di MOWA
“Per fare un vestito ad Arlecchino ci mise una toppa Meneghino, ne mise un’altra Pulcinella, una Gianduia, una Brighella. Pantalone, vecchio pidocchio, ci mise uno strappo sul ginocchio, e Stenterello, largo di mano qualche macchia di vino toscano. Colombina che lo cucì fece un vestito stretto così. Arlecchino lo mise lo stesso ma ci stava un tantino perplesso. Disse allora Balanzone, bolognese dottorone: “Ti assicuro e te lo giuro che ti andrà bene li mese venturo se osserverai la mia ricetta: un giorno digiuno e l’altro bolletta!”. ” (Gianni Rodari – Il vestito di Arlecchino)
Se si dovesse rappresentare con una vignetta la parabola politica del MoVimento 5 Stelle la si potrebbe raffigurare così: inquadratura da terra verso il cielo e un grillo che lancia in aria una manciata di stelle che, però, dopo aver raggiunto il culmine una ad una cadono impietosamente verso il basso.
Si può dire che, né più né meno, le cose stiano proprio andando così con le ulteriori 40 espulsioni eseguite in queste ultime ore da uno dei padroni del movimento.
Altro che: “Vaffa-Day” che aveva entusiasmato le folle.
Altro che: “uno conta uno” che aveva dato parvenza di democrazia.
Altro che: “noi siamo un’altra cosa”.
Già, ma che cosa?
Ce lo si chiede sempre di più in queste ore, e sempre con più con maggiore determinazione di allora, quando aprivamo, metaforicamente, come una scatola di sardine, quello che ritenevamo un movimento farsa, una carnevalata politica inventata di sana pianta dai padroni per precludere un cambiamento a chi voleva riscatto e serietà nelle scelte di un Paese che andava allo sbando piduista… e non s’era sbagliato su nulla. Anzi, forse, siamo stati sin troppo teneri.
L’italiano, ammaliato dai colori dell’abito degli arlecchini, si è fatto gabbare per l’ennesima volta. Prima con il sistema maggioritario al posto del proporzionale puro, poi, con i guitti dei movimenti come quelli dell’Italia dei valori e prima ancora con i verdi e, ancora un altro e un altro con mille colori e forme che tutto hanno fuorchè la serietà di essere propositivi per gli oppressi per chi perde il lavoro, la casa e adesso anche la salute perché la sanità è diventata un vero business to business per gli affaristi e gli speculatori di ogni risma.
L’ennesimo movimento, come lo sono i mille partiti della Seconda (o Terza si è perso il conto) Repubblica che propongono, a piccole dosi, la politca dei padroni sotto la “discreta” direzione massonica che tutto ha fuorchè essere democratica. Altro che dietrologia o visione complottista come vorrebbero sminuire i sostenitori e ruffiani di quel potere perverso e antidemocratico, qui siamo in piena legittimazione dell’oligarchia come stile di vita dove devi cedere il tuo corpo e la tua libertà intellettuale per avere un lavoro o avere dei diritti anche sociali. E lo si vede sempre più con i voti elettorali comprati o parlamentari che rimbalzano, come palline del ping-pong, da un partito ad un altro, oppure, l’aumento degli scandali riportati dai media – per quel poco che è rimasto della libertà di stampa – ormai prigioniera del fagocitante mainstream affetto da disturbo ossessivo-compulsivo e finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo del rincretinimento delle persone.
Si è entrati in una dimensione surreale tale del Paese che sino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato di raggiungere e, forse, nemmeno chi ha contribuito ad arrivarci e che, ora, spera di recuperare in un sommesso ma tardivo mea culpa.
I massocapitalisti hanno distrutto un gigante dell’intelletualità collettiva del Paese (come era il P.C.I.) ed hanno conquistato un’altra delle “case matte” del potere dominando sulle economie e, ora, stanno sbranando le ultime parti attaccate alla democrazia parlamentare con queste sciarade partito-movimento senza costrutto. Si dice che qualcuno sia stato educato ad abbaiare alla luna nella speranza che questa scenda quando non comprende che bisogna andarci per conquistare le speranze dei cambiamenti veri, sostanziali, di effettiva necessità di vita e democrazia.
Bisogna riprendere la buona regola di rimboccarsi le maniche in prima persona per modificare lo stato esistente delle cose, come si diceva qualche hanno fa, questo principio non è mai tramontato, anzi, oggi ce n’è di ragione da vendere in tal senso… Altrimenti quanti grilli dovremo digerire per non trovarci l’abito pezzato di Arlecchino indosso?
Foto di visuals