di MOWA
«La crisi si risolve, ancora una volta, nel mondo: i nuovi morti sono pianti e onorati, e ricomincia, sempre più integrale e profonda, l’illusione della pace e della normalità’. Ma, insieme alla vecchia Europa che si riassesta nei suoi solenni cardini, nasce l’Europa moderna: il neocapitalismo; il Mec, gli Stati Uniti d’Europa, gli industriali illuminati e “fraterni”, i problemi delle relazioni umane, del tempo libero, dell’alienazione.» (Pier Paolo Pasolini)
Viene confermata, per l’ennesima volta, con uno studio statistico internazionale, che la sperequazione tra ricchi e poveri nel Mondo, oggi è aumentata, infatti, il 10% di capitalisti detiene, ormai, il 52% del reddito globale.
Il World Inequality Report 2022 (organismo che contribuisce alla gestione del World Inequality Lab, che monitora in tutti i Continenti per università, organizzazioni internazionali, autorità fiscali, istituzioni statistiche…, per tracciare le disuguaglianze nel Mondo), uscito il 7 dicembre u.s., ci fornisce un dato raccapricciante sulle disparità sociali esistenti nel globo dove
«Nel 2021, dopo tre decenni di globalizzazione commerciale e finanziaria, le disuguaglianze globali rimangono estremamente pronunciate: sono grandi oggi come lo erano al culmine dell’imperialismo occidentale all’inizio del 20° secolo. Inoltre, la pandemia di Covid le ha esacerbate ancora di più. I nostri dati mostrano che l’1% del più ricco ha preso il 38% di tutta la ricchezza aggiuntiva accumulata dalla metà degli anni 1990, con un’accelerazione dal 2020. Più in generale, la disuguaglianza di ricchezza rimane a livelli estremi in tutte le regioni (cfr. figura 1.1)».
Un dato allarmante che manda in soffitta le disgustose dichiarazioni dei vari politici alla Carlo Calenda sullo sciopero generale, organizzato da CGIL e UIL, e che fanno innervosire qualche sindacalista per lo spregio verso i meno fortunati.
Questo vuol dire che all’interno della stessa spregevole piramide sociale le disuguaglianze nei vari paesi si sono ampliate, ovvero, la quota di ricchezza privata ha subito un’impennata verso l’alto come dimostrato nel grafico dinamico alla pagina del Wealth inequality in the world.
Disuguaglianze così indecenti da far rabbrividire chi ha ancora un po’ di umanità e che, quindi, dovrebbe chiedere la giusta riparazione verso un riassesto distributivo della ricchezza onde evitare grandi conflitti sociali che, in passato, hanno condotto (manovrate dagli stessi ricchi massocapitalisti) a guerre fratricide nel tentativo di “normalizzare” la gestione di quell’ingiusto potere. Guerre come lo furono, ad esempio, la Prima e Seconda Guerra Mondiale, che riassestò in stile gattopardesco il vantaggio economico, finanziario e di potere di qualcuno e di cui, oggi, possiamo leggere i dati rilevati anche dal Report del World Inequality.
Ecco, allora risuonare come cannonate di consapevolezza, ne “La Rabbia” le parole di Pasolini che chiedeva una vera giustizia in una ovvia lotta di classe contro tanto abominio che viene annebbiato dall’oblio:
«Cos’è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità.
Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come “normale”, privo della eccitazione e dell’emozione degli anni di emergenza. L’uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica.
[…]
È così che ricomincia nella pace, il meccanismo dei rapporti internazionali. I gabinetti si susseguono ai gabinetti, gli aereoporti sono un continuo andare e venire di ministri, di ambasciatori, di plenipotenziari, che scendono dalla scaletta dell’aereo, sorridono, dicono parole vuote, stupide, vane, bugiarde.
Il nostro mondo, in pace, rigurgita di un bieco odio, l’anticomunismo. E sul fondo plumbeo e deprimente della guerra fredda e della Germania divisa, si profilano le nuove figure dei protagonisti della storia nuova.»