di MOWA
«Le idee, i grandi principi di rinnovamento del mondo, non vanno avanti con mezzi loro. Non hanno le gambe, diceva uno dei classici del nostro pensiero. Avanzano e si impongono quando, penetrati nella mente degli uomini e nella coscienza di una classe, diventano una forza, perché i migliori fra gli uomini e prima di tutto in questa classe vanno per essi al combattimento, affrontano il pericolo, sacrificano la libertà e la vita.»
(Palmiro Togliatti Il partito comunista italiano cap. VII, p. 69)
Questo paese, l’Italia, sta ridiventando, da qualche decennio a questa parte e per l’ennesima volta, terra di esperimenti politici che porteranno ad un nuovo assetto sociale che vedrà i ricchi confermare il loro predominio ed i poveri avere l’interscambiabile funzione di lavoratori “a gettone” che una volta finita la loro utilità torneranno nell’agone dei disperati disoccupati di quel sottoproletariato funzionale agli interessi dei “padroni del vapore”.
Una prospettiva di nero futuro come viene rimarcato da qualche più obiettivo sociologo (De Masi) che, in diretta a Millennium Live, sottolineava che la prospettiva in Italia sarà quella di avere “15 milioni di nuovi poveri” e, forse, l’importanza di reagire alle due cose che si hanno di fronte: 1) generazioni che non hanno più un partito organizzato capace di difendere gli interessi di chi lavora e 2) l’importanza che aveva assunto il Partito Comunista Italiano (sino ad Enrico Berlinguer) nel garantire un futuro al Paese.
Il suddetto sociologo rimarcava, anche, quelle che sono state le suggestioni, le illusioni dei massocapitalisti nei confronti delle nuove generazioni, le quali avrebbero dovuto crearsi il proprio futuro individualmente (come ad esempio le partite IVA) sul modello dell’ipercapitalismo occidentale non dicendo loro, però, che quel tipo di visione è stata (e continua ad essere) fallimentare. E, con la pandemia in corso si evidenzia ancor di più il disagio di una società frammentata in centinaia di migliaia di rivoli di lavori che sarebbero più degli hobby e che allontanano dall’ossatura di un paese strutturalmente solido.
Infatti, i paesi occidentali tracciano una divisione netta tra i lavori qualificati – sempre più concentrati nelle mani di una esigua minoranza che ha diritto all’ascensore sociale – e gli altri che creano incertezze e vengono chiamati appunto bad-job – come possono essere, ad esempio, i fattorini in bicicletta (rider).
Un mondo bislacco voluto dai massocapitalisti che hanno dato l’illusione a queste generazioni di essere libere di scegliere il proprio lavoro mettendosi in proprio ma, in realtà, sono più schiave e dipendenti dagli umori di questi autoproclamatisi leader che arriveranno, addirittura all’espulsione di chi non aggrada o piega la testa al loro volere usando la tecnologia come mezzo di esclusione. E, dice bene il sociologo De Masi, parlando di cosa voleva dire Karl Marx sull’importanza e il significato della tecnologia, che sarebbe dovuta diventare funzionale ad alleviare i lavori gravosi degli esseri umani evitando, però, l’espulsione dal processo produttivo ma avendone un beneficio collettivo per avere più tempo libero da dedicare ai propri bisogni e non come stanno realizzando i massocapitalisti allontanandole da questo elemento.
La cosa che dovrebbe far arrabbiare – i compagni e le compagne in primis – è quella che i massocapitalisti (padroni) il gigante di Treviri, Karl Marx, lo hanno letto e ne hanno sfruttato a loro vantaggio le analisi di come si deve reagire e su cosa si deve fare onde evitare che i lavoratori sfruttati abbiano le prospettive di una società più equilibrata e giusta da cui il nome: comunismo.
Compagni/e, nonchè democratici, non si lasci il giochino di una delle due gambe (centro-destra, centro-sinistra) dei massocapitalisti che si chiamino essi Salvini, Meloni, Letta, Crimi, Renzi, Bersani e via dicendo perché sappiamo benissimo che non fanno parte degli interessi degli oppressi perché la loro storia, il loro background personale, li smentisce sui buoni propositi e che, invece, si sono prestati come diversi altri “portaborse” a quell’oliato ruolo messo in piedi da chi li usa per arrivare ad altre finalità come si è ripetuto diverse volte nella Storia dei poveri David contro i vari Golia.
Gli oppressi – che siano essi lavoratori dipendenti o liberi professionisti autonomi – devono riprendersi quel ruolo di prospettiva collegiale che esca dalle dinamiche del rilanciare (come fanno in molti reazionari) un vago e strumentale +1 senza un costrutto radicato nel concreto per arrivare ad un Paese con un respiro diverso e più in linea con i bisogni reali della popolazione come fu capace e dimostrò con notevole abilità politica quel P.C.I. – menzionato dal sociologo De Masi.
Perché, quindi, non riprovarci e ritrovarci?
Una cosa non più rinviabile se si vogliono evitare situazioni paradossali di mettere sotto accusa nei Tribunali chi difende la Costituzione e tutelare chi ne fa scempio come avvenuto ad esempio in una delle tante località dell’Italia liberata dal nazifascismo.