di MOWA
«La corruzione è profondamente radicata in alcune aree della pubblica amministrazione, nella società civile, così come nel settore privato. Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico, ecc. (…). La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico che influenza la società nel suo complesso.» (Rapporto GRECO – Group of States against corruption – Third Evaluation Round -2007-2011)
Immagini scioccanti, quelle comparse sui media, e riferite al crollo dell’edificio che faceva parte della Champlain Towers, un condominio costruito nel 1981, con oltre 130 appartamenti a Surfside, in Florida. Una scena che somiglia (e, forse, ci hanno un po’ cinicamente abituati) a ciò che vediamo sul grande schermo dove attori di grido ricoprono la parte di soccorritori, super-eroi, e altro che salvano le persone, nella realtà l’impatto di quell’immagine prende, prima di tutto, lo stomaco per, poi, salire alla sfera della razionalità che porta ad immaginare quelle povere persone che magari stavano dormendo, cenando o facendo carezze al proprio partner e che si sono sentite, all’improvviso, divorate dagli inferi senza aver avuto il tempo di percepire, organizzarsi, mettersi in salvo , ed è rimasto solo quel terribile “dopo” comportato dal crollo di quella dimensione e portata.
La prima domanda che la ragionevolezza ci porta a fare è come sia stato possibile, visto che non ci sono stati scoppi di tubazioni di gas o altro, che potessero determinare quel crollo.
Arriverà l’indagine della magistratura a scoprire che, forse, gli impasti di cemento e sabbia non erano adeguati, oppure, i ferri erano sottodimensionati rispetto al carico che avrebbero dovuto sopportare per il numero dei piani, o magari entrambe le cose e chissà che altro. E, se così fosse, come avviene spesso nelle costruzioni dove transitano società con forte presenza di illegalità e che hanno, purtroppo, costruito anche ponti, dighe, autostrade, ecc., le istituzioni dovranno fare un mea culpa per non essere stati in grado di tutelare preventivamente ignari cittadini che hanno subito un così grave delitto.
Spiace dover piangere su disgrazie di tale portata ma un po’ di responsabilità l’hanno tutti coloro che hanno girato lo sguardo dall’altra parte quando si doveva intervenire fin dal momento del progetto sino alla posa dell’ultimo mattone con controlli tali da poter dire che quello era un lavoro fatto a “regola d’arte” e, invece… si è preferito lasciare che la corruzione si insinuasse, attecchisse, divenisse parte integrante e moltiplicasse, quindi, i fattori di rischio dovuti all’infiltrazione della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione lasciando, poi, morti e feriti nell’opera di intossicazione di pratiche sbagliate e lesive di un corpo sano quale dovrebbe essere per definizione e di pubblica utilità.
In Italia, ad esempio, si sono visti cadere ponti autostradali per omessa manutenzione, come avvenuto al Morandi di Genova, e, mentre si era di fronte ad una strage, in sedi altolocate facevano teorizzazioni per autotutalarsi, una vergogna che si è nascosta per cotanta melletta; una tale responsabilità per queste morti che non sarebbe stato sufficiente neanche una condanna esemplare a redimere chiunque li abbia commessi.
Troppe volte, erroneamente, si è superficiali e non si fanno distinzioni tra chi veste griffato, valutato a priori come galantuomo o persona d’onore (come si diceva un tempo), e non si scava, invece, in profondità per scoprire finalmente come molti miliardari, passati per benefattori, abbiano, invece, fatto i soldi facendo lavorare nelle loro fabbriche di automobili bambini presi dagli orfanotrofi, oppure, sottrazione di risorse naturali di smisurati territori indigeni o, ancora, esternalizzazioni di produzioni in paesi dove la mano d’opera è economica e abbondante e dove i diritti non sono rispettati con sfruttamendo infantile di bambini tra i 9 e 13 anni per fabbricare le loro stoffe…
Sempre valide le parole di Karl Marx, nel Manifesto del Partito Comunista, secondo cui lo Stato dovrebbe difendere gli interessi comuni di tutta la popolazione, mentre, invece, i governi moderni si sono trasformati in comitati che amministrano gli affari della classe borghese e, inoltre, guardiani dell’ordine della proprietà privata – ma non di chiunque – esclusivamente quella dei capitalisti che vivono a scapito del lavoro della grande maggioranza dei lavoratori.
Foto di Andrik Langfield