di MOWA
«Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.» (Gianni Rodari)
La popolazione europea, rispetto a quanto sta accadendo in queste ore in Ucraina, si trova di fronte ad un dilemma di natura etica: come intervenire per far cessare subito la guerra e ripristinare la pace?
Gli attuali governanti dei vari paesi del Continente europeo stanno facendo fronte comune per applicare sanzioni pesantissime alla Russia nella convinzione che l’isolamento spinga la popolazione mondiale a far pressione sulle scelte di Putin e non tenendo, minimamente, conto che così facendo potrebbero, invece, alzare il livello di consenso interno perché applicando un cappio al collo di natura economica-finanziaria a quel paese metterebbero in difficoltà i meno abbienti e non gli oligarchi aumentando, quindi, quel peloso nazionalismo post-sovietico. Non solo, metterebbero, anche, alla lunga, in luce (e sta già, giustamente, emergendo) l’imbroglio ad opera dell’apparato militare dei massocapitalisti, la NATO, che non ha rispettato gli accordi post Guerra fredda e, anzi, ha potenziato e sviluppato le basi nei territori a ridosso della Russia con lo scopo, sin troppo evidente, di creare uno squilibrio geopolitico. Ha ragione l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Leonardo Tricarico, che in alcune trasmissioni televisive sostiene:
«C’è stata una promessa non scritta all’Unione sovietica, allora in dissolvimento, che i paesi satelliti non sarebbero entrati nella Nato. Naturalmente un impegno che nessuno ha potuto mantenere. Però da qui a incoraggiare il transito nella Nato ce ne passa. E mi riferisco naturalmente a questo chiacchiericcio continuo, questa attività declaratoria del segretario generale Stoltenberg che non so se sia stato autorizzato dai singoli paesi a parlare in quei termini e con quella perentorietà.» [a Tagadà]
E, più precisamente, ancora:
«la Nato, in tutta questa vicenda, non aveva alcun titolo a parlare. Perché la Nato è un’alleanza difensiva, è un’alleanza che può intervenire in maniera fuori dalla difesa soltanto se un suo membro viene attaccato, c’è un Articolo 5 che scatta. Ed è quello che è scattato con le Torri gemelle nel 2001» [TG LA7 telegiornale di Mentana]
Nessuna persona di senno vorrebbe o giustificherebbe una guerra con le sue implicazioni e complicazioni sul genere umano, anzi, vorrebbe, invece, cercare di analizzare come, tutto ciò, sia potuto succedere e perché.
Una delle risposte, potrebbe essere riscontrata nelle fake della Cia-NATO, come già detto in precedenza, e l’altra, ben più che documentata nel tempo, può essere legata alla caduta del muro di Berlino quando quegli organismi hanno scientemente spinto, con azioni illegali ad opera di quella formazioni Stay-behind (che in italia si è conosciuta con il nome di Gladio), la destabilizzazione delle fondamenta degli Stati (non solo a ridosso della Russia) insediando dei filo/ neo-nazisti. Una pratica Cia e NATO non sconosciuta anche in altre parti del Mondo, per citare solo due esempi come campione: il Cile di Salvador Allende e il Venezuela di Nicolas Maduro…
Giornalisti professionalmente onesti hanno, nelle loro inchieste, portato a galla questi scandali. Ecco, allora, la domanda.
Come dovrebbero reagire quei paesi che si accorgessero di tali piani destabilizzatori a loro danno?
Quale pericolo c’è nell’aria di fronte ad uno scenario sul fronte occidentale e internazionale di nazificazione di molti Stati?
La Costituzione italiana nell’articolo 11 rifiuta, giustamente, la guerra «come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» ed è, anche, antifascista come ben detto da Carlo Smuraglia dell’ANPI:
«…il primo valore che dovrebbe essere posto in luce e rilanciato è quello dell’antifascismo. L’art. 1 della Costituzione dice che la nostra è una Repubblica democratica; dunque democratica vuol dire – come affermavano gli ateniesi 430 anni prima di Cristo – il governo di molti e non di pochi e partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica. E già questo basterebbe per dire che la Costituzione è il netto contrario di ogni forma di autoritarismo. Ma poi non c’è, in tutta la Carta, la parola “fascismo”, salvo nella XII disposizione finale, che vieta la ricostituzione del partito fascista.»
La Repubblica italiana, invece, è fortemente compromessa dalla pianificazione di una massoneria internazionale che alberga non solo nelle logge ma, anche, nelle stesse strutture istituzionali e militari tanto da aver portato i propri abitanti a sentire le terribili parole e di poca diplomazia prounciate dal Presidente del consiglio, parole che disattendono la nostra Costituzione e sembrano stimolare ad una prossima espansione della guerra in accordo con la NATO sul fronte russo.
Il secolo scorso ha, purtroppo, regalato decenni di dittatura e di conseguenti guerre per interessi ben lontani dai bisogni degli oppressi ma per la sola convenienza di un massocapitalismo che si è destreggiato su tutti i fronti e riorganizzato successivamente in eterodirezioni politiche per non perdere quel potere che, oggi, si manifesta più chiaramente. Gli archivi parlano da soli su chi sostenne sia economicamente che materilamente l’avvento delle dittature e, oggi, parlano altri attori ma con le stesse funzioni.
Bisogna essere capaci di schierarsi indiscutibilmente per la pace ma, nel contempo, non farsi condizionare nel sostenere chi ha avuto o voluto un paese a conduzione nazista perché quando si parla di autedeterminazione dei popoli si devono includere anche quelli fino ad ora ignorati e di cui si è fatto finta di non vedere, per ben otto anni, cosa vi accadesse: Donbass (Donetsk e Luhansk)…
Poi, si arriva al ridicolo dove vi sono paesi che, in barba ai diritti umani e alle innumerevoli risoluzioni ONU, ma sponsorizzati da quell’ibrido Occidente, “insultano” altri popoli facendo dichiarazioni di questo genere:
«Israele condanna l’invasione russa: “La guerra non è lo strumento per risolvere i conflitti”»
Concetto giusto è che il pulpito non mi sembra proprio titolato. Direbbe un palestinese . E anch io. pic.twitter.com/uLNMetSXH1
— Sandra Amurri (@sandraamurri1) February 25, 2022
Si faccia pressione sui goveranti affinchè intercededano con la diplomazia e non con l’invio di truppe (3400 militari) sul fronte orientale se si vuole, veramente, la pace.