di MOWA
«Si dimentica che i frutti appartengono a tutti e che la terra non appartiene a nessuno.»
(Jean-Jacques Rousseau)
Si sta svolgendo a Milano, in questi giorni, un importante incontro di giovani delegati provenienti da tutto il Mondo per affrontare il tema ambientale o meglio il destino del Pianeta (Youth4Climate) e già si alzano le polemiche, le strumentalizzazioni o le derisioni sull’impegno di queste nuove e promettenti promesse che vengono sintetizzate nell’intervento lapidario sui dominanti della Terra, di Greta Thunberg con:
“Basta bla bla bla. Serve giustizia climatica.”
La giovane attivista svedese non lascia spazio a malintesi sugli obiettivi che si stanno ponendo queste nuove generazioni e ci si augura vivamente che questi giovani non si facciano irretire dalle melliflue lusinghe dei massocapitalisti che, oggi, si sciacquano la bocca inserendo la parola green in ogni discorso ma con il solo intento di distogliere l’attenzione dal vero problema che è un paradigma sistemico difettoso che si perpetua di volta in volta comunicando falsi miti.
La giovane e attenta promessa di questo spettacolare movimento afferma:
“I nostri leader non agiscono volutamente, e questo è un tradimento. Non possono dire che lo fanno, perché continuano ad aprire miniere di carbone e a sfruttare giacimenti, senza aumentare i fondi ai paesi vulnerabili”.
Infatti, si conferma che la finanza bancaria (compresa quella italiana) ha indirizzato diversi fondi pensioni verso l’acquisto di miniere di carbone in Germania che stanno divorando vaste aree di suolo natura, paesi compresi.
Un paradosso di questo vizioso sistema è che utilizza soldi di chi li deposita in banca per “restituirli” dopo averli estromessi da dove abitano e aver, anche, inquinato. Oppure, sempre in Germania ed esattamente a Berlino, si fanno referendum sull’espropriazione degli alloggi sfitti per chi ne possiede più di tremila, e oggi le immobiliari ne hanno circa 240.000 = l’equivalente di mezza Milano, per ripagarglieli al valore di mercato e non si dice che, per ricomprarli, vengono usati i soldi della collettività facendo guadagnare alle immobiliari stesse uno sproposito perché, all’epoca, furono acquistati con pochi euro in quanto quasi tutti erano siti all’Est e ormai fatiscenti e da rimodernare. Un enorme impatto ambientale causato da politiche speculative che fanno guadagnare altri denari ai soliti noti.
Sarà anche giovane, Greta Thunberg, ma perfettamente consapevole dell’egemonia dei dominatori del globo tanto da concludere il suo discorso con
“Selezionano giovani come noi facendo finta di ascoltarci, ma non è vero. È chiaro che non ci stanno ascoltando, non ci hanno mai ascoltati”
e, probabilmente, si rivolge provocatoriamente agli altri ospiti come al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani (che rappresenta un Governo tra i peggiori inquinatori con alla testa il massone Mario Draghi), e al sindaco di Milano, Beppe Sala, sottendendo che, oggi,
“andiamo ancora nella direzione sbagliata”.
Thunberg rincara ulteriormente con
“Quando parlo di cambiamento climatico cosa vi viene in mente? Io penso ai posti di lavoro, ai lavori verdi, ecologici […] dobbiamo trovare una transizione senza traumi, perché non c’è il piano B, non c’è il piano bla bla bla. Qui non stiamo parlando semplicemente di un costoso e politicamente corretto green washing bla bla bla, green economy bla bla bla, net zero al 2050 bla bla bla. Non si può andare avanti con il bla bla bla. È tutto quello che sentiamo dai nostri cosiddetti leader politici. Parole che sembrano bellissime ma per ora non hanno portato ad alcuna azione”
Come comunisti, delle sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I., si è tentato di dare delle valutazioni nel merito all’ambiente sulle tesi nella parte dal titolo “SULLA NATURA” succintamente affermando:
“In passato le crisi erano dovute alla penuria di prodotti alimentari e tecnici, col capitalismo le crisi sono diventate, paradossalmente, crisi di sovrapproduzione; cioè vengono prodotti molti più beni di quanto l’umanità possa utilizzare; conseguentemente a ogni crisi sistemica si ristrutturano i mezzi di produzione, si “brucia” parte della ricchezza creata, si licenziano i lavoratori, crolla il potere d’acquisto dei salari e gran parte dei beni prodotti diventa spazzatura inquinante. Queste in poche parole sono le crisi capitalistiche, che si susseguono una dietro l’altra. Il capitalismo per mettere fine alle proprie crisi deve distruggere per poter ricostruire e quindi innescare nuovamente il circuito profittevole. Esso è, scientificamente parlando, un sistema fortemente entropico, un sistema vorace, energivoro (ricordiamoci che l’energia è anche massa e quindi “cose”) che sta trasformando l’energia utile, contenuta in varie forme nella natura, in entropia, disordine. In poche parole energia degradata, inutilizzabile.”
E, ancora, più avanti:
“Se non si pone fine al sistema di ipersfruttamento delle risorse e della Terra (coltura e allevamento intensivi, latifondo) e alla produzione di inquinamento e calore, legati alla sovrapposizione di merci e al sovraconsumo che ne scaturisce, c’è poco da fare: in ottica futura siamo condannati. Alla luce di ciò si capisce quanto siano fuorvianti le teorie dei movimenti ecologisti borghesi, che scaricano su tutta l’umanità (e insistono molto sull’ambito individuale) le responsabilità del degrado della natura che appartengono, invece, alla classe dominante: il principe Carlo d’Inghilterra noto “ambientalista”, per esempio, produce da solo 1.500 tonnellate annue di anidride carbonica (Chris Goodall in un’inchiesta per il Sunday Times, e nel libro How to live a low carbon life). Moltiplicate il dato relativo a Carlo d’Inghilterra, per il 5% della popolazione mondiale (300 milioni di persone), la classe alto borghese sul pianeta, e il risultato sarà che essi producono 450 miliardi di tonnellate di CO2. Mentre una famiglia media europea, composta da 3,58 individui, sempre secondo quello studio, rilascia 10 tonnellate di CO2 l’anno. Se i restanti 6,5 miliardi di abitanti del nostro pianeta vivessero come un membro delle nostre famiglie e sappiamo che non è così per moltissimi africani, asiatici e latinoamericani, si produrrebbero solo 2,79 tonnellate di CO2 pro-capite, cioè 18 miliardi di tonnellate di anidride carbonica annui, una quantità compatibile con quanto il pianeta può assorbire. Le teorie malthusiane, del Club di Roma, del WWF, della decrescita, sono servite e servono a impedire l’acquisizione di coscienza su chi determina questa accelerazione del degrado ambientale e che anche queste tematiche diventino uno strumento di lotta contro il capitalismo.
La principale organizzazione ecologista privata è il WWF, di cui il Duca di Edimburgo (principe consorte d’Inghilterra) è stato presidente dal 1981 al 1996, nonostante sia uno sterminatore seriale di anatre, fagiani e volpi. L’attuale presidentessa, Yolanda Kakabadse, è membro della Fondazione Ford e siede nel Consiglio consultivo ambientale della Coca-Cola, e così via con gli altri presidenti del passato, che sono tutti espressione degli interessi della Corona britannica.
Va da sé che fino a quando il profitto sarà il parametro fondamentale dell’economia reale, le contro misure prese all’interno di questo sistema economico, saranno insufficienti fino a diventare inutili. Bisogna organizzare i cicli della produzione in modo estremamente democratico, dove non sia previsto lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’economia sia pianificata in funzione dei bisogni reali. Non si deve produrre un bene solo perché è fonte di profitto individuale, ma deve avere un valore d’uso per la collettività e per sapere della sua utilità sociale si deve estendere la democrazia e la partecipazione nelle decisioni anche nel campo dell’economia. Se si deve produrre un oggetto è meglio che sia di alta qualità; in esso devono esserci il meglio delle conoscenze specifiche e inter-disciplinari per avere la maggior compatibilità possibile con la società e l’ambiente. La battaglia per il socialismo-comunismo è intrinsecamente ecologica e l’unico sistema davvero sostenibile per principio, perché poco entropico.”
Una visione generale dei problemi è il viatico per risolvere le contraddizioni e l’organizzarsi con obiettivi complessivi è la strada giusta per non digerire quei tanti bla bla bla che, lucidemante ha identificato Greta Thunberg. Avanti così con le nuove generazioni poco inclini, fortunatamente, a farsi tramortire da tutti quei bla bla bla.