di Alberto Spampinato
La presa di posizione del presidente del Senato. La sollecitazione della FNSI a governo e Parlamento. Il dossier di Ossigeno che ha messo in crisi i continui rinvii
Questa settimana Ossigeno per l’Informazione ha reso noti altri otto abusi, intimidazioni, e violazioni del diritto di informazione a danno di altrettanti giornalisti, portando così a 408 il numero delle violazioni di questo genere registrate dall’inizio del 2016.
Dunque, il fuoco continua a divampare ma nessuno si muove per spegnerlo. Sul piano politico e legislativo mancano ancora segnali concreti di una volontà di intervenire con la tempestività che questa drammatica sequenza di episodi dovrebbe imporre. Ma qualcosa si sta muovendo. Probabilmente qualche segnale arriverà e sarà nostra premura segnalarlo.
Intanto, è importante che il presidente del Senato, Pietro Grasso, alla cabina di guida di quel ramo del Parlamento sopravvissuto alla proposta di abolizione e ora impegnato a dimostrare la propria vitalità e l’importanza della sua funzione, abbia ribadito di condividere le battaglie di Ossigeno, che si può contare sulla sua attenzione a questo problema e abbia ripetuto che considera prioritario porre un freno alle querele temerarie. Era noto, ma è un fatto politico importante, anche se da solo non basta a sbloccare lo stallo.
Per fortuna questa settimana è arrivata anche la forte e inequivoca presa di posizione della FNSI, che chiede al governo e al Parlamento di procedere concretamente, approvando quella parte del disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa (all’esame del Parlamento ormai da tre anni e mezzo) che propone l’abrogazione della pena detentiva per questo reato e introduce, al tempo stesso, una norma di legge specifica e adeguata (che non c’è nel testo attuale) in grado di scoraggiare l’abuso a scopo strumentale e intimidatorio delle querele. Infatti, il diritto di presentare tali querele è stato stravolto ed è ormai un vero e proprio strumento di intimidazione preventiva contro i cronisti che indagano su mafia, malaffare e corruzione. E’ ciò che chiede anche Ossigeno, con piena consonanza. Analoga è la posizione delle altre principali organizzazioni rappresentative del mondo dell’informazione e dei suoi problemi.
Gli ultimi impressionanti dati sulle querele pretestuose, resi noti il 24 ottobre scorso da Ossigeno con il dossier “Taci o ti querelo!”, un dossier che si basa su dati ufficiali del Ministero della Giustizia, hanno creato un terreno di impegno comune per tutte le organizzazioni che difendono la libertà di stampa. Quei dati dicono che ogni anno i nuovi procedimenti penali per diffamazione a mezzo stampa sono 5904, una marea dilagante. Dicono che oltre il 90 per cento di questi procedimenti si conclude a distanza di anni con il proscioglimento, che il numero delle querele per diffamazione a mezzo stampa sta crescendo al ritmo dell’8 per cento annuo, che la pena detentiva non è ipotetica, poiché viene inflitta ogni anno a 155 giornalisti, i quali nel corso dell’anno cumulano condanne a 103 anni di carcere. Sono dati che lasciano allibiti, che tolgono ogni alibi ai temporeggiatori e ai minimizzatori. Questi dati descrivono la situazione oggettiva e chiedono che ognuno faccia la propria parte, che si uniscano gli sforzi per impedire che la macchina della giustizia continui a funzionare in questo modo indegno di uno Stato di diritto.
16 dicembre 2016