di MOWA
«La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri.» (Hanna Arendt)
Migliaia di persone si sono riversate a Roma, sabato 15 marzo, in piazza del Popolo rispondendo al richiamo del giornalista Michele Serra sul tema “L’Europa siamo noi”…(?) [1]
Lo stesso Serra, nel suo intervento dal palco, si è posto alla stregua del filosofo Socrate dicendo di essere consapevole della sua ignoranza, di essere limitato per delle verità sbagliate e, anche, ha ironeggiato sulle presunte certezze di chi non ha aderito alla mobilitazione. Si è spinto, attraverso l’arte oratoria della maieutica, a cercare di convincere i partecipanti che la verità c’è ed è dentro ogni persona.
Parole che potrebbero essere, anche, condivisibili se non fossero state private della concreta prospettiva pacifica, date le posizioni assunte da diversi Stati (europei e no) rispetto al riarmo se non, addirittura come vorrebbe la Gran Bretagna, auspicare un intervento in terra ucraina mandando i propri soldati al fronte [2] o, come sostiene il polacco Tusk di “allargare enormemente i ranghi dell’esercito e istituire un programma di addestramento militare per tutti gli uomini polacchi”. [3]
Allora, dopo aver visto le facce di chi aderiva alla manifestazione – che spaziavano da chi era contro il riarmo europeo a chi voleva il riarmo, da chi desiderava una pace “giusta” in Ucraina a chi “bisogna fornire altre armi”, da chi vorrebbe un esercito unico europeo a chi non lo voleva, e… – ci si deve obbligatoriamente porre una domanda: “Ma cosa voleva esattamente quella piazza?” E, in subordine a questa domanda, “Cosa si aspettavano di fare i promotori con tali contraddizioni dei partecipanti alle spalle?”. Creare ulteriore caos?
Nella tradizione di chi manifesta pubblicamente non si è mai vista una cosa così in contraddizione come questa dove gli opposti si uniscono per… ? Arrivare a…? Sarebbe come mettere alla guida di un’autobus tutti i passeggeri che hanno diverse destinazioni.
E, nella tradizione di chi manifesta pubblicamente, si è sempre diffidato di chi cercava di intrufolarsi per destabilizzare quelle che erano le parole d’ordine dei promotori perché considerati come provocatori.
Questo stranissimo nuovo corso, promosso da Serra & C., ha, probabilmente, nel suo contradditorio percorso un obiettivo concreto che è quello di rendere visibile cosa sia, esattamente, questa seconda Repubblica voluta dalla P2, dove le differenze e le divergenze, sono, in realtà, forse, una mistificazione ed il progetto ha invece finalità distruttive rispetto a quella che dovrebbe essere una concreta opposizione sociale.
Infatti, c’è da chiedersi cosa si stia facendo veramente di positivo, da che è scomparsa l’unica opposizione al potere, il P.C.I., per il cambiamento e lo sviluppo del paese Italia e di riflesso del Continente.
Nulla! Anzi, sono aumentate le divergenze sia nell’ambito partitico che in quello sindacale, per non parlare della società civile nel suo complesso. E, allora, a chi è servita questa piazza se non a rendere visibile al potere come sia in alto mare l’ipotesi di un intellettuale collettivo che contrasti le ambizioni dei soliti noti volti solo ad arricchirsi?
Il signor Serra, che arriva da un passato militante comunista, non può limitarsi a porre solo domande. Se non si capisce che è necessario il sogno per “abolire lo stato di cose esistente presenti”, come diceva un bravo comunista di nome Karl Marx, il sogno che, per gli ultimi di questo Pianeta, diventa come l’aria che si respira, allora quella piazza movimentista è perfettamente inutile e non ha dato e non darà nessuna speranza per un futuro cambiamento.
NOTE: