di MOWA
«L’alibi è la faccenda più dubbia della terra. Tutti i delinquenti posseggono un alibi.»
(Agatha Christie)
La politica dei gruppi parlamentari, unita ai ministri, che siedono oggi in Parlamento, sta dimostrando tutta la pochezza degli ideali che costoro portano avanti se non, addirittura, una nocività tale (verso le cose buone apportate dai padri costituenti della Repubblica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, rimaste ancora in piedi) da compromettere la stabilità democratica.
I primi (si fa per dire viste le decennali occasioni a danneggiare regole e valori costituzionali, come quella di Renzi-Boschi) segnali di dissenso sono stati manifestati da diversi magistrati verso la proposta di modifica della giustizia che – stante le loro condivisibili dichiarazioni – sostiene la «improcedibilità prevista dalla riforma Cartabia» in quanto «è illogica, perché non si può imporre la stessa durata a un processo semplice e a uno complicatissimo» [1] oltreché, la sua «approvazione segnerà la fine dei maxiprocessi, i dibattimenti che a partire dalla esperienza degli anni Ottanta a Palermo e poi in altre parti d’Italia hanno rappresentato un caposaldo importante nel contrasto alle mafie. Il timore di non poter celebrare nei tempi previsti dalla riforma questo tipo di processi inevitabilmente indurrà le procure a spezzettare gli esiti delle maxi inchieste, portando a giudizio, in più processi separati, un numero limitato di imputati, per pochi fatti di reato». [2] Dichiarazioni che provengono da due magistrati che hanno trattato argomenti come il crollo del ponte Morandi di Genova e la trattativa Stato-mafia, quindi, molto consapevoli delle dinamiche sull’andamento di chi attende giustizia.
Ma il problema della giustizia è solo uno dei tanti che il Paese deve affrontare con questo odierno mainstream politico che apparentemente sembra andare in direzioni diverse ma, in realtà, percorre lo stesso fiume con imbarcazioni diverse seguendo, però, l’identica corrente.
Un atteggiamento ridicolo, per non dire pericoloso per chi li segue, che vede la frammentazione come soluzione e per questo basterebbe vedere lo scaricamento e/o il recupero di questo o quest’altro politico ma con l’avvertenza di tenersi, comunque, a galla illudendo la popolazione della genuinità delle operazioni.
Scelte che però non riportano indietro le devastanti decisioni prese a danno dei cittadini come avviene in tutte quelle realtà dove i reazionari governano nelle viarie parti del Mondo.
Reazionari che parlano di diritti e sicurezza per poi, una volta al potere o nelle situazioni di comando comportarsi da indegni amministratori come avvenuto in ogni dove sulla questione della salute a fronte dell’emergenza Covid. Hanno avuto, anzi, la sfrontatezza di contrattaccare chi faceva notare l’inadeguatezza dei provvedimenti presi o, addirittura, glissando le osservazioni. Un po’ come sta facendo l’assessore alla sicurezza di Voghera che ha causato la morte di una persona e che, nell’interrogatorio con i magistrati, dice «Non ricordo esattamente come è partito il colpo» (di pistola) nel tentativo di scaricare le proprie responsabilità oggettive. Ma questa è una linea politica che vorrebbero trasmettere ovunque e il candidato a sindaco milanese sarebbe l’ennesima figura, di una lunga lista, che non esclude la dotazione d’armi personali. Altro che politiche preventive o di soluzioni alla fonte dei problemi sociali…
Se si dovesse allargare il discorso, poi, si dovrebbero includere le politiche reazionarie dei presidenti statunitensi che hanno sottovalutato (ma è un puro eufemismo) le quesioni eco-ambientali, convivenza civile, ostracismi di diversa natura verso altri Stati… Questioni importanti e da risolvere collegialmente che non sono sinonimo di autoritarismo ma di autorevolezza come patrimonio “genetico” di chi vorrebbe ampliare la democrazia con la partecipazione collettiva di tutta una società che vede il proprio futuro solo con il coinvolgimento diretto di tutti. Nessuno escluso.
Foto di Akshay Chauhan