di MOWA
«Da questa situazione è uscita la forsennata agitazione anticomunista che da più di dieci anni opprime l’Italia, degradando la nostra lotta politica. Quest’agitazione è particolarmente per l’Italia un assurdo storico e un assurdo politico. È un assurdo storico, perché a tutti è noto che se non vi fossero stati i comunisti sarebbe mancato agli italiani, per la resistenza e la lotta contro il fascismo e nella lotta di liberazione, una delle necessarie guide, forse la più importante. Un assurdo politico, perché il partito comunista non è una piccola trascurabile entità, ma è seguito dalla maggioranza degli operai, da foltissime schiere popolari, da una parte tutt’altro che piccola dell’intellettualità. Metterlo al bando, significa introdurre nel corpo della nazione una scissione che turba e avvelena tutta la vita del paese.
(Palmiro Togliatti Il partito comunista italiano cap. XI, p. 116)
Quanti sanno che il fascismo storicamente, oltre ad essere il braccio criminale della massoborghesia, ha pianificato cinicamente la morte, anche, di persone come Antonio Gramsci che aveva la sola “colpa” di volere un paese libero dalle tirannie e non aveva fatto male ad alcuno se non quello di manifestare le proprie idee di giustizia per il genere umano?
Infatti, ad Antonio Gramsci capitarono fatti analoghi ad altri esponenti politici comunisti (come, ad esempio, Enrico Berlinguer) ed ebbe vicino al momento dell’ emorragia cerebrale medici alquanto discutibili professionalmente come il prof. Vittorio Puccinelli, fratello di Angelo Puccinelli, «medico abituale» del duce, Benito Mussolini, il quale prescrisse del «ghiaccio in testa… un clistere di sale» e fare «il salasso». Antonio Gramsci si aggiunge, quindi, alla lunga lista di quelle morti utili al sistema (e, probabilmente, non accidentali come vorrebbero far credere) per chi teme la cultura comunista; e per approfondire si invita a leggere un illuminante libro che parla di queste strane coincidenze che colpirono solo, ed esclusivamente, i segretari del Partito Comunista Italiano dal titolo: Ipotesi di complotto? Le coincidenze significative tra le morti e le malattie dei segretari del PCI e l’attuale stato di salute dell’Italia.
Anche a Gramsci, nel momento del malore, non fu somministrato nulla dal medico della clinica come avrebbe voluto il dirigente comunista e, infatti risulta, dalle testimonianze, che «non ha permesso fare alcuna iniezione eccitante… mentre Nino con molto impeto chiedeva l’iniezione, voleva un cordiale, anzi, diceva di fare la dose doppia»; oltre ad essere, il dottore, arrivato «per fargli il salasso solo dopo un’ora e più». Dunque, come si apprende dalla lettera di Tania a Giulia del 6 marzo 1937, passò molto tempo prima dell’intervento in soccorso di Gramsci, tanto da far intendere che, forse, un veleno avrebbe dovuto produrre i suoi effetti in maniera irreversibile.
Ai massocapitalisti, Antonio Gramsci, pesava in modo particolare perché aveva quella lucidità analitica intellettuale che lo aveva portato ad individuare con precisione assoluta i veri artefici dei cambiamenti sociali e delle gestioni del potere ed è per questo motivo che il regime criminale fascista lo condannò (benchè non avesse commesso nessun crimine e dopo un’istruttoria che si protrasse a lungo, perché avevano difficoltà a montare accuse credibili nei suoi confronti) e dopo un breve periodo di confino a Ustica, il 4 giugno 1928, venne condannato a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione (e portato il 19 luglio nel carcere di Turi, in provincia di Bari) dal Tribunale Speciale Fascista – organismo voluto un anno prima dal duce.
Memorabili e significative le parole conclusive della requisitoria del pubblico ministero Isgrò, fatte nell’aula del Tribunale Speciale Fascista dove vi era «un doppio cordone di militi in elmetto nero, il pugnale sul fianco ed i moschetti con la baionetta in canna» contro Gramsci, accusato di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe: «Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare».
Che il fascismo fosse il braccio armato e violento dei massocapitalisti lo avevano capito anche altri oppositori del regime come i fratelli Rosselli (Carlo e Nello) i quali furono vilmente uccisi per mano di emissari dell’Ovra e per volontà dello stesso Mussolini.
Le “sevizie” del regime, nei confronti di Antonio Gramsci, sono continuate sino alla fine, non cessarono per un solo istante, fu tenuto prigioniero dalla ossessiva polizia fascista, tanto da non poter fruire di nessuna ora di libertà come ben documentato nel libro di Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli.
Quello che, invece, interessa capire è quali siano, oggigiorno, le ragioni profonde che spingono molti giovani ad atteggiarsi a seguaci di un regime dittatoriale (quello fascista) che priva (e ha privato) dell’autodeterminazione alla vita e che è arrivato (provato documentalmente come elemento storico) alla soppressione, anche, fisica dei propri simili.
Non può essere solo una questione di ignoranza che fa, certo, sicuramente, la sua parte. Ma quale deviazione (psicologica?) spinge questi giovani all’eliminazione materiale di un avversario politico quando i comunisti (dipinti da costoro come “mangiatori di bambini”), hanno dato e preteso una Costituzione come quella italiana ricca di significato umano e di valorizzazione del dialogo?
Vorremmo cercare di comprendere queste generazioni che hanno “gettato alle ortiche” la Costituzione del 1948 per introdurre (abusivamente) modifiche alla stessa che hanno portato ad una sua mutazione, alla mancanza di sentimenti, di collaborazione degli uni verso gli altri, di solidarietà come stiamo assistendo oggi, con la prospettiva di essere aizzati verso una prossima guerra che bussa insistentemente alle porte di casa.
Orde di generazioni che hanno trasmesso e trasmettono in ogni luogo le fake news sui presunti “pregi” del fascismo e non hanno fatto i conti con il proprio passato, non hanno aperto i libri di storia che documentano le atrocità, la brutalità, la disumanità, l’abuso sconsiderato e la violenza tanto da arrivare a privare interi settori dell’umanità (come avvenne nel caso delle donne) sia della possibilità di esprimersi che della totale libertà.
Foto di Gayatri Malhotra