di MOWA
«Una volta che ascolti i dettagli della vittoria, è difficile distinguerla dalla sconfitta.» (Jean-Paul Sartre)
Il count-down alla data delle elezioni, del prossimo 25 settembre, è sempre più breve e il bon ton di alcuni politici lascia trapelare, non solo nervosismo e preoccupazione, ma anche una sorta di prova di forza con quanto le nuove regole dell’iniquo sistema elettorale, “rosatellum”, hanno messo in evidenza, e cioè, tanti ingiusti pasticci legislativi, voluti dall’alto dei poteri forti, che si accompagnano alla mancanza di una visione d’insieme sul futuro del Paese.
Una sorta di “vivere alla giornata” che produce grossolanità politica, per non dire stoltaggine, a scapito della popolazione che soffre le pene dell’inferno sul versante economico e sociale al punto che, milioni di persone, disorientate, non sanno decidere se andare a votare o meno perchè non si riconoscono nei partiti in lizza. E, forse, anche questo non è casuale ma determinato da una scelta precisa fatta di chi si muove dietro le quinte delle istituzioni, con l’ntento di lasciare le masse nel caos più totale, ed avere, così, un margine di manovra ancora maggiore nelle future legiferazioni che siano esse di natura economica o di indirizzo sociale… e chissà se non, addirittura, di ordine pubblico, viste le prospettate future agitazioni di tutte le persone che non riescono e riusciranno ad affrontare, ad esempio, l’aumento delle bollette e visto quanto accadrà quando chiuderanno migliaia e migliaia di attività produttive lasciando a casa i lavoratori e facendo collassare l’intera spina dorsale del Paese.
Tutte cose che si sapevano già ma che non si volevano, scaramanticamente, credere e che sono, in realtà, frutto di scelte culturali pregresse ad opera di diverse classi sociali del paese che hanno continuato a dare credito e manforte a quel paradigma liberista (oggi la chiamano neo-liberista come se fosse molto diversa la radice ideologica) che ha le basi marce e che continua a penalizzare la popolazione soprattutto, coloro che sono all’apogeo e producono realmente ricchezza: i proletari.
Unica classe sociale, quella proletaria, e unica forza rivoluzionaria, probabilmente (se prendesse coscienza) in grado di cambiare le sorti di questo e di altri paesi ma, troppo spesso, “usata” da chi la vuole annullare come entità capace di stravolgere gli assetti di potere e come reale protagonista della questione sociale.
Non è, infatti, casuale che la cultura liberista dei capitalisti abbia inventato, di sana pianta, teorie pur di conservare il dominio sui proletari, un progetto che è stato realizzato grazie alla complicità di servizievoli e prezzolati intellettuali la cui finalità era ed è quella di impedire che la classe rivoluzionaria prenda il potere in quanto unica ad avere, se ben organizzata, una visione complessiva dell’esistente che va dalla tutela dell’ambiente all’equità distributiva della ricchezza.
In questa situazione non sono, di fatto, fortuiti o casuali i partiti come la Lega Nord (poi, Lega di Salvini), Ds (indi, PD) con tutte le sue attuali “consorelle”, oppure, Forza Italia (che ha uno scheletro nell’armadio grande come una montagna per le sue cattive relazioni e motivate in forma definitiva nella sentenza della Corte di cassazione – Sezione I penale – Sentenza 9 maggio 2014, n. 28225) [1] per cui «secondo i magistrati, tale patto sarebbe stato stipulato nel 1974, in occasione di un incontro tenutosi a Milano tra Silvio Berlusconi, il suo braccio destro Marcello Dell’Utri, l’allora capo della mafia palermitana Stefano Bontate e il mafioso Francesco di Carlo» [2], o quello di Fratelli d’Italia che si presenta, come dice l’ex pm Roberto Scarpinato, su “il Fatto Quotidiano” (11 settembre c.a.) «Questa destra è anche figlia delle trame nere» e che, l’attuale classe dirigente, ha «paura di una minoranza della magistratura» quella che considera la legge uguale per tutti.[3][4][5]
Il P.C.I. di Enrico Berlinguer avevano proposto e sostenuto la “questione morale” che gli attuali dirigenti politici, invece, rifuggono proponendo, anche, la “riforma” Cartabia.
A ben vedere, i proletari italiani, con queste elezioni, si trovano davanti ad un trivio di scelte che va dall’avvallare le tesi di quei personaggi che provengono dalle élite bancarie o direttamente dalla massoneria, come nel caso dell’ex Presidente del consiglio, o seguire il “network gesuitico-massonico”, che ha visto l’accordo sul governo Conte II, come ben riportato nel libro: POTERE MASSONICO – La «fratellanza» che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass-media, magistratura, crimine organizzato, di Ferruccio Pinotti (da pag. 236, direttore de La Stampa Giannini) espone un Giuseppe Conte che si è «messo in proprio per costruire un suo partito che raccolga cattolici, pezzi di Vaticano, tecnocrati… » o «quello che si muove lungo l’asse Servizi-grandi aziende partecipate-Vaticano-grandi boiardi-sistema dell’informazione-Confindustria e sindacati-Procura di Roma» i cui suggeritori sono gli stessi del democristiano Giulio Andreotti o scegliere, invece, di votare altre formazioni vicine ai lavoratori che hanno raggiunto il quorum per potersi presentare alle elezioni come, ad esempio, Unione popolare che prende il plauso di una fetta consistente, anche, di proletariato francese e che farebbe sperare in un futuro collante con tutto il mondo del lavoro internazionale.
NOTE
[1] Corte di cassazione
Sezione I penale
Sentenza 9 maggio 2014, n. 28225
«Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri, veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione, da parte di Silvio Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di “cosa nostra” palermitana. Tale accordo era fonte di reciproco vantaggio per le parti che ad esso avevano aderito grazie all’impegno profuso da Dell’Utri: per Silvio Berlusconi esso consisteva nella protezione complessiva sia sul versante personale personale che su quello economico; per la consorteria mafiosa si traduceva, invece, nel conseguimento di rilevanti profitti di natura patrimoniale.
Tale patto – osserva la sentenza rescindente – non era stato preceduto da azioni intimidatorie di “cosa nostra” palermitana in danno di Silvio Berlusconi e costituiva piuttosto l’espressione «di una certa, espressa propensione… a monetizzare, per quanto possibile, il rischio cui era esposto (cfr. f. 113 della sentenza della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione)»
https://www.eius.it/giurisprudenza/2014/126
[2] La Corte di Cassazione conferma: Fininvest ha finanziato la mafia
Foto di Ri_Ya / 1216