stato recapitato un dossier scottante contenente l’ultimo sondaggio sul referendum costituzionale. L’esito sarebbe scioccante per il governo, in quanto da in netto vantaggio il fronte del “No” di ben otto punti, 54 a 46%, un distacco che in ambienti renziani è visto come “difficilmente colmabile”.
Secondo voci di corridoio, sembra che al Nazareno si stia ragionando su come muoversi proprio all’indomani del voto e Renzi potrebbe giocare la carta delle finte dimissioni. Finte perchè, se dovesse vincere il No come scritto nero su bianco nell’ultimo sondaggio, il premier potrebbe salire al Colle davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che chiederà alle Camere di verificare se c’è ancora fiducia parlamentare.
Renzi è del tutto convinto che il Senato rinnoverà la fiducia nel suo governo e tutto tornerà come prima nonostante lo tsunami referendum. Ma nella cosiddetta minoranza dem le acque non sono così tranquille e si starebbe meditando di chiedere a Renzi di fare un passo indietro.
A Renzi in quel caso verrebbe chiesto di lasciare il posto di presidente del Consiglio, almeno fino alle prossime elezioni nel 2018, al fidato Graziano Delrio, renziano sì, ma più neutrale rispetto all’ex sindaco di Firenze e ben visto anche da Silvio Berlusconi e dai suoi di Forza Italia.
12 settembre 2016